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UNIONE EUROPEA

Cese, idee e speranze: «Proviamo ad avvicinare l'Europa ai suoi cittadini»

Comitato economico e sociale, le sfide dei 329 consiglieri

UeIl Cese, idee e speranze «Proviamo ad avvicinare l'Europa ai suoi cittadini»

di Roberto Longoni

03 Maggio 2023, 11:05

DAL NOSTRO INVIATO
Roberto Longoni

Bruxelles Le 12 stelle d'oro in campo blu e il gialloblù della bandiera Ucraina: si rincorrono, si affiancano. Da Bruxelles Kiev sembra più vicina che se osservata da qualsiasi altra capitale del Vecchio continente. E comunque di certo meno sola. Non è di forniture militari o di aiuti umanitari che si parla, ma del cammino verso l’Unione europea del Paese che fino a una trentina d'anni fa faceva parte di un ben altro tipo di Unione. Paese candidato a entrare nell’Ue come Moldavia, Albania o Serbia, tanto per citarne tre dei sette, ma esposto all’emergenza del fuoco dei cannoni e gravato delle macerie della guerra. È all’Ucraina che dedica i primi pensieri Oliver Röpke appena eletto presidente del Comitato economico e sociale europeo. Un austriaco che succede all'austriaca Christa Schweg: stessa bandiera, ma casacca diversa. La seconda è un membro del Cese scelto tra i datori di lavoro, mentre il primo è un sindacalista, un «avvocato che si batte per i diritti dei lavoratori». Ai loro due gruppi ne segue un terzo, che comprende il mondo di volontariato, associazioni, ong, i gruppi di interesse e movimenti. Il successore di Röpke sarà scelto tra i suoi componenti, in base a un ferreo principio di rotazione.

Il Cese rientra tra i buoni principi dell'Unione europea. Conta 329 membri in carica per 5 anni (il doppio dei presidenti) chiamati anche consiglieri, perché questo è il loro scopo: elaborare pareri, rappresentando desideri e istanze della società alle istituzioni di Bruxelles. Si impegnano a mettere, come dice Vasco Alves Cordeiro, presidente del Comitato europeo delle regioni, «al centro del processo decisionale dell'Ue la vita quotidiana dei cittadini». L'Italia, come la Francia e la Germania, di membri ne conta 24, equamente divisi tra i tre gruppi. Essendo esperti indicati dai settori di provenienza e poi dai rispettivi governi, i consiglieri hanno tutta l'autorevolezza per esprimersi sui temi di loro competenza. Ma non hanno l'autorità di imporsi. Il Cese, infatti, è un organo consultivo. Se anche i suoi documenti vengono recepiti dalla Commissione europea, non è detto che riescano a superare il fuoco di sbarramento degli interessi dei singoli Stati. Ma tant'è: dice qualcuno che essere europei significa provare a cambiare l'Europa. I 329 non si tirano indietro, dedicando il loro tempo in cambio di un rimborso spese. Ora, con l'ingresso in scena dell'energico e combattivo Röpke, allenato alla pugna sindacale, i 329 sperano di contare di più. Sarebbe un modo per ridurre il senso di distanza provato spesso dai cittadini dell'Unione nei confronti di Bruxelles.

Cedendo la scrivania al successore, Christa Schweg non misura il proprio mandato in due anni e mezzo: parla di trenta mesi e rende meglio l'idea. Dall'emergenza Covid e dall'entrata in vigore della Brexit a oggi, passando per l'invasione russa. «Nel frattempo - ricorda aprendo l'assemblea plenaria nel Parlamento, nel quale si riuniscono i 329 una volta al mese - abbiamo puntato molto sulla trasparenza contro l'euroscetticismo, mentre abbiamo indirizzato molti dei nostri sforzi al conseguimento della parità di genere e all'inclusione sociale». Guardando anche al di fuori dei confini dei 27. «È fondamentale espandere l'influenza della società civile anche oltre l'Ue: per questo abbiamo lavorato con i Balcani e abbiamo realizzato una missione in Israele e nei Territori palestinesi. Servirà tempo perché si giunga a una vera pace, ma contatti informali tra le parti, ci è stato assicurato, ci sono».

E intanto si aiuta l'Ucraina: non solo agevolando l'opera di ong che si prendono cura dei rifugiati, ma anche «insegnando a combattere la corruzione: operazione necessaria, perché Kiev possa ambire a entrare nell'Ue». In videocollegamento dalla capitale ucraina, Olha Stefanishyna ringrazia. «Nonostante le difficoltà del momento - sottolinea il vice primo ministro per l'Integrazione europea ed euro-atlantica - stiamo preparando nuovi piani di riforma del nostro Paese, per entrare in Europa. Conto sul sostegno del Cese, per le nostre trasformazioni».

A Röpke - 52 anni, sposato, due figlie, sciatore che ama sconfinare dalle parti di Brunico - non tocca un'eredità facile. «I tempi sono molto sfidanti» sottolinea, ricordando anche la prova del prossimo anno, con le elezioni per il Parlamento europeo. «Ci impegneremo a motivare i cittadini ad andare alle urne - assicura -. Rafforzeremo il ruolo unico che il Cese svolge, in modo che funzioni come vera e propria piattaforma per un dibattito onesto e inclusivo. Cureremo i contatti con i nostri partner dei Balcani occidentali e del vicinato orientale per promuovere una più stretta cooperazione e dialogheremo con i giovani per essere sicuri di costruire il futuro in cui essi vogliono vivere: inclusivo, prospero e democratico».

La strada da seguire, come ricorda la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen «è quella delle solide politiche economiche con un forte cuore sociale, che ha permesso di superare le difficoltà della pandemia». Ma intanto si profila il ritorno a un ferreo patto di stabilità e si fanno i conti con una solidarietà interna a singhiozzo, quando l'economia non ha proprio ripreso a correre. Anche sul lungo periodo i dati non sono confortanti. «Nel '90, il Pil dell'Unione europea corrispondeva al 25 per cento di quello mondiale, ora al 17 - ricorda il maltese Stefano Mallia, presidente del gruppo dei datori di lavoro del Cese -. E sono crollati gli investimenti: il contrario di quanto è avvenuto negli Stati Uniti e in Cina. Serve un piano per la competitività». Intanto, una buona notizia è Maroš Šefčovič, vicepresidente della Commissione europea per le relazioni internazionali, a darla: «Per la prima volta, l'Unione farà acquisti comuni di gas: il bando è stato avviato ieri (martedì, ndr) e scadrà il 2 maggio». Ma da qui ad andare a tutto gas ne passa.

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