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Riccardo Martinelli, il tatuatore - giramondo che ha messo radici a Fidenza

Riccardo Martinelli, il tatuatore - giramondo che ha messo radici a Fidenza

di Tommaso Villani

13 Giugno 2020, 03:37

Riccardo Martinelli, dopo anni in giro per il mondo e la passione per il disegno e l’arte figurativa, diventa tatuatore professionista dal 2011 con l’apertura dello studio: “the Lord and the Lion” a Fidenza. 
Racconta di quello che è un costume diffuso in tutto il mondo e che ha una storia antica, risalendo addirittura all’uomo primitivo: la passione per il tatuaggio. Un marchio indelebile sulla pelle che racchiude un mondo di significati da vivere.

Quando è nata la passione per i tatuaggi?
Quando ero bambino e accompagnavo mio padre ai raduni di Harley Davidson, in giro per l'Italia. Tutti i bikers che osservavo erano tatuati. Venni in contatto per la prima volta con il mondo dei tattooes in quella circostanza. In quel mondo “wild and free”, tutti i suoi membri avevano dei simboli marchiati sulla pelle, non per divismo o narcisismo; significava appartenenza a una comunità.

Quando e a chi il tuo primo tatuaggio?
Da ragazzino a una mia compagna di classe; era affascinata dai miei disegni sugli animali, così mi chiese un dente di squalo sulla mano. Lo realizzai con ago e china.
Una lunga parentesi di anni, a fare altro per vivere, e solo con la crisi finanziaria del 2007, la scelta di dedicarmi interamente ai tattooes. 

Come ti sei formato nella “marchiatura” della pelle?
Ho vissuto per tre anni a Londra, e "mi sono fatto le ossa" nello studio di uno tatuatore scozzese a Portobello Road. Ritornato in Italia ho rubato l’arte in Val Trompia, appoggiandomi a un gruppo di incisori, da cui ho affinato l’arte del disegno naturalistico. 

Nel 2011 inauguri lo studio “the Lord and the Lion”
Sì, nel 2011 mi sono messo in proprio; volevo uno spazio tutto mio a Fidenza. Ho iniziato con soggetti tradizionali e giapponesi; poi sono passato agli animali, eseguiti prediligendo pigmenti in bianco e nero. La mia clientela è quasi sempre dedita alla natura e cerca di sancire questo profondo legame al Pianeta attraverso il tatuaggio. Per fare un esempio, una ragazza ha deciso di farsi incidere sulla pelle, un orso in una forse di sequoie, per ricordare a sé stessa il senso di libertà provato attraversando lo Yosemite National Park in California.

Quali consigli dai a chi sceglie per la prima volta un tatuaggio? 
Non affidarti al primo che ti capita. Effettua una ricerca on-line, visionando il materiale che offre Instagram. Solo così ci si può rendere conto del livello tecnico dei tatuatori che affollano la rete e si possono confrontare differenti tecniche di esecuzione e stili. 

Buona parte dei giovani ricorre ai tatuaggi in modo istintivo. Spesso non si pensa alle conseguenze?
Molte volte le scelte sono frutto del volere imitare i gusti dei soggetti famosi, che popolano i social. Il bello e il brutto del tatuaggio è che una volta che te lo fai, si dice: “Hai passato la paura del per sempre”. La scelta va ponderata. 

Cosa significa un lavoro ben fatto?
Garantire al cliente soddisfazione, questo mi dà gioia. Occorre competenza e precisione. Sapere interpretare quelle che sono le sue esigenze, avendone la piena fiducia e d’altra parte tenendo in grande considerazione la “tela” su cui andrò a lavorare, cioè la pelle che mi viene esibita. 

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