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THE PALE BEYOND (Fellow traveller, per Pc e Mac)
Il periodo in cui The Pale beyond è ambientato viene volutamente lasciato nel vago, ma è chiaro il riferimento all’epoca eroica dell’esplorazione antartica, tra la fine dell’ottocento e la prima metà del novecento, i cui protagonisti furono spesso britannici e irlandesi, come Ernest Shackleton e Robert Scott.
Dietro le imprese racchiuse in un survival che ben ricostruisce l’atmosfera di una piccola comunità costretta in situazioni estreme a compiere scelte altrettanto spietate aleggia anche il mistero dei misteri, che avvolse per oltre un secolo e mezzo il destino del celebre contrammiraglio sir John Franklin in rotta nel 1845 verso il Passaggio a nord-ovest. Invano la vedova finanziò diverse spedizioni per capire cosa fosse successo a quei marinai sfortunati.
Nel titolo sviluppato da Bellular studio, piccola software house indipendente di Belfast ci si cala proprio nei panni del comandante di una nave, diventato tale in difficili circostanze, che deve tentare di sopravvivere insieme ai suoi uomini, bloccati nelle acque gelide del Polo Sud. Fame, freddo, scorbuto, risorse che vengono a mancare: tutto congiura contro il lieto fine. Gli autori hanno sollevato la questione anche dell’importanza dei cani da slitta, indispensabili per muoversi e cacciare tra i ghiacci, ma sulle cui sorti non tutta la ciurma disperata concorda. Prendere decisioni resta arduo, in agguato c’è sempre il rischio di un ammutinamento: al capitano il compito di portare in porto la missione.
NINJA JAJAMARU (Inin, per Playstation e Switch)
Continua la caccia di Inin e Strictly limited alle gemme dimenticate del digital entertainment, con la riscoperta adesso del catalogo Jaleco, storica casa nipponica molto attiva negli anni ‘80, quando nel Paese del Sol Levante andavano forte piattaforme come Nes e Msx. Per gli appassionati di retro gaming un’occasione più unica che rara di recuperare in particolare, attraverso ben tre raccolte, la saga di Ninja Jajamaru, compresi alcuni cult rimasti a lungo confinati in estremo oriente che spaziano dagli rpg ai platform, secondo la tipica ricetta jump & run, un po’ la specialità di una serie considerata iconica anche grazie al carattere umoristico a 8-bit in grado di richiamate subito alla mente i cartoni animati giapponesi. Il progetto si inserisce nel solco di altre operazioni simili portate a compimento da Inin. Si tratta di una riproposizione fedele degli originali, con opzioni aggiuntive per farli funzionare al meglio sulle console attuali, ma tenendo come pilastro l’idea filologica di preservazione del software. Non mancano però un paio di chicche più spinte: Ninja Jajamaru: The Great world adventure, un vecchio titolo del Game boy che dopo il restauro viene presentato per la prima volta colori, ridipinto a mano, e Ninja Jajamaru: The great yokai battle +hell, un nuovo capitolo in perfetto stile vintage.
BROK THE INVESTIGATOR (Cowcat, per computer e console)
Un mondo del futuro dove gli animali si sono presi la rivincita e gli uomini sono scomparsi dalla circolazione, ma non è che le cose vadano tutto sommato meglio. La corruzione dilaga, l’inquinamento incombe e in pratica nella variegata fauna si riflettono le solite differenze sociali: i privilegiati possono respirare al sicuro in un ambiente protetto sotto una cupola, gli altri si devono arrabattare tra uno smog pestilenziale. C’è qualcosa di segreto a dettare le regole di questa situazione, ma l’investigatore Brok, un alligatore ex boxeur, dovrà trovare il bandolo dell’intricata matassa. Dopo la morte della moglie, è rimasto solo con il figlio di lei, Graff, e insieme - affidandosi chi più al ragionamento necessario per risolvere gli enigmi, chi più alla forza fisica dei pugni nei combattimenti - intraprenderanno l’avventura firmata dallo studio indie francese Cowcat, fondato da Fabrice Breton. C’è la storia, sotto forma di un thriller avvincente, ci sono le dinamiche di due diversi generi che si intrecciano in quello che è sia un punta e clicca, sia un beat’em up, frutto della passione per i classici Sierra, nonché per l’animazione Disney degli anni ’80-’90. Il risultato è anche una cura per il disegno di ambientazioni e personaggi, dalla grafica, vivace e coloratissima.
FIGHT ‘N RAGE (Blitworks, per Playstation e Xbox)
Arriva dall’Uruguay uno dei migliori beat’em up che cavalca appieno l’ultima ondata revival, trasformatasi ormai in una nuova età dell’oro in grado di infiammare l’intero genere, tornato in grande spolvero sulla spinta soprattutto delle produzioni dei francesi Dotemu, da Streets of rage 4 a Teenage mutant ninja turtles: Shredder’s revenge, capolavori assoluti verso i quali Fight ‘n rage ha poco o nulla da invidiare, avendo addirittura anticipato la corrente di qualche anno. Ancora più sorprendente se pensiamo che si tratta del frutto della passione sfegata di un singolo sviluppatore, Sebastian Garcia, alias Seba games, riuscito nell’impresa di creare a suo modo un cult sul fronte dei picchiaduro a scorrimento, sospeso tra citazionismo, creatività latina e reinvenzioni. Rockettaro e profondamente influenzato dalla scena arcade made in Japan, la cui atmosfera viene richiamata fin nelle opzioni che simulano lo sfarfallio vintage dei vecchi schermi curvi a tubo catodico, Fight ‘n rage è un’esperienza ad alto tasso tecnico che si avvantaggia adesso su console della riedizione next-gen a 120 fotogrammi al secondo. Breve, ma intenso come si conviene allo spirito coin-op, il titolo pubblicato da Blitworks non si esaurisce in una singola partita perfetta, ma calcola i propri tempi sommando gli stessi, di game over in game over, allegramente insieme agli amici.
FASHION POLICE SQUAD (No more robots, per Pc e console)
È l’ultima moda. Alcuni li chiamano boomer shooter, altri più semplicemente prendono come riferimento l’ampia categoria degli sparatutto rétro. Si tratta di una questione estetica, ma non solo. Si cerca infatti così di recuperare anche la perduta anima arcade del vecchio digital entertainment, quando i videogame dovevano prima di tutto essere immediati e divertenti. Lo studio finlandese Mopeful ha trovato una maniera molto interessante per inserirsi appieno nel revival. Mettendoci dentro cioè anche un sacco di humour. Fashion police squad è un first person shooter coloratissimo e davvero sui generis. Mantiene un chiaro alone classico, a cominciare dalla grafica che richiama con altri toni, parecchio sgargianti, gli albori di Doom e Duke Nukem, eppure riesce a sviluppare contemporaneamente un mucchio di idee fresche, per un’azione che è sia veloce che tattica, perché ogni situazione mette in campo precisi elementi di game design. Mentre ci si sposta agili per la città, stringendo a mo’ di frusta la cintura della giustizia grazie al quale punire i nemici e agganciarsi ai palazzi compiendo enormi balzi degni dei supereroi, nei panni degli agenti del curioso reparto di polizia di Trendopolis bisogna affrontare per le strade i personaggi peggio vestiti, da ricondurre sulla via del fashion style a colpi di strambe armi il cui nome è tutto un programma, dalla carabina 2dye4 al Tailormade sewing machine.
WONDERLAND NIGHTS: WHITE RABBIT’S DIARY (Ratalaika, per Pc e console)
Un viaggio nel nonsense del Paese delle meraviglie, accompagnati dal Bianconiglio, seguendo il quale la piccola Alice finiva catapultata in quel mondo dominato da strane leggi e dove la ragazzina rischiava di perdere la testa, a causa delle bizze della vendicativa Regina di cuori, per fortuna mitigata nei suoi eccessi dal più benigno consorte. Si intuiva anche nel libro di Lewis Carroll che dovevano esserci altri sovrani e nel videogame dello studio indie neozelandese Sky bear ecco che si impara a conoscerli tutti, immaginando che quella terra sia suddivisa in quattro regni, ciascuno connotato da un seme delle carte da gioco. Disegnato come un libro illustrato multimediale, Wonderland nights permette di ricreare lo spirito stravagante del classico della letteratura, trasformando i suoi personaggi nei protagonisti di colpi di mano, trame misteriose, inganni divertiti, sotto la regia dell’araldo dalle sembianze di un roditore, abbigliato con il panciotto e un orologio da taschino a portata di zampa. Spetta a lui, cioè al giocatore, organizzare il summit politico annuale tra le quattro nazioni di Wonderland, pianificando strategicamente gli incontri bilaterali tra gli ospiti che con le loro interazioni determinano uno dei possibili finali.
KING OF THE CASTLE (Team17, per Pc)
Il medioevo fantasy del Trono di spade, liberamente ispirato alle complesse trame della Guerra delle due rose, mostrava a tinte fosche quanto l’ambizione per il potere potesse facilmente trasformarsi in una lotta cruda e spietata, senza esclusione di colpi bassi, ambiguità, fino a veri e propri tradimenti. King of the castle non fa eccezione e, stavolta con una grafica ironica, vivacemente colorata, allestisce i possibili rapporti di forza in un regno dove, impersonando il sovrano, si deve cercare di far prosperare il territorio, tenendo a bada chi potrebbe congiurare per scalzare il nostro scettro. Lo studio Tributary games con sede a Londra e un team sparso tra Regno Unito, Stati Uniti, Canada e Francia, si è divertito a immaginare, strizzando l’occhio a più di un anacronismo nei confronti di gadget e costumi, le dinamiche che possono muovere i sudditi dei vari strati sociali, dai feudatari più ricchi alla folla più povera, capace comunque di ribellarsi violentemente a fronte della sua situazione disperata. Il multiplayer, che può coinvolgere da tre a ventiquattro giocatori, funziona come un consiglio cui è demandato prendere decisioni anche riguardo le scelte dal re. Si tratta di una platea che in streaming può arrivare a contare migliaia di persone in grado di condizionare gli esiti di quanto pianificato. Con una punta di malizia viene ricordato che, come in qualsiasi votazione, lontano dalla luce del sole possono verificarsi brogli, compravendite, voltafaccia per conquistare almeno un po’ di quel potere che evidentemente, come recita un noto adagio, logora solo chi non ce l’ha.
TRENCHES - WORLD WAR 1 HORROR SURVIVAL GAME (Ratalaika, per Pc e console)
Non c’è bisogno di case stregate o di inquietanti esperimenti parascientifici per trasmettere un senso di orrore: bastano scenari bellici di normale ordinanza, in particolare quelli dominati dal fango e dal freddo delle trincee della prima guerra mondiale. È in questo cupo dedalo, nell’anno 1917, che si svolge Trenches, il survival horror dello studio indie Steelkrill, che fa non tanto della durata - comunque breve - quanto dell’atmosfera pervasa di paura e sconforto l’ambientazione di un’esperienza sotto molti aspetti sconvolgente. Nella divisa di un soldato non diverso dai suoi commilitoni si deve cercare di salvarsi, sfuggendo a un incubo che purtroppo si tocca con mano, di fronte alla minaccia onnipresente del nemico, per cui occorre evitare il benché minimo rumore, nonostante sia altrettanto necessario muoversi, scappare, non restare immobilizzati nella morsa del gelo, della fame, del terrore. Sono fantasmi della mente o è tutto vero quello che il militare sperimenta? E perché un’infermiera è distolta dalla cura dei feriti, animata da oscuri propositi di vendetta, in un sovvertimento dei ruoli straniante e terrificante? A sostenere la disperata lotta dell’uomo per la vita è la fotografia dei suoi cari che vorrebbe riabbracciare, ma si potrà tornare a essere le persone affettuose e generose che si era, dopo aver fissato così a lungo gli occhi nell’abisso del male?
DECK ‘EM! (Frosty pop, per Pc e Mac)
Li si potrebbe definire i giochi della pausa caffè per almeno un paio di buone ragioni. Si tratta di titoli immediati che si sposano bene con sessioni mordi e fuggi, ma anche il prezzo in questi casi diventa una discriminante decisiva. In pratica ce li si può portare a casa per l’equivalente del costo di una consumazione al bar, pochi euro e via, senza stare a pensarci troppo. È la filosofia con cui arriva su computer il catalogo di Frosty pop, recuperando in primis proprio una hit mobile, Deck ‘em!, che ha a che fare con le carte e cui seguirà a brevissimo Escape from the Red planet, rivisitazione con lo stesso accento minimal, ma ricercato di un altro grosso filone, quello dei tower defense. Deck ‘em! rielabora invece forse il più grande classico del digital entertainment per Pc che ha accompagnato in un certo senso l’evoluzione di Windows: il solitario. Il gioco viene riadattato per rappresentare, anche graficamente, dietro l’estetica da fumetto, un match di boxe tra il campione e l’improbabile sfidante che si completa round dopo roud pescando e posizionando le carte secondo precise regole. L’obiettivo non è tanto vincere, quanto passare il tempo.
PANDA PUNCH (Ratalaika, per Pc e console)
Panda punch si presenta come un platform sorprendentemente vasto per essere una così piccola produzione, dichiaratamente low cost, ma non per questo necessariamente fast food. Restituisce cioè un gusto comunque genuino. Per restare in tema culinario, è un po’ come un tramezzino al bar degli amici sotto casa realizzato con amore, anche se magari poi non tutti gli ingredienti sono sempre al top e nel complesso l’orizzonte appare quel che è. A una manciata di euro si trovano la bellezza di 58 livelli con tanto di percorsi segreti, grossi boss da sconfiggere e abilità da sbloccare strada facendo. Lo stile è elementare, in un costante richiamo specialmente ai classici a 8-bit. La dinamica del saltare con precisione da una piattaforma all’altra, evitando i nemici e le trappole, viene tuttavia insaporita da una certa dose di ragionamento. Niente di troppo complesso, come dimostra, per inciso, la gestione degli obiettivi: Panda punch risulta uno di quei titoli che si platinano in tempi record, seppur completarlo al 100% sia un’altra cosa. La firma dei Ninja rabbit studios, gli stessi di Micetopia, sta anche nell’aver per protagonista un simpatico animale antropomorfo, nel caso di Panda punch un panda rosso che con il suo braccio robotico combatte un’invasione aliena.
Riccardo Anselmi
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