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editoriale

Quale futuro per il mondo delle criptovalute?

Quale futuro per il mondo  delle criptovalute?

di Augusto Schianchi

21 Novembre 2022, 14:02

Come è possibile che una società da 32 miliardi di dollari sparisca in una notte? Nei prossimi mesi le autorità preposte indagheranno su cosa è accaduto.
La Ftx era una piattaforma, domiciliata alle Bahamas, che gestiva la compravendita di criptovalute digitali, e ne deteneva un controvalore di miliardi di dollari sottoforma di depositi dei clienti. Al tempo stesso, il fondatore di Ftx Sam Bankman-Fried aveva creato un fondo d’investimento, l’Alameda Research, che commerciava in proprio in criptovalute. Le due attività dovevano essere separate, ma quest’anno Alameda, che aveva bisogno di soldi, li aveva distolti dai depositi degli investitori. Per questo i clienti di Ftx erano corsi a ritirare i propri depositi (un nefasto «bank-run»), e aveva spinto Ftx alla bancarotta. Da notare che questo travaso di fondi tra Ftx ed Alameda costituisce una frode, quindi ne seguirà un processo penale. La bancarotta di FTX solleva alcune riflessioni.
Primo, il boom delle criptovalute è esploso durante la pandemia, insieme ad altri investimenti finanziari rischiosi, come i meme stocks e gli Nft. Ora se una banca fallisce, lo stato interviene e salva i depositi dei clienti. Nel caso delle criptovalute no, perché è un settore finanziario non regolamentato.
Secondo, la bancarotta di Ftx arriva in parallelo con la crisi delle industrie high-tech. 800 società tecnologiche della Silicon Valley hanno licenziato 120 mila lavoratori, incluse Meta, Amazon e Twitter. Dopo un decennio di tassi d’interesse bassi, il loro recente aumento ha ridotto la valutazione di queste imprese e ridotto, di conseguenza, il flusso dei capitali.
Terzo, il peggio deve ancora venire. Ftx deve far fronte ad un milione di creditori. Cosa succederà quando i fondi pensione ritireranno i propri depositi da questi settori high-tech, nei confronti dei quali dovrebbero operare con grande prudenza?
In effetti la crisi delle criptovalute suscita preoccupazione, ma ancora di più preoccupa la crisi borsistica della Faang (Apple, Amazon, Microsoft, Alphabet-Google, Meta-Facebook e Netflix), con prezzi in media sotto del 50% rispetto ai massimi (Apple a parte che ha perso solo il 24%). La causa comune di questo declino è la riduzione dei rispettivi tassi di crescita, che tuttavia è diversificata.

La crescita del fatturato nel 2021, rispetto agli ultimi 5 anni, è più o meno invariata per Alphabet, Apple e cresciuta per Microsoft; ma è crollata per Amazon giù dal 24 al 10%, altrettanto per Meta (dal 38 al 5%), e Netflix (dal 24 al 10%). In borsa Alphabet è a buon mercato (17 volte il rapporto prezzo/utili), ma per le altre il prezzo è ancora troppo elevato (oltre il 20), nella prospettiva di una recessione; con le anomalie di Amazon, 64, che però sconta enormi investimenti; e Meta, 13, che sconta la bassa crescita delle vendite del 2021 (+5%). Negativo l’outlook per Netflix: non cresce né è profittevole.
Criptovalute (il 20 percento degli adulti ed il 36 dei millennials americani detengono criptovalute, semplici da usare perché -esempio Coinbase - sono direttamente collegati ad un conto corrente in dollari) e high-tech in crisi, tassi d’interesse in salita, molto probabile una recessione nei prossimi mesi, sono fattori di grande incertezza (e preoccupazione) per il prossimo futuro, che inevitabilmente finirà per esondare sulle borse di tutto il mondo.


Ma le criptovalute hanno un problema in più, che sta a monte del mercato corrispondente: se e come regolamentare questo mercato?
Oggi sono disponibili 10.000 differenti criptovalute. (Note di colore: nel 2010 un tizio comprò 2 pizze pagando allora in bitcoin, per un controvalore di 40 dollari. Oggi lo stesso ammontare di bitcoin equivarrebbe a 400 milioni di dollari. Per contro la piattaforma OneCoin operante dal 2014 al 2019 è «sparita» portandosi via 4 miliardi di dollari).
Il modo di valutare le criptovalute è divisivo, Trump ed il suo contrario politico la senatrice Warren sono scettici; il repubblicano della Florida Ted Cruz ed il democratico dell’Oregon Ron Wayden sono favorevoli. Ad oggi il pensiero prevalente è di grande scetticismo.
Ftx operava volutamente in un paradiso fiscale al di fuori della legislazione americana, con quasi nessuna trasparenza, utilizzando fondi dei depositanti, con operazioni con parti correlate, accettando collaterali inesistenti, oltre a tutto il resto.


Il sistema delle criptovalute è oggi insostenibile. È sostenibile l’ipotesi d’introdurre una regolamentazione che protegga i diritti dei depositanti?
Probabilmente no, perché da un lato incoraggerebbe le banche ad accettare criptovalute come collaterale per nuovi prestiti ad alto rischio, nel caso di perdita di valore delle criptovalute in garanzia (non improbabile data l’alta volatilità del mercato).
Dall’altro provocherebbe una migrazione di risparmi dal sistema finanziario tradizionale, regolamentato, con la tutela dei risparmiatori verso un mondo - quello delle criptovalute - impossibile da controllare dal punto della governance delle singole piattaforme. La finanza tradizionale e le criptovalute sono la combinazione di una banca dati e di un programma informatico, chi controllerebbe i passaggi (semplicissimi da codificare) tra le due piattaforme?
All’inizio del 2021 la capitalizzazione delle criptovalute era di 800 miliardi di dollari; era salito ai massimi di 3 mila miliardi, oggi è ridisceso a 830 miliardi. È tornata sulla Terra. Abbiamo capito che il commercio di criptovalute è un casinò. Ma non solo quello: racchiude un concetto rivoluzionario (quello di sistema monetario indipendente da qualsiasi autorità). Si ridurrà a curiosità storica come «la bolla dei tulipani» oppure rinascerà a nuova vita?

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