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Osteria per nome, in realtà piccolo ristorante di ricerca e creatività al servizio dei sapori e della sostanza di materie prime scelte secondo stagione e accompagnate con abbinamenti originali. Passione evidente, buona tecnica, cura nella presentazione dei piatti dove sono sempre presenti verdure e frutta e dove cogli influenze ben assimilate di altre cucine. Ma si vada con ordine, a cominciare dall’ambiente, accogliente e un po’ rumoroso: un tavolo all’ingresso e una saletta con arredi semplici e colorati, tavoli in legno chiaro, niente tovaglie, tovaglioli di cotone. Il menu, illustrato con vivacità e dovizia di particolari dalla patronne (il marito è in cucina), cambia completamente ogni due/tre mesi, ha piatti vegetariani e vegani. La carta dei vini propone scelte molto buone, dalle regioni italiane, dalla Francia, una ricca sezione dal territorio. La completano attente selezioni di grappe, rhum, whisky, amari, liquori e caffè rari.
La cucina, i piatti
Si parte dai prodotti del territorio e dalle ricette della tradizione italiana presentate con ingredienti insoliti, salse o intingoli che ne mettono in rilievo il sapore primario arricchendolo di sfumature. Per esempio il lampredotto alla romana è una grossa sfera, un arancino, impanata e fritta che racchiude la parte nobile della trippa in due consistenze, mentre la salsa verde alla menta e quella al pomodoro completano il piatto. I filetti di merluzzo, alti e dolci, sono con burro d’arachidi, aria di pop-corn e un inutile plumcake; la verza ripiena è con mais caramellato, latte di cocco e lime; la lingua di manzo con sciroppo d’acero e carciofi. E ancora: Parmigiano in quattro stagionature; selezione degli ottimi salumi di maiale nero «San Paolo». Tra i primi sono una sinfonia d’autunno, e un felice piatto vegano, gli gnocchi di castagne: in realtà si tratta di castagne bollite intere, su dolce crema di nocciole, gelée di cachi e nocciole spezzate: sapori netti, consistenze, dolcezza e note acidule del cachi in riuscito equilibrio. Sono servite in acqua di pomodoro le mezzelune ripiene con zuppetta di cozze e polvere di pomodoro verde, dolci cozze sgusciate, il germoglio di lupino a rinfrescare: ancora contrasti armoniosi tra sapori marini e note vegetali. Altri primi: riso Carnaroli, tè verde, Gorgonzola, l’alga dulse, noci; cappelletti con zucca hokkaido, amaretti, cefalo e fumetto. Tra i secondi un altro felice piatto vegano è la ribollita da ricetta di famiglia con uva ghiacciata: pane a lievito madre cotto lungamente con le verdure, senza patate, e tutti i cavoli di stagione fino ad avere quasi una crema da mille sfumature di sapore e uva (bianca, rossa, rosata e appassita) ghiacciata a dare eleganza al piatto in contrasto termico rinfrescante. La proposta di pesce è un trancio di ricciola cotto sulla pelle, finferli e la loro salsa, toum (salsa all’aglio) e olio di prezzemolo. Merita la citazione l’ottimo pane: pain brioche, quello con crema di mandorle e zenzero, quello con lievito madre.
Per finire
Deliziosa crostatina di limone e meringa; ravioli dolci con fonduta di Parmigiano e cioccolato bianco; torta al miele e noci. I prezzi: coperto 3; antipasti 16-20; primi 17-19; secondi 16-29; dolci 8-9. Menu esposto, ingresso e bagni comodi, parcheggio nei dintorni.
Non mancate
Lampredotto, gnocchi.
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