Progetto
Il gruppo di «Insèmma par recitär» che unisce attori e attrici di tutte le dialettali parmigiane: Famija Pramzana, Guitti di Veneri e la Duchèssa e, a suo tempo, Nuova Corrente
L’amore e la passione per il nostro vernacolo, testimoniati da sempre da sodalizi culturali come la «Famija Pramzana» e «Parma Nostra» che addirittura, per 40 anni, realizzò un lunario ideato completamente in «djalètt pramzàn» per la regia di Giuseppe Mezzadri ed Enrico Maletti, ha portato di recente a ipotizzare e, poi a mettere insieme, una sorta, per dirla in termini calcistici, di «Nazionale parmigiana del dialetto» composta da artisti di tutte le compagnie dialettali targate Parma che hanno deciso di esibirsi insieme.
Ed allora, l’associazione «Insèmma par recitär», già organizzatrice di tanti riusciti eventi, coronerà il proprio sogno di unire tutte le compagnie: dalla «Famija Pramzana», ai «Guitti di Veneri», alla «Duchessa» e, a suo tempo, «Nuova Corrente» salendo sul palco, domani alle 21, al Teatro di Felino, con il patrocinio del Comune e la collaborazione della locale Pro Loco, per portare in scena, per la prima volta, la commedia «Un cógh in-ti pastìss» per la regia di Roberto Tinelli.
Un tempo il dialetto si parlava nei borghi ma anche lo si recitava con attori improvvisati che nelle piazzette, nelle corti, nei borghi stessi, durante le afose serate estive, interpretavano macchiette e personaggi per la gioia e il divertimento della gente che, a quei tempi, non aveva altre distrazioni. Il successo era assicurato. Anche la nostra città ha avuto una grande tradizione per quanto concerne il teatro dialettale. E’ sufficiente fare alcuni nomi: Alberto Montacchini, Emilia Magnanini, i fratelli Clerici, Dante Pramori, Icilio Pelizza (in arte «Cilién»), Bruno Lanfranchi, Ettorina Cacciani, Piero Ardielli, Guido Vallocchio, Ilario Toniolo, Egidia Colla, il tuttofare Sandro Bottura. A questi mostri sacri del teatro parmigiano sono seguiti altri attori e registi che, nel tempo, hanno creato compagnie affermate le quali, affrontando non poche difficoltà, sono riuscite ad imporsi grazie alla loro “vis” artistica e alla passione per il dialetto.
A questo proposito, non si può non citare uno dei primi attori che raccolse il testimone dai «guru» del teatro vernacolo parmigiano, l’indimenticato Franco Ferrari, regista e attore della compagnia teatrale l’«Emiliamagnanini», che, per tanti anni, tenne banco sia nei teatri cittadini che in quelli di tutta la regione registrando grandi successi.
A Claudio Cavazzini, presidente della «Famija Pramzana» e anima del « Cestèn äd Nadäl», fiore all’occhiello del sodalizio parmigiano nato «‘na sira äd farvär dal ‘47 dal cor äd poch pramzàn», abbiamo chiesto di farci una cronistoria di questa nuova iniziativa volta alla rivalorizzazione del nostro vernacolo. «Tutto è cominciato - esordisce Cavazzini - il giorno del funerale del grande Gigi Frigeri, per iniziativa di tutti i capicomici delle varie compagnie i quali, dopo essersi guardati negli occhi, capirono che era venuto il tempo di agire tutti insieme cercando di abbattere i contrasti che, in un mondo individualista come quello teatrale, era giusto abbattere per creare un momento unitario. Il primo passaggio fu fondare un’associazione che riunisse tutte le compagnie: Famija Pramzana, Nuova Corrente, la Duchessa e i Guitti di Veneri. In quel momento, esattamente nel 2017, nacque l’associazione «Insèmma par recitär», con presidente Aldo Pesce (Nuova Corrente), vice, il sottoscritto, tesoriere Pietro Vitali (Duchessa) e tanti altri attori delle varie compagnie. Dal 2017 si organizzarono varie rassegne, recite ed, in ogni manifestazione, tutte le compagnie avevano il loro spazio. Per integrare i componenti delle varie compagnie dialettali e farli esibire insieme in un unico palco si è dunque individuato un lavoro teatrale, impreziosito da qualche scena dove tutti sono in grado di far risaltare al meglio la loro “vis” artistica. La commedia che vedrà impegnati i vari attori è completamente nuova, divertente e corrisponde ai tempi delle commedie moderne: molto ritmo, battute sagaci e dirette al passo con i tempi. L’esordio sarà a Felino mentre la prossima domenica, 21 aprile, sarà portata in scena Parma».
«Il mondo dialettale parmigiano - prosegue Cavazzini - conta molto su questa occasione che può servire al rilancio del teatro dialettale che dovrà aggiornarsi con i tempi con nuovo entusiasmo ma, soprattutto, con nuove idee e protagonisti che possano attrarre i giovani. Il mondo dialettale parmigiano deve individuare nuove iniziative per avere un futuro al passo con le nuove generazioni. Il futuro è fatto soprattutto dal “noi” e meno dall’“io” e, se sono stato vicino a questo nuovo progetto, è per dare un futuro alla nostra lingua contrastandone l’oblio. Il dialetto, i dialetti in genere (e la rassegna delle Maschere italiane a Parma, grazie al nostro Dsèvod, ne è una eloquente testimonianza) sono una grande ricchezza. Quindi, ai parmigiani, chiedo di presenziare a questa nuova iniziativa, poiché il dialetto non deve morire. Se ciò accadesse saremmo molto più poveri. Dopo decine di anni dove ogni compagnia faceva la sua strada irta di difficoltà, ora, finalmente, si è trovato un punto d’incontro operativo vero e tutti si sono sentiti più forti e motivati e, se qualche ora in più, ogni attrice e ogni attore ha dovuto sacrificare alla famiglia, al lavoro, agli hobby, ora è subentrata la convinzione di mettersi al servizio dei parmigiani per non fare dimenticare la lingua dei nostri padri».
Una sua valutazione sul significativo risultato ottenuto con questa «Nazionale del dialetto parmigiano»? «Non nascondo - risponde - che il progetto mi sia costato molta fatica organizzativa e di mediazione ma, con l’amicizia e il buon clima che è venuto a creare tra tutti, sono fiducioso che possa trattarsi di una pagina importante per la salvaguardia ed il rilancio del nostro dialetto».
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