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M5S in cerca di coesione. Ma resta il nodo Pd

M5S in cerca di coesione. Ma resta il nodo Pd

di Stefano Pileri

13 Ottobre 2019, 12:32

Alla fine è arrivato anche Beppe Grillo. E, insieme a lui, a Napoli c’erano Di Maio, Fico, Casaleggio e pure il premier Conte che  ha anche garanttito  di non voler creare un proprio partito. Certo, alla festa per i 10 anni del Movimento 5 Stelle, erano assenti un paio di ex ministri e Alessandro Di Battista, che non ha mai nascosto la sua avversione per l’alleanza con il Pd, ma ha rifiutato le polemiche e  ha giustificato l'assenza con gravi problemi familiari. E’ innegabile  che, viste le voci della vigilia, l’evento napoletano si sia trasformato in  una prova di unità (almeno apparente) per i cinque stelle  che, mai come negli ultimi mesi, sono sembrati in balia delle lotte interne, delle polemiche e della paura di finire fuori dai giochi. 
Da tempo resta poco o nulla del Movimento delle origini, quello dei «Vaffa day» e dell’«uno vale uno». I cinque stelle sono diventati una forza di governo e poco importa se per governare devono fare un contratto con la Lega o un accordo con il Pd. Sembrano pronti a tutto pur di non tornare all’opposizione.  Per ora l’intesa giallorossa regge, anche se ieri Di Maio è parso piuttosto freddo difronte alle offerte di Zingaretti per  un’alleanza politica duratura, sia a livello nazionale che nelle varie regioni dove si va al voto, Emilia Romagna compresa. Probabilmente il capo politico del Movimento 5 stelle vuol prendere tempo e vedere i risultati dell’esperimento umbro nato in chiave anti  Salvini. Ma è lui il primo a sapere che il rischio è alto: questo governo potrebbe reggere a quasi tutto ma difficilmente sopravviverebbe a una vittoria leghista in Emilia Romagna. 
 

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