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Van Damme, Mortal kombat 1 e l'orientalismo degli anni '80

Van Damme, Mortal kombat 1 e l'orientalismo degli anni '80

di Riccardo Anselmi

17 Settembre 2023, 19:24

Se da un lato Mortal kombat 1 costituisce a tutti gli effetti un reboot, dall’altro, con l’ingresso nel cast della guest star Jean-Claude Van Damme, rappresenta la chiusura del cerchio. Si narra infatti che la storica serie di fighting game sia nata negli anni ‘90 ipotizzando allora proprio una collaborazione con il popolare campione dei film di arti marziali. Alla fine l’idea non si concretizzò, ma quel sapersi reinventare all’insegna dei richiami cinematografici, da Grosso guaio a Chinatown a Predator, fece probabilmente la fortuna di uno dei picchiaduro più di successo e longevi del digital entertainment. Al posto di Van Damme venne concepito l’eroe caricaturale Johnny Cage, stella hollywoodiana degli action movie tra le presenze fisse di episodio in episodio insieme ai ninja Scorpion e Sub-zero. Oggi il vento è cambiato, i videogame non sono più visti al pari del merchandising, anzi la loro industria fiorente calamita ormai ogni genere di personaggio famoso, che fanno a gara per una parte.

Mortal kombat 1 schiera anche l’attrice Megan Fox nel ruolo della vampira Nitara. Jean-Claude Van Damme compare in una versione ispirata al protagonista della pellicola Senza esclusione di colpi del 1988, come aspetto alternativo del classico Johnny Cage. Si tratta di una skin esclusiva per i possessori del Kombat pack, già compreso nella Premium edition di Mortal kombat 1 e che, continuando la tradizione dei crossover degli ultimi capitoli, da Jason di Venerdì 13 a Terminator, da Alien a Rambo, nei prossimi mesi introdurrà altri volti noti del piccolo e grande schermo: Omni-man (Invincible), Peacemaker (Dc Peacemaker), Patriota (The Boys). È uno dei vantaggi di avere alle spalle una major come Warner bros, che ha tra le produzioni di punta per computer e console i titoli di Netherrealm, lo studio di Chicago che da sempre si occupa di Mortal kombat, una saga di picchiaduro andata via via a enfatizzare il suo spirito cinematografico.

Al di là del mare di citazioni che si possono cogliere dalle battute alle mosse, alcune ricalcate direttamente dai film, come la celebre spaccata di Van Damme o in questo capitolo la famigerata tecnica dell’esplosione del cuore con cinque dita di Kill Bill, esiste una modalità narrativa che mette in scena le vicende che fanno da sfondo al videogame alla stregua di un vero lungometraggio, in cui si alternano senza soluzione di continuità filmati e combattimenti interattivi. Nel caso del reboot di Mortal kombat 1, che riscrive eventi e storie di molti personaggi, si torna a respirare l’orientalismo delle origini, quando negli anni ‘80 sbocciava in tutto l’occidente la fascinazione per le arti marziali e le loro leggende, alla base di cult movie come Grosso guaio a Chinatown, saccheggiatissimo da Netherrealm.

Rispetto ad altri fighting game, che ruotano essenzialmente sui match competitivi in multiplayer, la serie Mortal kombat non si è mai risparmiata anche per quanto riguarda i contenuti singleplayer, ingegnandosi tra extra e modalità particolari. Lo story mode è uno di questi, ma in Mortal kombat 1 c’è pure Invasion, una sorta di gioco dell’oca in cui la pedina è il proprio combattente, che a seconda della casella deve affrontare sfide diverse, sbloccando di volta in volta vari bonus, come colori o costumi per personalizzare l’alter ego. Tabelle e premi speciali verranno aggiornati periodicamente nelle stile delle stagioni online che caratterizzano tante hit dell’era gaas, i game as a service, pensati per aumentare giorno dopo giorno il coinvolgimento del pubblico.

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