IL VINO
Partiamo da un lungo anzi lunghissimo passo a ritroso nel tempo quando la zona del Barbaresco era ricoperta di verdi foreste sacre al dio Marte (da notare che il nome del cru «Martinenga» sembra sia rimasto a tramandarne il ricordo) che furono poi abbattute dai Romani sostituendole con vigneti. Sembra che il nome della località derivi proprio dai barbari che si impadronirono di queste terre anche se manca la certezza delle fonti, mentre un’altra versione richiama un’antica bevanda alcolica in uso in quei luoghi dal nome «Barbaritium».
La storia cambia verso la fine dell’Ottocento quando Domizio Cavazza, direttore della scuola enologica di Alba, vinificò nel suo castello una certa quantità di uva Nebbiolo che in seguito prese il nome di appunto di Barbaresco, mentre negli anni precedenti le uve di questa area confluivano nel Barolo Un vino e un territorio che sono diventati un simbolo nel mondo enoico.
E su questo vanto si inserisce la storia di una famiglia di vignaioli legata a doppio mandato con l’amore per il vino e per la terra. L’azienda Pasquale Pelissero nasce una quarantina di anni orsono dal capostipite Giuseppe, falegname e attraverso quattro generazioni si è arrivati all’ultimo discendente Simone. Il vigneto Bricco San Giuliano si estende per quattro ettari attorno ad un ciabott, una casetta in mattoni nella parte centrale del vigneto con la statua di San Giuliano titolare della menzione Geografica aggiuntiva.
L’esposizione è a Sud-Ovest a 300 metri di altitudine su un terreno marnoso-calcareo. In cantina si procede fermentazione malolattica dai 10 ai 15 giorni e affinamento in botti di rovere francese da 25-30 ettolitri per due anni che anticipano un riposo in bottiglia per sei mesi.
Il bicchiere si appalesa perfettamente granato con note di fiori, spezie frutti di bosco e leggera torrefazione. La bocca è solida con tannino in evidenza ma senza esuberi e finale progressivo.
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