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Gears 5, il kolossal secondo Microsoft

Gears 5, il kolossal secondo Microsoft

di Riccardo Anselmi

09 Settembre 2019, 08:38

Gli sforzi di Microsoft sembrano ormai in gran parte rivolti alla prossima generazione di console, con il piano di ripartire subito con slancio nel 2020, al debutto del successore di Xbox one. Anche in quest’ottica si può leggere l’acquisizione negli ultimi mesi, per mano della major americana, di numerosi studi di sviluppo tra i più acclamati, da Playground a Obsidian, da Ninja theory a Double fine. Sono i talenti chiamati a infoltire la schiera dei first party, le fucine da dove escono le esclusive che da sempre influiscono sull’appeal di una piattaforma. Un assaggio della strada che si intende percorrere a Redmond lo offre comunque già Gears 5, kolossal con il quale adesso finalmente Microsoft rompe gli indugi realizzando, insieme a The coalition, un nuovo punto di riferimento per i third person shooter. Genere che, una quindicina di anni fa, ha contribuito a canonizzare proprio con il primo Gears of war, quando a occuparsi della serie era una certa Epic (oggi concentrata sui fantastilioni di Fortnite). 

Il valore di Gears 5 - disponibile da ieri su Xbox one e Pc per i possessori dell’edizione Ultimate e gli abbonati del servizio Xbox game pass ultimate; per tutti gli altri avviabile dal 10 settembre - è innanzitutto produttivo e conferma la volontà di Microsoft di continuare a investire grosse risorse nel settore gaming, come si confà a un big del suo livello. Il third person shooter di The coalition, diretto dal veterano Rod Fergusson (arrivato da Epic, dove seguiva proprio Gears of war), riporta in auge quel tipico gusto di chi non bada a spese, da roboante blockbuster hollywoodiano. Anche se, al di là dei muscoli, delle battute pronte, delle esplosioni e delle pallottole, Gears 5 incarna più profondamente lo spirito del digital entertainment di domani, affrontando per esempio di petto il tema dell’inclusività. 

Microsoft ha lavorato molto per rendere il titolo accessibile al più ampio pubblico possibile, studiando soluzioni per accogliere al meglio nella comunità dei giocatori di Gears le persone affette da disabilità, ottimizzando il videogame per controller specifici o impiegando impostazioni ad hoc per chi soffre di problemi uditivi. La stessa scelta di introdurre per la prima volta, come protagonista, un’eroina dal carattere complesso non è casuale: testimonia l’attenzione dell’industria alle istanze globali, attraverso una sempre maggiore consapevolezza e maturità in quelli che non sono più semplici sparatutto, ma gli universi multimediali delle grandi narrazioni contemporanee. 

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