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Nuove hit digitali. Febbraio, il mese dei cuori impavidi

Nuove hit digitali. Febbraio, il mese dei cuori impavidi

di Riccardo Anselmi

26 Febbraio 2023, 18:53

Febbraio si è rivelato un mese particolarmente ricco per il digital entertainment che conta, cui si rinfaccia spesso una mancanza di originalità, almeno per quanto riguarda le produzioni importanti. Eppure ci sono proprio titoli assolutamente nuovi, e non solo serie già viste, tra le uscite maggiormente interessanti dell’ultimo periodo. Una delle proposte più significative arriva dalla major Electronic arts, che dopo i fasti del remake di Dead space lancia l’assalto a Monster hunter con Wild hearts, action rpg nipponico a firma di Koei Tecmo pubblicato per computer e console sotto etichetta Ea originals. Lo studio responsabile del progetto è quell’Omega Force cui si deve, oltre alla longeva epopea dei Dynasty Warriors, un numero esorbitante di titoli, tra i quali Toukiden, cult risalente ormai a una decina d’anni fa e che Wild hearts sembra rievocare a più riprese, ampliandone però enormemente l’ambizione.

Se le collaborazioni per Ea originals erano finora state all’insegna di una dimensione prettamente indie, Wild hearts fa registrare un evidente salto di budget senza perdere qualità, anzi. Koei Tecmo fa ancora centro replicando, in un certo senso, l’operazione riuscita all’epoca dei Nioh, quando il Team ninja, un altro dei suoi studi prestigiosi, si è trovato a misurarsi alla grande con il genere soulslike cui tornerà a breve per mezzo di Wo Long. In maniera simile, Wild hearts porta la caccia grossa del bestseller Monster hunter in territori apparentemente famigliari e allo stesso tempo inesplorati, aggiungendo la carta strategica di strabilianti macchinari da architettare in loco per avere la meglio a suon di armi curiose e colpi speciali sui mostri più coriacei, colossali creature non di rado espressamente ispirate al folklore nipponico.

L’anima giapponese pervade tutto il videogame, che richiama continuamente il Paese del Sol Levante tanto nei personaggi, quanto nelle incantevoli ambientazioni che fanno da sfondo all’avventura, pensata per essere vissuta anche in co-op insieme gli amici. Si può tranquillamente asserire che, al di là delle dinamiche di gioco comunque approfondite e peculiari, in grado di offrire una rilettura fresca di un filone di successo come quello che fa capo alla saga di Capcom, sia proprio il fascinoso tocco nipponico a definire appieno un’opera come Wild hearts, che farà la felicità degli appassionati del made in Japan.

Sarà che febbraio è il mese degli innamorati, ma c’è sempre di mezzo il cuore pure in altro titolo che furoreggia in questi giorni: Atomic heart dei debuttanti Mundfish, pubblicato per computer e console da Focus entertainment, editore francese che sembra aver fatto della ricercatezza delle sue più recenti produzioni un’ammirevole cifra distintiva. Si tratta della casa anche di A Plague Tale. Con Atomic heart, attraverso il lavoro di Mundfish, Focus consegna ai fan l’erede spirituale dei Bioshock. D’altronde molti capolavori sono figli del passaggio di testimone tra maestri e allievi. Vengono in mente i rapporti tra Quake e Half-life, id software e Valve. Anche la sequenza di apertura di Atomic heart, che mischia rpg e first person shooter in una chiave prepotentemente narrativa, è di quelle destinate a lasciare il segno, mentre introduce magistralmente nelle raffinate architetture sovietiche dell’utopia oltrecortina dal sapore retrofuturistico che rappresenta l’incredibile pilastro artistico del gioco: una città avanzatissima piena di invenzioni straordinarie spinte dalla scienza atomica e popolata di robot, pronta a trasformarsi in un rovinoso scenario distopico quando, Westworld insegna, inizia la rivolta delle macchine. 

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