I dati della vendemmia 2021 denunciano un calo di produzione nazionale che si attesta a 44,5 milioni di ettolitri con una diminuzione del 9%, a fronte dell’annata 2020 con 49 milioni di ettolitri. Le previsioni vendemmiali di Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini, vede il vigneto Italia resistere tanto da presentarsi in modo positivo e in buone condizioni non solo sulla posizione vendemmia ma anche sulla ripartenza, sia sul fronte della domanda estera (2,7 miliardi di euro, con un più 11% dell’export nei primi 5 mesi dell’anno) che sul mercato interno trainato dalla riapertura Horeca e dalla ripresa del turismo. Insomma un quadro positivo per affrontare l’anno in divenire che sarà difficile soprattutto per i magazzini e l’invenduto.
Questo il quadro generale Ma vediamo come si prospetta la situazione nel Parmense ascoltando Lorenzo Numanti AD di Monte delle Vigne: «La vendemmia 2021 sarà tra quelle da ricordare per i suoi caratteri di assoluta straordinarietà, ottima qualità delle uve ma con una perdita di quantità del 50% circa. È stata una annata caratterizzata da eventi estremamente variabili, con picchi di alte e basse temperature, mentre sul fronte idrico le risorse accumulate in inverno e le precipitazioni di primavera sono state appena sufficienti. La gelata del 6 aprile, due timidi accenni di grandine, il caldo torrido e la siccità hanno avuto pesanti ripercussioni sulla produzione di quest’anno. Maggio e giugno sono stati segnati da precipitazioni non quantitative ma abbastanza intense e di carattere temporalesco. Tra luglio e agosto, con quasi 60 giorni senza piogge, abbiamo avuto delle temperature giornaliere superiori alla media ed in particolare nei giorni pre-vendemmia dal 9 al 16 agosto.
Le temperature minime notturne sono state tutto sommato nella norma grazie anche alla bellissima esposizione di Monte delle Vigne e questo ha consentito una bella maturazione delle uve. Particolare attenzione merita l’andamento vegetativo. Interrotto dalle gelate di aprile, con danni evidenti ha portato a una drastica riduzione delle gemme in vegetazione e ricadute sulla vendemmia. L’andamento fenologico successivo è stato caratterizzato da questa ondata di gelo e dalla variabilità di maggio e giugno, ma anche dai successivi picchi termici, che pur portando un recupero non hanno compensato le perdite. Lo stress idrico, in realtà, è stato un problema secondario grazie alle risorse idriche disponibili accumulate nei primi sei mesi dell’anno.
Lo stato sanitario delle (poche) uve è stato ottimo, con livelli qualitativi importanti. L’andamento delle gradazioni medio-alte e con maturità fenoliche potrebbero risultare particolarmente interessanti anche per i vini a bacca rossa così come i tenori polifenolici. Ottimi potenziali aromatici delle uve a bacca bianca. Il climate change, in questo senso, ha un’influenza enorme sul nostro operato. Il periodo di vendemmia si è contratto di oltre un mese, abbiamo iniziato a vendemmiare il 16 agosto e abbiamo terminato il 20 settembre.
Soprattutto con l’avvento della certificazione “Biologica”, la risposta a questo fenomeno è la viticultura di precisione, in cui la scienza conoscitiva viene applicata in vigna: non c’è più spazio per la viticultura improvvisata. In questo senso, il cambiamento climatico potrebbe non essere così devastante, a patto che si applichino le conoscenze e le tecnologie esistenti, lavorando in vigna dobbiamo essere precisi, puntuali, appassionati come sempre. E proprio da un’annata come questa emerge sempre più evidentemente come il cambiamento climatico influenzi quotidianamente l’operato di tutto il settore agricolo».
Sintetico Gianmaria Cunial di Vignacunial: «Non sempre, anzi quasi mai quando si fa poco l’uva è buona. Questa volta è poca per la forte siccità accompagnata da un agosto ventoso, ma buona con equilibrio tra acidità, maturazione tannini e grado zuccherino. In alcuni casi il vento ha scatenato un attacco endemico di oidio (la cosiddetta “Rusna”). In collina in posizioni esposte al vento ed al sole anche il 60% in meno, in fondo valle circa un terzo in meno. Chi ha potuto irrigare ha fatto bene. I bianchi fermi sono davvero ottimi».
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