×
×
☰ MENU

vino

Camminare le vigne... a Ca' del Bosco

Il Seminario Veronelli alla scoperta dei segreti di una grande cantina della Franciacorta

Camminare le vigne

17 Ottobre 2025, 17:24

Di tutte le espressioni che Luigi Veronelli ha consegnato a noi e alla storia, forse la più utilizzata, financo abusata, è «camminare le vigne». Quel verbo violentato al transitivo invita a toccare con mano il lavoro dell'uomo, perché viticoltura significa in primis agricoltura. E il Seminario Veronelli tiene fede al comandamento. L'ultima puntata di «Camminare le vigne» si è vissuta nelle dolci colline della Franciacorta, nella cantina di Ca' del Bosco, nel regno del fondatore Maurizio Zanella che ha fatto gli onori di casa riandando ai tempi di «Gino» e alla sua spinta decisiva nel far crescere l'azienda. Ad accogliere gli iscritti alla degustazione «sul campo» e la delegazione del Seminario (la presidente Angela Maculan, Simonetta Lorigliola, Massimo Pulcini e Aldo Tagliaferro) c'erano anche l'agronomo Paolo Bonini e l'enologo Stefano Capelli a raccontare con passione come nascono i vini negli oltre 300 ettari che gestisce Ca' del Bosco.

Camminare le vigne significa respirare l'atmosfera della mitica «casetta nel bosco» acquistata da Anna Maria Clementi nel 1964, confrontarsi con le opere d'arte che ingentiliscono gli spazi esterni e le cantine, stupendosi di fronte agli «Eroi di luce» di Mitoraj o a «Water in Dripping» di Zheng Lu che avvolge l'impressionante tino d'acciaio da tremila ettolitri: del resto 1,2 milioni di bottiglie di Cuvée Prestige, bandiera dell'azienda, devono garantire la medesima qualità su volumi non banali... Percorsa la galleria delle riserve, ammirate le barricaie storiche, attraversato il tunnel inclinato e infine catapultati dalla cupola dei sensi nella hollywoodiana, gigantesca bottiglia capovolta fatta di vetro e luci, ecco il momento culminante: gli assaggi guidati con la consueta sapienza da Andrea Alpi, uno dei quattro curatori della Guida Oro Veronelli. E qui più delle bollicine (notevoli il Saten Vintage 2020 e l'Annamaria Clementi 2016) a commuovere sono i fermi: la burrosità dello Chardonnay 2015 (!) e la potenza equilibrata del taglio bordolese Sebino 2009 Maurizio Zanella. Poi la verticale si chiude con l'asso nella manica: Annamaria Clementi Riserva 1980, 43 anni sui lieviti spesi benissimo. Un trionfo dei sensi e una freschezza invidiabile (anche oltralpe).
Ma non finisce qui. Antenne dritte: le camminate del Seminario Veronelli continuano...
red.gusto

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI