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La piattaforma Rousseau tiene in ostaggio la democrazia

La piattaforma Rousseau tiene in ostaggio la democrazia

01 Ottobre 2019, 13:15

di Vittorio Testa
Se, come si suol dire, si mettessero in fila i fatti accaduti negli ultimi sedici mesi, non avrebbe del tutto torto chi sostenesse che il nostro sistema politico di rappresentanza parlamentare è stato di fatto scavalcato da un’oligarchia di privati signori  non eletti capeggiati da Davide Casaleggio, gestore dell’ormai celeberrima Piattaforma Rousseau. E’ il sito Internet, mantenuto dai versamenti dei parlamentari 5 Stelle, così nominato in onore del filosofo ginevrino che nel Settecento indicava nella democrazia diretta l’unico strumento per attuare la sovranità del popolo.  Vi sono iscritti 117.194 militanti, il cui elenco non è pubblico. Sono gli anonimi detentori dell’ultima parola per promuovere o bocciare le decisioni prese dai vertici del Movimento 5 stelle che nelle elezioni politiche 2018 ha ottenuto quasi 11 milioni di voti, suppergiù dimezzati alle 
Europee di quest’anno, comunque sempre di milioni si tratta. Gli italiani aventi diritto al voto sono 46 milioni sul territorio nazionale, e 4 milioni all’estero. Due governi del Paese sono nati soltanto dopo l’approvazione  via Internet degli  iscritti alla piattaforma di Casaleggio. I votanti sul quesito in merito all’alleanza del Movimento con la Lega sono stati 44.769. Molti di più su quello recente relativo al ribaltone con il Pd: 79.000. Nonostante fossero titolari del mandato politico a rappresentare 16 milioni di voti, prima Salvini e poi Zingaretti si sono dimostrati soccombenti agli aut-aut dell’azzimato Di Maio e  hanno accettato di subordina-
re la nascita del governo al giudizio di qualche decina di migliaia di iscritti a un’associazione privata. 
Dunque: si vota, gli eletti rappresentano milioni di cittadini. Si formano alleanze tra partiti reciprocamente dichiaratisi  infrequentabili, acerrimi nemici in campagna elettorale. E questa decisione, per molti inaccettabile, è materia politica. Ma poi l’accordo deve essere approvato dagli sconosciuti iscritti alla Rousseau. Mediante votazione digitale, un sistema che non è perfettamente trasparente, tanto da essere già stato sanzionato due volte dal Garante della privacy. Cosa criticatissima dal Pd, scandalizzato da quel metodo ritenuto «un pericolo per la democrazia» nel caso del patto M5S-Lega. Uno sdegno riposto in fretta in occasione dell’accordo che ha riportato i Dem al governo insieme ai pentastellati, vilipesi se alleati del vilipeso Salvini e ridiventati frequentabili in pochi giorni forse perché passati nella lavanderia smacchiatrice di Zingaretti. Che il Movimento 5 stelle gestisca i suoi voti come meglio crede è più che legittimo. Altrettanto che pratichi la democrazia diretta con i propri elettori e iscritti, chiamandoli ad approvare o bocciare le scelte dei loro leader. Ma che i partiti accettino e si adeguino alla sentenza di un’associazione privata che con un migliaio di iscritti può addirittura decidere le sorti del Paese è un fatto inedito nella storia repubblicana. E probabilmente anticostituzionale. 

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