×
×
☰ MENU

editoriale

Il Paese impari dall'Emilia-Romagna

Via libera del Cdm alla proroga del taglio delle bollette

di Pino Agnetti

27 Agosto 2022, 14:10

Con le bollette che circolano e quelle in arrivo, verrebbe spontaneo concludere che siamo già alla canna del gas. Anzi peggio visto che, grazie a Putin, a scarseggiare e a costare sempre di più nei prossimi mesi sarà proprio quello. In realtà, la situazione è drammatica ma non ancora catastrofica. Lo sarebbe se, prima della operazione di killeraggio che ha privato il Paese del premier più competente e autorevole d’Europa, lo stesso Draghi non avesse stretto accordi a 360 gradi per cominciare a ridurre in maniera sostanziale l’ultradecennale dipendenza dell’Italia dal gas naturale russo. Lo sarebbe se non fossimo a un passo dal raggiungimento (inutile ribadire per merito di chi) del 90% di riserve di gas stoccato, il livello necessario a mettere in sicurezza il Paese nell’inverno prossimo. Detto ciò, ha tutte le ragioni di questo mondo il presidente di Confindustria Bonomi nel chiedere al governo uscente una serie di misure immediate e straordinarie per fare fronte ai rincari energetici senza precedenti che stanno togliendo il sonno alle famiglie e prima e più ancora alle imprese. Ne hanno decisamente meno gli autori del killeraggio di cui sopra che, non contenti di avere catapultato gli italiani in campagna elettorale oltre che in piena estate nel momento in assoluto meno opportuno della intera storia repubblicana, adesso sono lì belli come il sole a chiedere a Supermario di essere di nuovo lui - per di più in scadenza e quindi privo di tutti i poteri necessari - a salvare la baracca. E se questo è il nuovo che avanza, meglio mettersi a fare scorta di amuleti e di candele votive, utili fra l’altro anche per risparmiare sulla luce elettrica.


Per fortuna, in questo nostro Paese esiste ancora chi predilige la cultura del fare a quella delle chiacchiere (incluse quelle relative alle centrali nucleari di nuova generazione su cui si può anche convenire, peccato solo che per costruirne una ci vogliano dai quattro ai dieci anni senza contare i tempi da noi notoriamente biblici delle autorizzazioni). E l’esempio stavolta virtuoso e di cui come emiliano-romagnoli di ogni colore politico dovremmo andare tutti orgogliosi, viene proprio dalla nostra regione. Se tutto andrà come da programmi, infatti, entro l’estate 2024 entrerà in funzione il rigassificatore di Ravenna. Cosa siano i rigassificatori - attualmente in Italia ne abbiamo tre, rispettivamente a Livorno, La Spezia e Rovigo - ormai è di dominio pubblico, ma sarà meglio ripassare brevemente la lezione. Si tratta di impianti che riportano il gas dallo stato liquido a quello gassoso così da renderlo utilizzabile per il consumo finale.

Il governo Draghi tramite la Snam ne aveva acquistati due, entrambi strategici per completare la transizione verso la completa indipendenza dal gas russo. Piombino e appunto Ravenna le destinazioni. Se non che nella città toscana, fra veti ideologici di ogni genere, siamo allo stallo completo. Mentre in quella romagnola è avvenuto un piccolo grande miracolo per altro non nuovo a queste latitudini: istituzioni, forze politiche, imprese e sindacati, sotto la regia della Regione, tutti uniti e d’accordo nel dare semaforo verde alla partenza della nave (in senso non solo metaforico dato che stiamo parlando di una nave gasiera in grado di operare sia per il trasporto e lo stoccaggio del gas liquefatto che per la riconversione di quest’ultimo allo stato gassoso). Ben 5 (cinque!) i miliardi di metri cubi all’anno che, solo da lì, entreranno nella rete nazionale dei metanodotti a beneficio delle famiglie e delle aziende italiane.

In pratica, la metà di quanto ancora ci manca per azzerare la nostra dipendenza dal gas russo scesa, come ricordava ieri su questo giornale il presidente degli industriali di Parma Gabriele Buia, al 18 per cento. E non è finita. La sfida - anche qui non solo teorica dato che siamo in fase di avanzata progettazione - è di trasformare il rigassificatore di Ravenna nel cuore di un nuovo hub energetico nazionale comprendente anche il più grande parco eolico e fotovoltaico italiano. Nome in codice “Agnes” (Adriatic green network of energy sources). Ma, al di là delle sigle, ciò che conta sapere è che il parco sarà in grado di rifornire mezzo milione di famiglie di energia verde e “fatta in casa”. Questo, grazie anche alla riconversione delle piattaforme petrolifere costruite dall’Agip negli anni Sessanta al largo delle coste ravennati e da tempo in malinconico disuso.


Quando nei giorni scorsi Draghi ha chiamato il governatore dell’Emilia-Romagna Bonaccini per informarsi sullo stato dell’arte, si è sentito rispondere: «Noi siamo pronti!». Peccato che non lo siano pure a Piombino, dove una brancaleonesca “santa alleanza” capitanata dal sindaco in quota FdI e comprendente il Pd locale, Lega, FI, M5S, Sinistra italiana, Verdi e LeU non vuole saperne di smontare le barricate contro il rigassificatore. Lo stesso che potrebbe entrare in attività già nel febbraio prossimo e che anche per questo, nel suo ultimo discorso in Parlamento prima di essere sfiduciato, Draghi aveva definito «una questione di sicurezza nazionale». Vallo a spiegare al super partito del «no» a prescindere a tutto, rinforzato da chi - consapevole o meno nulla cambia - sembra quasi giocare a tirare la volata a quel galantuomo di Putin. Poi c’è ancora chi si domanda come mai in Italia le bollette continuino ad aumentare più che altrove!

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI