EDITORIALE
Nel ringraziare i parlamentari e i delegati regionali per la fiducia manifestatagli per la seconda volta «a rappresentare l’unità della Repubblica», il presidente Mattarella dice: «Adempirò al mio dovere secondo i principi e le norme della Costituzione, cui ho appena rinnovato giuramento di fedeltà, ed a cui ho cercato di attenermi in ogni momento nei sette anni trascorsi. La lettera e lo spirito della nostra Carta continueranno ad essere il punto di riferimento della mia azione». In queste parole, è possibile individuare la ispirazione di fondo che anima Mattarella anche nel suo secondo mandato. La Costituzione come bussola, dunque. E non c’è da meravigliarsi. Anzi, dà subito una precisa indicazione di marcia: «La pietra angolare del nostro impegno, della nostra passione civile» è la dignità. Si tratta della parte più incisiva, per molti aspetti, del suo discorso programmatico. Le affermazioni si riferiscono ovviamente alla persona umana e alla Costituzione, che ha posto la persona umana come fondamento, soggetto, fine dell’ordina- mento repubblicano. Una scelta che affonda le radici, come tante volte ho detto e scritto, nella concezione che la persona è «anteriore» allo Stato, che ogni essere umano ha la dignità di persona, che, quindi, essa è essenziale ad ogni essere umano.
Anzi, secondo l’insegnamento di Immanuel Kant, la persona stessa è “dignità, fine in sé, valore assoluto”, che pertanto sfugge alla logica del mercato, nel senso che non è né commerciabile, né negoziabile.
In questa concezione, è racchiusa anche la dimensione sociale della persona: la persona è persona proprio nella società, in una relazione di solidarietà con tutte le altre persone, nella concretezza della sua storica esistenza, nella multidimensionalità dei suoi bisogni, materiali e spirituali, che cerca di soddisfare nella complessa realtà di una società pluralista, articolata in molteplici formazioni sociali, territoriali e non, in cui nasce, opera, plasma la sua personalità.
Una concezione consacrata nell’articolo 2 della Costituzione, che contiene l’idea-madre, «l’intera architettura», secondo Giorgio La Pira, dell’intero edificio costituzionale, che «riconosce» e «garantisce» i diritti che alla persona fanno capo, tutti i diritti: politici, civili, economici, sociali, indivisibili come indivisibile è la persona, proclamati «inviolabili» e sancisce la stretta correlazione tra il «godimento dei diritti» e l’«adempimento» dei doveri «inderogabili» di solidarietà politica, economica, sociale.
In coerenza con questa ispirazione, il Legislatore Costituente ha tenuto a stabilire la democraticità della Repubblica e che la sovranità è attribuita, in titolarità ed in esercizio, al popolo, inteso non come entità astratta, ma come insieme di persone, ciascuna ben individuata, titolare di diritti civili e politici, che ciascuna svolge in forma singola e/o collettiva nella comunità, secondo quanto indicato dalla legge.
Esso, inoltre, ha tenuto a sancire espressamente, negli articoli 3, 32, 36, 41, come siano consustanziali alla persona la dignità, l’eguaglianza, senza alcuna distinzione di sesso, razza, lingua, religione, condizioni personali, ed a prescrivere che la Repubblica – ovvero tutti i poteri pubblici, territoriali e non, ognuno ovviamente per la parte di propria competenza – deve “rimuovere gli ostacoli”, per dare attuazione alla ispirazione di fondo richiamata, e rendere così effettivo il pieno sviluppo della persona umana, fine preminente della Costituzione repubblicana.
Nella Carta fondamentale si afferma non solo il principio della pari dignità sociale di ogni persona, “caposaldo di uno sviluppo giusto ed effettivo”, sottolinea il Presidente, ma della sua sovrana dignità. In questa prospettiva, il Presidente Mattarella, erede, testimone, interprete di quella parte politica che all’Assemblea costituente si era fatta veicolo della richiamata cultura personalista (La Pira, Dossetti, Moro, Fanfani); il Presidente Mattarella, dicevo, ha tenuto a richiamare l’attenzione di una classe politica, inconcludente, impotente, inadeguata, sulla parola dignità, evocata per 13 volte di seguito, indicandone il contenuto con parole semplici ma significative: dignità vuol dire diritto al lavoro, con la sua sicurezza, a salvaguardia della vita di chi lavora; opposizione al razzismo, all’antisemitismo, alla violenza in generale; impedire la violenza sulle donne; salvaguardare i migranti; combattere la tratta e la schiavitù degli esseri umani; diritto allo studio; rispetto per gli anziani; lottare contro le disuguaglianze e la povertà; tutelare la maternità; migliorare le condizioni delle carceri e dei detenuti; risolvere i problemi delle persone disabili; liberare il Paese dalle mafie e dalla criminalità; garantire una informazione libera e indipendente.
Le parole del Presidente testimoniano ancora una volta la lungimiranza del Legislatore Costituente nel porre la persona umana alla base dell’ordinamento nuovo. Si può dire che esse consentono di ripetere come la scelta fatta rappresenti anche una manifestazione anticipatrice, profetica quasi, del costituzionalismo contemporaneo, proiettato a proclamare e a promuovere la centralità della persona, con i diritti e i doveri ad essa connaturati, secondo quanto risulta da Costituzioni di vari Stati e da atti di organismi internazionali.
Mi limito a ricordare soltanto la Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea del 7 dicembre 2000 e lo stesso Trattato di Lisbona del 13 dicembre 2007, vigente, dove si afferma espressamente, tra l’altro, che l’Unione si fonda sui valori della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto.
Il fatto che, nella prassi quotidiana, spesso questi principi vengano contraddetti, che la stessa dignità corre dei pericoli per l’utilizzo improprio delle scoperte della rivoluzione scientifica e tecnologica, in particolare nel campo della medicina, che possono incidere sulla stessa integrità fisica della persona, deve spingerci a riaffermare la validità, l’attualità, l’efficacia dei principi e dei valori richiamati. Scienza e tecnica, libere manifestazioni dell’intelligenza umana, devono essere dirette a promuovere e a garantire la crescita, lo sviluppo, la promozione della sovrana dignità della persona.
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