Andrea Grignaffini
I mprescindibile il brindisi che sia la Vigilia o il Natale suggellare con il mito delle bollicine mondiali: lo Champagne. Quest’anno preferiamo un po’ di sano nazionalismo ma che non è una posizione oltranzista e semel in anno… Seguiremo, però, per questa volta in considerazione dell’anno a dir poco particolare delle scelte un po’ fuori dal coro, tanto i grandi marchi – sempre di ottimo livello – sono noti ormai a tutti. Partiamo con uno conosciuto ma dalla nicchia di aficionados: Jacques Selosse, dalla strabordante personalità. E lo facciamo con il prodotto d’entrata nel magico e ditirambico mondo di Anselme Selosse, vero geniaccio della bolla, il Brut Initial (100% Chardonnay). Rimanendo nel mondo dei solisti Jérôme Prévost con il suo paradigmatico La Closerie che dà il senso tra i più compiuti a un vitigno quasi sempre d’appoggio come il Pinot Meunier in questo caso in un’ardita versione Extra Brut tagliente sul frutto. Per chi ama questo vitigno molto interessante e non costoso Les Murgiers di Francis Boulard, Maison della quale ha preso il testimone la figlia Delphine seguendo la tradizione paterna sui 10 ettari vitati con precisione e personalità. Questa etichetta evidenzia note di frutti tropicali, frutta secca, miele millefiori; il sorso austero e rigoroso rilascia toni balsamici e potenza tonica. Un marchio che da sempre è nelle nostre corde è Vilmart che già nel base (il Grande Réserve) dimostra sempre di essere una certezza con il Gran Cellier (a maggioranza Chardonnay) ha da una parte una struttura di personalità dall’altra una bevibilità adatta in ogni occasione.
In linea con la certezza e la costanza tra i Rosé il Gran Rosé di Gosset: una bolla adatta per tutte le occasioni raffinata e fragrante. Prezzi buoni e beva franca per il Brut Blanc de Noirs di Ernest Remy (alla quinta generazione): una bolla a tutto Pinot Noir anche nella potenza espressiva. Sempre nel mondo dei prezzi accessibili un altro Blanc de Noirs, quello di Gonet-Médeville: nato dall’amore tra due coniugi, Xavier Gonet e Julie Médeville, verso la terra della Champagne. In 16 anni di lavoro appassionato e tenace hanno dato un’impronta stilisticamente precisa ai loro vini come il Blanc de Noirs, dai profumi di piccoli frutti rossi maturi, brioche e nocciole. Il sorso esalta un bouquet di erbe aromatiche e polpa di mela con cenni di grafite. Per chi ama il fascino rococò delle bottiglie di foggia evocativa può optare per la Maison Tsarine il cui marchio è utilizzato per un ventaglio di Champagne di Chanoine Frères, la Maison de Champagne seconda più antica fondata nel 1730. Il nome rammenta la Russia degli Zar. A quei tempi l’Imperatrice Anna lo apprezzava molto tanto da contagiare e coinvolgere anche tutta la nobiltà russa. La versione millesimata ha appeal fruttato che vale l’immediatezza di un brindisi dal fascino e dall’estetica antica. Un modo per farci tornare a un Natale d’altri tempi.
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