×
×
☰ MENU

EDITORIALE

Cosa serve alla città del futuro

di Domenico Cacopardo

20 Febbraio 2022, 12:02

Il futuro ha un cuore antico», scrisse Carlo Levi nel 1956 e un cuore antico lo ha Parma che fu capitale e che, di recente, è stata capitale italiana della cultura, evento che, a dispetto della pandemia, ha riscosso successo, ponendo la città all’attenzione del Paese (prossimo passo: «Capitale europea della cultura»). L’elenco delle manifestazioni è imponente e adeguato alle linee del ministero dei beni culturali convintamente favorevole a una messe di micro-eventi diffusi nel territorio piuttosto che a un “grande” evento.
Le parole «Parma è capitale» sostanziano il passato e le prospettive della città; ciò che potrebbe segnarne il prossimo futuro, una volta celebrate le elezioni amministrative (probabili il 5 e 6 giugno). Perché se è vero che la primazia regionale spetta a Bologna, è altrettanto vero che Parma è l’epicentro motore dell’Emilia Nord e non solo, viste le relazioni esistenti con il cremonese, rispetto al quale l’aeroporto è infrastruttura cruciale, e con la Lunigiana e lo spezzino.
Parma è capitale significa che la campagna elettorale non può dimenticare o sottovalutare il ruolo che spetta alla città e agli abitanti del territorio comunale e provinciale, in cui vivono e prosperano aziende di rilevanza internazionale con tante altre a proiezione nazionale in un un mix armonico che deve permettere la valorizzazione del territorio, delle sue specificità, dei suoi numerosi assets, economici, sociali, culturali. Della sua leadership infra e ultra regionale.


Certo, ci sono tanti problemi di vita quotidiana, rispetto ai quali le attese della gente meritano soddisfazione. E tra esse, sempre più urgente è l’ordine pubblico, per il quale la nuova amministrazione dovrà «suonare la sveglia» alle autorità competenti e, con esso, l’offrire ai tanti immigrati, regolari e irregolari, un sistema organico di supporti, insegnamento dell’italiano, delle nostre regole di civile convivenza, un mestiere (non un mestiere purché sia, ma un mestiere richiesto -e quindi concordato- con il sistema produttivo) e infine l’assistenza attiva per l’occupazione.
Ma le questioni quotidiane, oltre che da specifiche iniziative, possono trarre beneficio da un’amministrazione che guardi a un progetto strategico, nel quale l’Università può diventare un importante brand cittadino - al pari di quelli tradizionali- di cui gli studenti che arrivano da tutta Italia sono la preziosa materia prima da assistere e coltivare, rendendo sempre più il contesto urbano a tutti gli effetti «città universitaria». Questione che compete al comune, ma di cui gli studi accademici e la ricerca possono trarre concreti benefici.


Parma è capitale per la tradizione musicale. Senza entrare nel merito dell’esistente sistema di collaborazioni, occorre ricordare che l’egemonia musicale in Emilia Romagna spetta da sempre per specifica tradizione coltivata e da coltivare proprio a Parma. La città, quindi, può essere l’hub del teatro lirico padano al netto di Milano e di Venezia, con la concreta possibilità di essere coagulo delle tradizioni delle città viciniori, a partire dalla Cremona del violino.
Nessun timore reverenziale, nessuna soggezione, quindi, nei confronti di Bologna. Un atteggiamento corrivo, questo, che tanto ha danneggiato Parma, come dimostrano le evoluzioni della facoltà medica, che ha perso la centralità padana e il relativo prestigio a favore del polo Bologna-Modena, favorito dalle scelte regionali.


Cruciale la personalità che sarà eletta: occorre infatti un sindaco investito da un largo consenso, capace cioè di conquistarlo, che si presenti in Comune, il giorno dopo l’elezione, con una significativa conoscenza dei problemi che andrà ad affrontare e con una squadra capace di trasformare gli impegni elettorali in realtà amministrativa.
Mai come questa volta, la competizione è aperta e mai come questa volta si può serenamente auspicare che «vinca il migliore».
 

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI