Alla continua e disperata ricerca di un nuovo sistema elettorale. Sembra il destino del nostro malandato Paese. Ieri la Consulta ha detto no al referendum leghista che puntava a trasformare l’attuale Rosatellum in un sistema maggioritario. «Quesito manipolativo», lo hanno bollato i giudici costituzionali. «Una vergogna», secondo il leader della Lega Salvini. «Una decisione inevitabile e sacrosanta» per vari esponenti di Movimento 5 Stelle e Pd. Gli stessi che ora contano di introdurre un nuovo sistema elettorale, il cosiddetto «Germanicum», ispirato per l’appunto al proporzionale tedesco con sbarramento al 5%. Al di là delle opinioni politiche, sta proprio in questo continuo alternarsi di leggi elettorali l'ennesima anomalia italiana. Nei Paesi «normali» i sistemi di voto non cambiano da decenni o, addirittura, da secoli. E di solito sono più o meno simili ovunque, dal consiglio municipale al parlamento. In Italia no: tutti differenti e in continua trasformazione.
Per quasi cinquant’anni, dalla Costituente in poi, abbiamo votato con una legge proporzionale che avrà avuto i suoi difetti ma, per lo meno, era sempre quella. Dal ’94 abbiamo visto il Mattarellum, il Porcellum, il Consultellum (mai utilizzato), l’Italicum (anch’esso approvato e mai utilizzato) e infine il Rosatellum, con cui abbiamo votato nel 2018. Almeno quattro, di questi cinque sistemi elettorali, sembrano essere nati con un solo scopo: far perdere le elezioni all’avversario della maggioranza di turno. Obiettivo fallito, quasi sempre. In compenso, però, sono riusciti a far perdere interesse e fiducia nella politica a sempre più italiani.
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