hi-tech
CREATURES OF AVA (11 bit studios, per Pc e Xbox)
Viaggiare in un mondo di fantasia per cominciare a comprendere quanto fragili e delicati siano gli equilibri degli incantevoli ecosistemi della Terra. Co-sceneggiato da Rhianna Pratchett, Creatures of Ava di Inverge Studios è una rigenerante avventura nella quale si ritrovano trasfigurate in uno scenario di fantasia le urgenti questioni del nostro tempo, aiutando a sviluppare una sensibilità più avvertita e a interrogarsi su domande ineludibili riguardo le conseguenze di azioni e di mancati interventi. Cosa si può fare per evitare l’estinzione di una specie, la cui scomparsa impatta negativamente sulla qualità di ogni aspetto della vita? È sempre possibile la convivenza con l’uomo o è necessario che a volte quest’ultimo faccia un passo indietro per consentire alla natura di prosperare con i suoi ritmi e nei suoi spazi? Protagonista di Creatures of Ava è la ventiduenne Vic che, in compagnia del sodale Thabita, compie una spedizione sul pianeta Ava per salvarne la fauna selvatica in pericolo. Scopre presto che la minaccia riguarda più in generale le diverse forme di vita che abitano Ava, vittime di un morbo, che ha reso intanto gli animali molto aggressivi. La giovane sa come eliminare l’infezione, grazie a un bastone magico, il Nafitar, fonte di energia purificante. Nel suo arsenale ha anche un flauto, la cui musica dolcissima diventa lo strumento con cui addomesticare le belve, che Vic comunque non intende catturare. Lasciate libere, possono però rivelarsi valide alleate per superare gli ostacoli lungo la missione. Non ci sono combattimenti, non c’è violenza in Creatures of Ava, che ci dice quanto possa e debba essere rispettoso il rapporto con la fauna, la flora e la popolazione aliena autoctona, i Naam, di cui impariamo a comprendere le tradizioni e la storia. Vic è capace di empatia, bussola con la quale prendere decisioni impegnative, nonché immersi in meravigliosi paesaggi dove lo sguardo è invitato a soffermarsi su una miriade di dettagli, anche solo per il gusto della contemplazione del bello. Oasi di pace da conoscere e preservare, senza smanie di possesso, disposti ad ascoltare la voce di chi, facendo tesoro dei saperi del passato, ha la chiave per un futuro ricco di biodiversità.
MINDS BENEATH US (BearBoneStudio, per Pc)
Una futuristica Taipei, che nel gioco diventa la fittizia, vividissima, città di Wanpei, cuore pulsante della distopica realtà alternativa immaginata da Bearbone Studio nel thriller Mind Beneath Us. L’intelligenza artificiale ha ormai preso il sopravvento, rivelandosi uno strumento formidabile per dominare una società totalmente automatizzata e gli individui sono pronti, in questo inquietante futuro prossimo, a essere scissi nei loro corpi e nelle loro coscienze, queste ultime poste al servizio di una forma molto avanzata di IA. È stato infatti scoperto un processo industriale che permette di far funzionare internet senza utilizzare vecchi hardware, sostituiti da una piattaforma creata attraverso la connessione di cervelli umani. Una prospettiva cupa, che però rimane l’unica opportunità per i più svantaggiati di ottenere un compenso, anche perché i contorni effettivi dell’incarico non sono del tutto chiari e dunque si offrono volontari in cambio di una cospicua offerta di denaro. Accade anche al protagonista Jason, che al suo primo giorno di lavoro capisce presto di essere finito in una situazione ben poco allettante. E pensare che si preparava a festeggiare con la fidanzata un’importante ricorrenza. Invece finisce con il suo corpo costretto a ospitare una coscienza non sua, rimasta dormiente da qualche parte e con la quale riesce a comunicare durante il sonno. Gli autori hanno costruito un contesto coerente, che si impara a conoscere conversando con i personaggi che si incontrano, tenendo presente che ogni dialogo, per quanto possa apparire poco significativo, contribuisce a tratteggiare l’avvincente quadro d’insieme. Gli uomini e le donne che si aggirano in questa ipotetica metropoli asiatica sono senza volto. Indipendentemente dai motivi effettivi di questa decisione, si aggiunge un ulteriore elemento alla spersonalizzazione evidente che la ricerca del profitto portata all’estremo ha determinato sulla collettività. Chi si rende conto delle dinamiche in atto, comincia una ribellione clandestina, per lottare contro l’oppressione di un regime corrotto e spietato. Come nel migliore cyberpunk, emergono interrogativi etici, che in Minds Beneath Us interpellano le scelte di Jason, conducendo la storia a uno dei possibili finali, conservando un ritmo frutto di una ben congegnata sceneggiatura, supportata dalle animazioni disegnate a mano e dal felice connubio tra personaggi 2D e scenari tridimensionali. Cosa distingue l’uomo dalla macchina? Cosa ci rende umani?
VAMPIRE THERAPIST (Little Bat Games, per Pc, Mac e Linux)
Vivere per l’eternità, provvisti di doti sovrumane, eppure non immuni da tanti dei problemi che attanagliano i comuni mortali, alla ricerca di un senso nella propria esistenza, alle prese con insicurezze, sensazioni di inadeguatezza, tristezza, desiderio di cambiare. In Vampire therapist le mitiche creature che attraversano il folclore di tutto il mondo trovano un aiuto nella terapia cognitivo-comportamentale applicando i principi della quale ciascun personaggio prova ad affrontare fobie, narcisismi, pressioni psicologiche per riuscire ad affermare il proprio sé più vero, liberandosi da zavorre che, pure nella prospettiva di un futuro senza limiti, rendono difficoltoso proseguire nel cammino quotidiano. Lo sviluppatore Little Bat Games si è evidentemente divertito nell’allestire il variegato cast dei personaggi, attingendo a svariate epoche, dall’età del Bronzo all’Ottocento, passando per l’Italia del Rinascimento e la sete di scoperte scientifiche tra Sei e Settecento (in particolare . Alcuni sono storicamente esistiti, sia pure liberamente rielaborati nei toni di una commedia nera, altri di invenzione, ispirati a un immaginario che va dalla letteratura al cinema, alle serie tv, senza dimenticare un tocco di umorismo, tra Terry Pratchett e Mel Brooks. Il protagonista è Sam, un cowboy del selvaggio West al tramonto che, dopo essersi guadagnato una sinistra fama da pistolero senza legge, si appassiona al pensiero del Trascendentalismo americano, punto di svolta per un drastico mutamento che lo porta a conoscere un mentore addirittura dell’antica Grecia, con il quale approfondire l’itinerario verso una maggiore conoscenza del suo io interiore. Da lì inizia il suo percorso nella terapia, che poi applica ai vampiri che a lui si rivolgono come professionista per risolvere disturbi angoscianti. Un esempio? L’agorafobia, che impedisce di frequentare spazi aperti. Il meccanismo è quello di una visual novel, dove l’interattività è soprattutto affidata ai dialoghi.
CONSCRIPT (Team17, per Pc e console)
Dal 21 settembre al 18 dicembre 1916, lungo il fronte occidentale tra Francia e Germania segnato dai tunnel delle trincee e dalle fortificazioni che si susseguivano dal Mare del Nord alla frontiera con la Svizzera, si combatté la battaglia di Verdun, la più lunga della prima guerra mondiale e costata, secondo le stime degli studiosi, oltre 700.000 vittime e diventata in Francia emblema dell’immane crudeltà della guerra. Qui lo sviluppatore australiano Jordan Mochi, fondatore di Catchweight studio, una laurea in storia alle spalle, ha scelto di ambientare il suo primo titolo, Conscript, al quale ha lavorato per anni, pressoché da solo, realizzando un survival horror che vuole essere anche un monito per apprezzare sempre di più il valore della pace. Non c’è infatti nulla di epico nell’impresa del protagonista, che vuole ritrovare il fratello perso in quel dedalo di fango, sangue, morte. Non ha accanto a sé nessuno che possa aiutarlo ed è un’impresa impari. Sono tanti gli aspetti che, in questa trasposizione in pixel art, riescono a portare nel cuore di una tragedia epocale. I coscritti, anche giovanissimi, venivano mandati in prima linea senza adeguata preparazione che anche il nostro soldato è costretto ad acquisire sul campo, in mezzo a mille pericoli. Si sentono i suoni lugubri e devastanti che, dalle testimonianze dei reduci, contribuivano enormemente al senso di incertezza perenne, tale da deprimere il morale fino dei più convinti e ardimentosi. In quelle gallerie umide, infestate dai topi, dove può insinuarsi a tradimento il nemico, ogni tipo di risorsa, dall’acqua al cibo, dalle armi ai medicinali, è limitato e in Conscript come nella realtà diventa necessario gestire, contingentare, rinunciare magari dolorosamente a qualcosa di pur indispensabile in favore di qualcos’altro ancora più importante. La violenza non è edulcorata in questa strenua lotta per salvare la propria vita e cercare di capire cosa sia capitato alla persona a noi più cara al mondo, dispersa in quell’inferno. L’autore ha precisato di essersi voluto recare sul posto, attorno a Verdun nel dipartimento francese della Mosa, fotografando e mappando i luoghi, ma alla veridicità concorrono gli stessi arsenali, le tattiche, gli equipaggiamenti utilizzati. Soprattutto si respira l’orrore che nei videogame attraverso i quali Mochi si è avvicinato al genere, da Silent Hill a Resident Evil, si ammantava di sovrannaturale e invece qui si rivela esperienza quotidiana e reale di uomini catapultati, da un giorno all’altro, nella disumanità di un conflitto dove per non essere uccisi si deve uccidere, anche a mani nude e all’arma bianca negli incontri ravvicinati col nemico, sperando di uscire al più presto dall’incubo per tornare alla civiltà. Ancora più consapevoli di come fosse prezioso ciò che si dava per scontato.
CAT QUEST III (Kepler Interactive, per Pc e console)
Alla fine di titoli se ne conteranno nove, perché nei Paesi anglosassoni i gatti hanno altrettante vite, e non appena (si fa per direI) sette come da noi. Intanto la saga del gdr d’azione Cat Quest, sviluppato da The Gentlebros, è giunta al terzo appuntamento, che aggiunge un’avventurosa ambientazione a tema piratesco, o meglio pi-rattesco perché se da un lato ci sono i felino-bustieri, dall’altra non possono che esserci i pi-ratti sulle tracce di un mitico tesoro, la Stella del Nord, sepolto in un’isola dell’arcipelago di Gattaraibi. L’accento è al solito all’insegna di un simpatico umorismo, applicato alle imprese di un adorabile gattino dai prodigiosi poteri che salpa con il suo galeone per il mare aperto, incontrando cattivi di ogni risma. Mentre prova a far luce sui misteri delle leggende fiorite attorno alla Stella del Nord, raccoglie indizi che si riveleranno utili a chiarire meglio il quadro completo di Cat Quest, gettando ponti con i precedenti episodi. Al cuore c’è il tema dei legami familiari, ma c’è naturalmente anche il piacere per l’esplorazione di paesaggi da sogno, capaci di nascondere innumerevoli segreti, gustose Easter egg e bottini da recuperare, come pure rompicapo da risolvere e nemici da affrontare, potendo contare sull’aiuto e l’amicizia del capitano Cappy. Le ispirazioni pop di scenari e personaggi pescano a piene mani dall’immaginario cinematografico. Basti pensare al malvagio e tormentato Re dei Pirati, colpito da un’oscura maledizione, un po’ Darth Vader di Guerre stellari, un po’ Davy Jones dei Pirati dei Caraibi.
THE STAR NAMED EOS (Playism, per computer e console)
Il tema è quello del ricordo, mentre ci si chiede se, con il passare del tempo, le memorie legate alle persone che abbiamo amato possano affievolirsi fino a scomparire. Cosa fare dunque per preservarle? In Behind the Frame era la pittura lo strumento principale per immergersi in scenari (disegnati a mano) dal forte fascino e catturare l’attimo di incanti irripetibili. Adesso Silver Lining Studio sorprende ancora con la nuova avventura The Star Named Eos, basata sull’utilizzo del mezzo probabilmente più congeniale e a portata di mano proprio a fissare per sempre momenti di vita: la fotografia. Per il protagonista la macchina fotografica si rivela il tramite essenziale per conoscere cosa sia accaduto alla madre scomparsa, una fotoreporter. Vecchie cartoline e scatti un po’ sfocati diventano le tessere di un puzzle con il quale compiere un viaggio emozionale, dove i dettagli sbiaditi, risolvendo rompicapo di varia difficoltà, acquistano la definizione necessaria per una lettura accurata dell’immagine. Si comincia al chiuso della camera del ragazzo, ci si sposta poi su un treno, in un caffè, in un campeggio: luoghi evocativi per ricomporre un mistero che ha direttamente a che fare con le fotografie materne e su quanto gli scatti possano raccontare o camuffare la realtà.
THALASSA: EDGE OF THE ABYSS (Team17, per Pc)
Un galeone spagnolo sepolto da tre secoli nelle acque delle Antille e una nave, la Thalassa, che nel 1905 si cimenta nell’impresa di localizzare il relitto, finendo a sua volta con l’inabissarsi sul fondale. Per Cam - unico superstite della sfortunata spedizione, scampato al pericolo per essersi preso una licenza in seguito alla tragica morte di un suo collega e amico - diventa imperativo capire cosa sia successo e perché. In Thalassa: Edge of the Abyss di Sarepta studio il silenzioso protagonista per riuscirci dovrà imparare anche ad ascoltare le voci di chi non c’è più, in scene dove i personaggi compaiono sotto forma di silhouette luminose, con le quali si può in un certo senso interagire, raccogliendo all’occorrenza oggetti indispensabili per poter proseguire nella solitaria esplorazione di quell’imbarcazione trasformatasi in una cupa tomba. Fotografie, registrazioni su cilindri fonografici, lettere, diari, libri che fluttuano nell’acqua concorrono di volta in volta a rendere più chiaro il quadro, ma risolto un mistero se ne apre subito un altro, in un susseguirsi di rivelazioni. C’è molta malinconia nell’aggirarsi di Cam tra le ombre di un passato che ha conosciuto quando la Thalassa era un gioiello e adesso giace in rovina, ma soprattutto sono le vite degli altri, i compagni di avventura che non ci sono più, ad avvolgere in un manto di triste rimpianto l’incedere del palombaro. A terra lo guida il saggio Bailey, uno scozzese, laggiù non ha il conforto di nessuno, se non della sua sete di verità e di ricordi che ci consegnano il ritratto di un equipaggio proveniente da diverse parti del mondo, dalla Spagna alla Germania, dalla Giamaica alla Siria, uomini e donne che cominciamo a conoscere con le loro storie, la loro personalità, i loro desideri e i motivi dietro ogni azione.
VALLEY PEAKS (Those Awesome Guys, per Pc e Nintendo Switch)
Un incantevole open-world in miniatura, dove imparare a raggiungere le vette per impiantare sulla cima stazioni radio così da aiutare la comunicazione tra i simpatici anfibi che abitano nei paesaggi artisticamente stilizzati di Valley Peaks, fantasioso simulatore di scalate in prima person di Tub Studio. La rana protagonista si impegna, fatica e si gode l’obiettivo raggiunto dopo tanti sforzi, supportato dalla musica che lo accompagna, ma in realtà compie le missioni con piacevole naturalezza. Attorno ha inoltre tutto ciò che gli serve per completare obiettivi secondari, mettendosi a raccogliere funghi qua e là (ci sono una miriade di oggetti nascosti, dalle tipologie più svariate) oppure chiacchierando amabilmente con le rane del posto, così da stringere nuove amicizie, magari per riposarsi un po’ prima di lanciarsi di nuovo all’assalto. L’approccio al gioco è intuitivo, ma trovare la giusta via può rivelarsi non proprio semplice, mantenendo anche così sempre elevato il coinvolgimento, ripagato dal panorama sul quale si spazia dall’alto della montagna. Un po’ avventura, un po’ racconto di formazione, Valley Peaks si inoltra nel passato del personaggio principale, il cui padre aveva per primo iniziato il progetto delle torri di trasmissione, illuminando i motivi di una scelta in quello che diventa un cammino per conoscere meglio chi si è e le proprie aspirazioni.
CATS ON DUTY (ESDigital games, per Pc e console)
Uno strategico in tempo reale che è anche un mix di tower defense e match-3, tutto rigorosamente a tema felino. È un po’ come un Plants vs. Zombie dove le piante sono soppiantate dalle star del web, i gatti, decisi a difendere il proprio territorio e l’intero mondo messo in pericolo da un’orda di mostruose creature: scheletri, zombie, streghe e chi più ne ha metta. Naturalmente a indispettire i nostri eroi sono anche i classici topi così come i gomitoli si rivelano irresistibili prede da conquistare fino all’ultimo filo. Ogni dettaglio del gioco di Prikol Team è deliziosamente declinato, in chiave umoristica, tenendo presenti le abitudini e le caratteristiche dei mici, di cui si dispiega in campo un’ampia varietà di esemplari, che possono unire le forze, dando origine a un super animale. C’è anche un omaggio al protagonista della fiaba resa celebre da Charles Perrault, Il gatto con gli stivali. Comunque si combatte per diversi motivi, compreso quello piuttosto prosaico di mantenere il possesso delle proprie lettiere. Gli autori si sono evidentemente divertiti a declinare in pixel art ciò che rende il gatto un così apprezzato ospite delle nostre case, ammantandolo di verve, spirito battagliero, intelligenza, energia e un attivismo non proprio direttamente associabile al loro tranquillo assopirsi per lunghe ore, pur sempre in allerta.
UNDERSPACE (Cammian Games, per Pc)
Il fascino e la paura verso l’ignoto rivivono in Underspace, il gioco di ruolo sandbox di Pastaspace Interactive uscito con la formula dell’accesso anticipato. Questo viaggiare verso mondi sconosciuti si tinge di echi lovecraftiani, perché fissando lo sguardo nella profondità dell’abisso si arriva a provare lo sgomento del terrore cosmico nell’emergere di terribili mostruosità, specchio forse di incubi sepolti nell’inconscio. L’altra ispirazione è la fantascienza classica. Il titolo, che si configura quale seguito spirituale di Freelancer, simulatore di combattimenti con navi spaziali, può essere giocato in solitaria e, in previsione, online con gli amici, per dividersi i molteplici compiti cui si è chiamati, immersi nella vastità di una galassia liberamente esplorabile, tra una miriade di sistemi solari, ciascuno con caratteristiche a sé. Ci sono risorse da recuperare, merci da commerciare, tesori da scoprire e conquistare, creature spaventose da fronteggiare. Il progetto è frutto della passione di Kevin Brock, alias Trainwiz, maestro nel forgiare modifiche ai videogame, i cosiddetti mods, da lui applicati a Skyrim, Fallout 4, Starfield. A gioco ultimato, sono annunciati in Underspace più di sessanta veicoli spaziali, oltre 150 equipaggiamenti e una quarantina di fazioni, tra mercenari, pirati, cacciatori di stelle, avventurieri, attaccabrighe. Si viene assoldati per gli incarichi più svariati: trasporti, servizi di scorta, esplosioni, eliminazioni di nemici. Intanto si è sempre spinti più in là dalla sete di conoscenza che offre anche la chiave per comprendere meglio chi siamo, dove ci troviamo, dove siamo diretti.
AERO THE ACRO-BAT (Ratalaika, per Playstation, Switch e Xbox)
A volte ritornano. L’ultima serie a essere recuperata da Ratalaika è un altro piccolo cult dei primi anni ‘90, quelli all’insegna delle console a 16-bit come Snes e Mega Drive, dove nel 1993 debuttò Aero the Acro-Bat, originale platform 2D di David Siller - creato insieme a Iguana e Sunsoft - caratterizzato da uno stile da cartone animato. Il protagonista è una star del circo, che diventa il topos attorno cui rielaborare anche i vari livelli lungo i quali si compie la missione del nostro eroe, un pipistrello acrobata antropomorfo, impegnato a salvare i suoi amici da una gang di clown cattivi. Entro la fine del 2024, Ratalaika ha in programma di ripubblicare l’intera sequenza di episodi, compresi il sequel Aero the Acro-Bat 2, lo spin-off Zero the Kamikaze Squirrel e il remake Aero the Acro-Bat: Rascal Rival Revenge. Forte del particolare immaginario, all’epoca ci furono case che valutarono la presenza scenica di Aero per il ruolo di vera e propria mascotte. Al di là dei personaggi bizzarri e dell’ambientazione circense, che si sposa con una colonna sonora in tema, il videogame di Siller viene considerato antesignano di quella scuola di game design incentrata sugli obiettivi. Per passare al quadro successivo, non basta superare tutti gli ostacoli e raggiungere la destinazione, ma bisogna soddisfare prima determinati requisiti. La riedizione di Aero the Acro-Bat curata da Shinyuden permette di scegliere tra la versione giapponese o internazionale del gioco e vanta diversi extra, come filtri, trucchi, salvataggi rapidi e una galleria.
JDM: RISE OF THE SCORPION (Game Factory, per Pc)
La versione completa dovrebbe arrivare entro fine anno. Intanto tutti possono saggiare la bontà di uno dei progetti più interessanti in ambito racing grazie al prologo gratuito Jdm: Rise of the Scorpion. Si sente già l’aria di cult. Un po’ come all’epoca Assetto Corsa, il titolo italiano che ha rivoluzionato il mondo delle simulazioni sfidando dal basso lo strapotere delle major, Jdm ha le carte in regola per conquistare un nutrito gruppo di appassionati che da anni sognavano un videogame così: la perfetta rappresentazione della scena Jdm, Un acronimo che originariamente sta per Japanese Domestic Market, ossia l’espressione automobilistica più spiccatamente giapponese, ma nel gioco di Gaming Factory diventa ufficialmente la contrazione di Japanese Drift Master. Uno comunque non esclude l’altro ed è proprio il senso del titolo, che realizza un riuscito tributo all’immaginario nipponico di manga e anime come Initial D, con l’invito a gustarsi il più puro piacere di guida derapando lungo le strade dei celebri passi di montagna del Paese del Sol Levante, al volante dei veicoli più iconici di marchi come Mazda, Nissan, Subaru, senza dimenticare il tuning, sia dal punto di vista delle prestazioni che estetico (dalla carrozzeria all’abitacolo). Un quarto di secolo dopo Shutoko Batoru ha trovato un erede ancora più affascinante, costruito attorno a un concetto di open world che è un vero salto all’altro capo del globo.
© Riproduzione riservata
Contenuto sponsorizzato da BCC Rivarolo Mantovano
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata