Editoriale
Ma li avete visti e guardati bene, mentre avanzavano in gruppo come tanti bravi scolaretti dietro al loro nuovo “Grande Timoniere” Xi Jinping (non a caso vestito per l’occasione con tanto di divisa alla Mao) che li guidava con la solita faccia di ghiaccio verso il palco d’onore della mega parata militare dell’altro giorno a Pechino? Per chi se la fosse persa, posso garantire che la scena metteva paura. Più ancora del mostruoso arsenale bellico mostrato poco dopo ai gentili ospiti dal padrone di casa. Era dai tempi dell’Urss che non si vedeva una tale “reunion” di dittatori: il cinese Xi, come già detto, davanti a tutti affiancato dai suoi due più fidi scudieri, il russo Putin e il nordcoreano Kim Jong-un. Dietro, gente come il bielorusso Lukashenko (in carica da oltre 30 anni!), il capo della giunta militare birmana Min Aung Hlaing (quello che dal 2021 tiene prigioniera l’80enne Aung San Suu Kyi dopo averla fatta condannare a una pena che si estinguerà nel 2050!), l’iraniano Pezeshkian, più una ventina di leader di altri Paesi piazzati agli ultimi posti delle classifiche internazionali che misurano il tasso di rispetto dei diritti umani. Tutti strafelici di godersi una rimpatriata davvero storica, resa ancora più elettrizzante dalla prospettiva di potere replicarla praticamente all’infinito grazie ai “trapianti d’organo che già oggi consentono di arrivare a 150 anni e presto all’immortalità” (dalla conversazione fra Xi Jinping e Putin captata da un microfono). Ora, io capisco benissimo che una simile masnada di tiranni possa incutere un misto timore e di ammirazione al tempo stesso. Capisco decisamente meno come i “Peace&Love” nostrani ne siano affascinati a tal punto da evitare accuratamente di levare il minimo vagito di allarme e di educata protesta nei confronti di chi non fa mistero di volerci dominare - con le buone o con le cattive - tutti. E noi qui a strapparci da mane a sera i capelli (in gergo tecnico si dice tricotillomania) per colpa di quei noti guerrafondai della Ue e della Nato! Non volendo limitarmi alle prime impressioni a caldo, sono andato a leggermi il documento conclusivo del summit che ha preceduto la grandiosa “parata della vittoria” svoltasi sulla immensa piazza Tienanmen già tristemente nota per le migliaia di giovani studenti schiacciati dai carri armati e finiti a colpi di vanga dai soldati inviati per reprimere l’ultima disperata rivolta della Cina moderna (4 giugno 1989). Eccone il passaggio centrale: “I principi di rispetto reciproco per la sovranità, l’indipendenza, l’integrità territoriale, l’uguaglianza, il mutuo vantaggio, la non ingerenza negli affari interni e la non minaccia o uso della forza sono la base di uno sviluppo sostenibile delle relazioni internazionali”. Il tutto firmato e controfirmato, fra gli altri, da colui che, tre anni e mezzo fa, ordinava di aggredire l’Ucraina (di cui si era già preso con la forza la Crimea e prima ancora la Georgia, senza parlare della apocalittica “cura” riservata in precedenza alla Cecenia). Oppure, dall’Iran degli ayatollah che dal 1979 non fa che armare e finanziare il terrorismo in tutto il Medio Oriente e i massacratori del proprio stesso popolo come il siriano Assad da qualche tempo trasferitosi a Mosca per evitare di fare la stessa fine di Gheddafi. Sarebbe dunque fatto di una smile pasta il famoso “modello alternativo” all’Occidente che il Dragone ha appena annunciato ufficialmente di volere edificare in nome e per conto del cosiddetto “Sud del mondo”? Beh, cari amici del “No alla guerra” e del “Fuori l’Italia dalla Nato” (e già che ci siamo pure dalla Ue), se il menù a voi piace così tanto, prego: accomodatevi pure! Intanto, lo ha già fatto Massimo D’Alema (evidentemente dimentico o forse pentito di essere stato l’unico presidente del Consiglio dopo il 1946 a schierare l’Italia in guerra all’epoca del conflitto del Kosovo del 1999) ritagliandosi un angolino (non si sa bene mandato e autorizzato da chi) nella foto finale del glorioso summit pechinese, in cui era erano presenti anche il turco Erdogan e l’indiano Modi, entrambi prudentemente eclissatisi prima della parata. Ma, per favore, almeno non chiedeteci di salire con voi sul carro grondante sangue di chi, come l’Iran, continua a rifornire Putin di droni con cui martellare giorno e notte le città ucraine, oppure (ed è il caso stavolta della Corea del Nord) di reggimenti con cui riempire i paurosi vuoti aperti nell’esercito russo dalla eroica resistenza di Kiev. Ed ancora, per venire direttamente alla Cina, di sistemi tecnologici e di pezzi di ricambio ad uso “civile” ma in realtà inevitabilmente bellico visto che l’intera economia russa è stata convertita e riprogettata in una economia di guerra. Che poi Xi Jinping e soci, servendosi di una immagine va detto azzeccatissima e pienamente condivisibile, abbiano voluto dire a Trump “No al bullo!”, non cambia assolutamente nulla. Semmai, non fa che rafforzare l’idea che, nel “nuovo mondo” da essi tanto orgogliosamente sbandierato, ci possa essere posto solo per degli altri “bulli” ancora più armati e pronti a prendersi con la forza (oggi l’Ucraina, domani qualche altro pezzo d’Europa come i Baltici, dopodomani Taiwan) tutto ciò che ritengono rientri in un loro preciso ed esclusivo diritto prendersi. Sarà perché non ne posso letteralmente più della lagna sull’Occidente colpevole di tutti i mali dell’umanità. Ma davvero possiamo fidarci di un mondo dominato dai dittatori?
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