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Generazione bit. Tra tante novità anche le riscritture di grandi classici

Generazione bit. Tra tante novità anche le riscritture di grandi classici

di Riccardo Anselmi

01 Dicembre 2024, 10:55

DRAGON QUEST III HD-2D REMAKE (Square Enix, per Pc e console)


Nel 2018 Octopath Traveler conquistava i favori del pubblico anche per lo stile grafico originale, ribattezzato <HD-2D> dalla stessa Square Enix, che aveva trovato un modo per gettare un ponte tra le frontiere dell’alta definizione e l’immaginario legato alla bidimensionalità tipica dei giochi di ruolo di stampo nipponico della stagione d’oro degli anni Ottanta e Novanta. In pratica i personaggi in pixel art si muovevano completamente a loro agio in ambientazioni diventate tridimensionali e più piene di vita rispetto al passato. È la via intrapresa adesso per Dragon Quest III HD-2D Remake, sviluppato da Square Enix con il suo Team Asano. Ripensare un classico come Dragon Quest III attraverso la lente dell’<HD-2D> ha significato misurarsi con un’ulteriore sfida, per mantenere la fedeltà a un titolo molto amato dai fan e d’altra parte rinnovarlo in modo tale da renderlo maggiormente fruibile alle nuove platee di giocatori. Il progetto è stato affrontato con un’acuta sensibilità artistica per riportare in vita la trilogia di Erdrick, rendendo omaggio con rispetto e creatività al cult del 1988, al quale avevano lavorato il papà della saga, Yuji Horii, e l’artista Akira Toriyama. Si è scelto di partire dal prequel, Dragon Quest III, ma è già stato annunciato l’arrivo nel 2025 di Dragon Quest I e del suo sequel Dragon Quest II, usciti rispettivamente nel 1986 e nel 1987. In Dragon Quest III HD-2D Remake, realizzato in stretta collaborazione con Horii, spiccano i colori vivaci che avevano caratterizzato anche il titolo originale, sempre all’insegna del mantenimento di una riconoscibilità, senza inutili stravolgimenti. Ci sono comunque numerose aggiunte, da funzionalità, come la Monster Arena, dove i mostri che siamo riusciti a salvare e rendere nostri amici, uniti in squadre fino a tre componenti, lottano in appositi tornei, ad approfondimenti nella trama (l’episodio con Ortega, il padre dell’eroe destinato ad assurgere al massimo onore attribuito agli Erdrick), alla personalizzazione dell’aspetto dei personaggi. Anche la mappa liberamente esplorabile, una delle meraviglie di Dragon Quest III, è riproposta, ma in una scala inedita, per rendere più efficace il disegno profondamente rinnovato. Protagonista dell’avvincente epica fantasy è un (o una) adolescente, il cui genitore, il valoroso Ortega, ha tentato invano di sconfiggere il malvagio Baramos, che continua così a costituire un pericolo mortale. Il re di Allahan incarica il sedicenne di compiere l’impresa una volta per tutte. Il giovane raduna una compagnia con la quale parte nella difficile missione, tra dungeon, città, caverne, in un’immensità di luoghi da scoprire, confrontandosi con i mostri in combattimenti a turni, mentre si sondano gli imperscrutabili recessi dell’animo umano in una versione in chiave pop del romanzo di formazione.

SHIN-CHAN: SHIRO AND THE COAL TOWN (Neos Corporation, per Pc e Switch)


Per Shin-Chan: Me and the Professor on Summer Vacation - The Endless Seven-Day Journey (2022), il produttore Akira Nagashima aveva avuto l’idea di unire i temi della fortunata serie Boku no Natsuyasumi di Kaz Ayabe con le storie del piccolo Shin-Chan, creato da Yoshito Usui e protagonista di anime e manga amatissimi in Giappone. Nel progetto era stato subito coinvolto lo stesso Kaz Ayabe. In Shin-Chan: Shiro and the Coal Town, sviluppato da Neos Corporation, è sempre Nagashima a tessere le fila di una nuova, salutare immersione nella campagna giapponese. Se in Me and the Professor on Summer Vacation la meta della famiglia di Shinnosuke Nohara, detto Shin-Chan, era Kumamoto nell’isola di Kyushu, la città di origine della madre, Misae, in Shiro and the Coal Town ci si dirige invece verso la terra natale del padre, Hiroshi, ossia nella prefettura di Akita, sulla costa nord-occidentale dell’isola di Honshu. I genitori, il fratello e i nonni di Shinnosuke sono tra i personaggi del gioco, che ha in realtà una doppia ambientazione. Succede infatti che Shinnosuke, un vispo bambino di cinque anni, intraprendente e curioso, segua il suo fido cagnolino Shiro che lo conduce a salire su un treno magico a bordo del quale approda nella località mineraria di Coal Town, teatro di ulteriori avventure e occasione per stringere ulteriori amicizie. Stretti vicoli, una patina polverosa stesa un po’ ovunque, segno tangibile di un inquinamento atmosferico persistente, e poi ingegnose macchine che ci si può sbizzarrire a inventare: eppure, nonostante sia lontana dalla serenità bucolica dei paesaggi di Akita, la stessa Coal Town non è cupa. Offre al piccolo ospite e agli abitanti occasioni di divertimento, in primis con la corsa dei carrelli da miniera personalizzabili a piacimento. Sia a Coal Town, sia ad Akita si hanno a disposizione le ore del giorno per compiere le missioni principali e secondarie, con le quali ottenere oggetti necessari per andare avanti nella storia, ma anche ampliare le proprie collezioni, che siano di insetti o di specie ittiche, un passatempo prediletto. Mentre Shinnosuke si trova ad Akita, trascorre il tempo imparando dai nonni a coltivare le verdure dell’orto e a pescare i pesci, nonché a riconoscere le erbe selvatiche. È un tranquillo ritratto delle vacanze estive dove tradizionalmente si torna nel luogo delle radici della famiglia, reso attraverso una felice caratterizzazione di tutti gli elementi tipici della casa e della società nipponiche, ispirandosi per la narrazione alle forme del Rakugo e del Manzai, tra gli stili più popolari nell’ambito delle commedie. A trasmettere l’amore per la natura e il senso di scoperta contribuiscono gli scenari disegnati a mano, pieni di meraviglie, catapultati in un emozionante anime, tra le esperienze di un bimbo smanioso di crescere e un mistero da decifrare.

METAL SLUG TACTICS (Dotemu, per Pc e console)


È l’ultima uscita all’interno della famiglia del leggendario sparatutto a scorrimento orizzontale della casa giapponese SNK. Il debutto di Metal Slug risale al 1996, ma a realizzare adesso lo spin-off Metal Slug Tactics è stato un piccolo team indie francese, Leikir Studio, che ha voluto rendere così omaggio a un titolo molto amato. Essendo però specializzati nei giochi tattici e strategici, hanno impresso una svolta anche sotto l’aspetto del genere, virando verso un gdr tattico a turni, con elementi roguelike, quale rimando all’era d’oro degli arcade sui cabinati. Da queste scelte è derivato un ritmo diverso, più concitato, da imprimere all’azione. Per non tradire comunque l’essenza di un capolavoro che ha attraversato felicemente l’evoluzione delle piattaforme, passando dalla prima Playstation al Sega Saturn per approdare infine sulle console di nuova generazione, i componenti di Leikir Studio si sono recati fino a Osaka, nel quartier generale di SNK, incontrando i loro miti e ottenendone l’approvazione. Metal Slug Tactics è tutto un rinnovare a partire dalla conoscenza di ciò che ha contribuito a elevare Metal Slug al rango di un cult. Gli incantevoli scenari 2D in pixel art, ricchi di dettagli, hanno acquistato la profondità della visuale isometrica, senza perdere l’incanto delle ambientazioni d’antan. Ogni personaggio - chi più votato all’attacco, chi alla difesa - è un concentrato di abilità e caratteristiche peculiari che permettono, con una differente selezione del cast, di ricominciare prendendo altre vie, senza il rischio di annoiarsi, così come, optando per un diverso livello di difficoltà, il gioco cambia, favorendo quindi il rituffarsi nelle imprese del drappello dei Falchi Pellegrini chiamati a sconfiggere le orde del minaccioso generale Donald Morden, salvando così il mondo dalla catastrofe. Gli eroi, pur dotati di un arsenale ragguardevole, sono un formazione esigua di fronte a nemici anche solo numericamente soverchianti, per questo occorre agire di astuzia, oltreché in velocità. I ragazzi di Leikir Studio si sono divertiti a reinventare certe vecchie conoscenze, evitando, laddove possibile, di rendere frustranti i combattimenti, preferendo dinamiche non punitive nei confronti del giocatore (a meno di non optare per la massima difficoltà, capace di dare parecchio filo da torcere). Non manca lo humour, tra le cifre distintive della serie, intinta di riferimenti alla cultura pop giapponese, innamorata dell’Italia tanto da aver ribattezzato uno dei personaggi più iconico niente meno che Marco Rossi.

IREM COLLECTION VOL. 2 (Inin, per console)


Grossomodo un anno fa, Inin dava alle stampe la prima Irem Collection, una raccolta di classici dei videogame firmati dalla storica compagnia giapponese, tra i mattatori della scena arcade, dove debuttò alla fine degli anni ‘70, ritagliandosi un ruolo da protagonista del fenomeno shoot’em up per i decenni successivi, quando si visse l’età dell’oro del genere. Adesso tocca alla seconda parte. Se l’Irem Collection Vol. 1 recuperava l’arco di Image Fight, serie cult del più tipico filone shmups, con la nuova Irem Collection Vol. 2 lo sguardo si allarga ai cosiddetti run and gun, un’altra sottospecie degli sparatutto che tra i suoi pilastri vanta l’iconico Metal Slug di Snk. Ancora prima di Metal Slug vennero però titoli come GunForce di Irem, considerato proprio uno degli iniziatori del canone run and gun. Accanto al capitolo originale del 1991, l’Irem Collection Vol. 2 contiene il sequel GunForce II del 1994, che fu qualcosa più di una semplice fonte di ispirazione per Metal Slug. Quello che rappresentò un po’ il canto del cigno della vecchia Irem, coinciso con l’addio alle sale giochi, portò alla nascita del team di transfughi confluiti in Nazca Corporation, dalla cui fucine nel 1996 uscì Metal Slug. I due titoli hanno tantissimo in comune, sia sul piano estetico che per quanto concerne l’azione. Non manca poi la chicca di Air Duel (1990), shoot ‘em up a scorrimento verticale che ruota attorno al dualismo tra la scelta di completarne i livelli sfruttando le diverse dinamiche di fuoco di un aereo o di un elicottero. Come tradizionale per Inin, anche l’Irem Collection Vol. 2 si caratterizza per la qualità tecnica delle riedizioni, filologicamente accurata (si possono selezionare le versioni arcade, console, giapponesi o internazionali dei vari giochi), ma con opzioni inedite, dai filtri grafici agli aiuti, per rendere più amichevole l’esperienza dell’old school.

TAIKO NO TATSUJIN: RHYTHM FESTIVAL (Bandai Namco, per Pc e console)


Uscito originariamente per Nintendo Switch, Taiko no Tatsujin: Rhythm Festival è adesso disponibile per tutte le console e per Pc. Rimane tra i pochi titoli del longevo gioco musicale Taiko no Tatsujin arrivati anche in occidente, essendo la gran parte della serie sviluppata da Bandai Namco rimasta appannaggio delle platee giapponesi. La formula alla base è all’incirca sempre la stessa: suonare a tempo, con le note giuste, il taiko, il tipico strumento a percussione le cui radici affondano nei miti del Paese del Sol Levante (gli si attribuisce di essere riuscito a far tornare a splendere il sole, spingendo la dea Amaterasu a riemergere dalla caverna dove si era esiliata, condannando il mondo all’oscurità). Avvolto da un’aura sacrale nei templi buddisti e shintoisti, presenza immancabile sui campi di battaglia per cercare di infondere energia alle truppe, strumento principe nei festival tradizionali (i matsuri), il taiko è da millenni elemento integrante della cultura nipponica. Nel videogame si immagina l’arrivo dell’apprendista Don-Chan, un simpatico tamburo rosso, nella coloratissima città di Omiko, dove stringe un’amicizia provvidenziale con Kumo-kyun e soprattutto può dedicarsi alla sua passione per le percussioni, deciso a diventare un vero maestro, come recita il titolo in giapponese, Taiko no Tatsujin, appunto maestro di taiko. Oltre settanta i brani a disposizione, che diventano settecento con il servizio di abbonamento Taiko Music Pass. Molto vari i generi con i quali ci si cimenta, dal rap al pop, dalle colonne sonore di anime (Il mio amico Totoro, Doraemon) e di videogame (Katamari) ai successi dei vocaloid e alla musica classica (La campanella, l’Ouverture del Guglielmo Tell), rendendo pure omaggio alla canzone napoletana (Funiculì Funiculà) per divertirsi da soli o in compagnia (per un massimo di quattro giocatori con cui improvvisare concerti o lanciarsi da provetto ninja in una corsa per superare gli ostacoli così da tagliare per primo il traguardo) o gettarsi nella competizione online misurandosi con una platea ben più vasta, sparsa nel mondo. È possibile ripetere singole sessioni di una canzone per allenarsi e migliorare la nostra performance. Le monete guadagnate si spendono per aiutare Don-Chan a procedere nella storia, esplorando aree differenti della città, sbloccando pezzi inediti confezionati da Bandai Namco e arricchendo il proprio guardaroba di costumi. Accanto a quella classica, ci sono tante altre modalità divertenti, come la Guerra dei giocattoli: occorre allestire il proprio esercito e poi schierarlo contro la formazione avversaria in battaglie dove a contare sono non solo le abilità del nostro team, ma lo scompiglio che riesce a creare nei ranghi altrui.

ROGUE FLIGHT (Perp Games, per Pc e console)


C’è anche la possibilità, terminata la missione principale, di accedere a una modalità con i personaggi in pixel art e l’audio Pcm, con in più filtri a emulare la visione sgranata di vecchie videocassette, il tutto a sottolineare lo spirito rétro di Rogue Flight, lo shooter arcade, con elementi roguelite, di Truant Pixel, piccolo studio indipendente dell’Ohio che con questo gioco - ottimizzato per Ps5 Pro - ha voluto rendere omaggio alla stagione d’oro degli anime nipponici di fantascienza degli anni Ottanta e Novanta, tra mecha e astronavi in volo nello spazio. Non a caso il doppiaggio è sia in inglese, con gli attori di Fallout 76, Overwatch, League of Legends e Marvel’s Avengers, sia in giapponese, con le voci ascoltate in cult come Neon Genesis Evangelion, Gundam, Sailor Moon, Naruto e One Piece, a ribadire il legame con un mondo e una subcultura capace di alimentare un immaginario duraturo. La missione nostalgia è stata portata a termine con successo, confezionando un titolo che dalla grafica alla colonna sonora, con tanto di sigla iniziale, si configura come un sentito tributo ricco di soluzioni originali. A bordo di una navicella, personalizzabile ed equipaggiatile a piacimento, si sfreccia negli scenari del sistema Sol, ingaggiando duelli frenetici con un numero soverchiante di nemici. In palio c’è la salvezza o la distruzione totale, se la nostra eroina - la ex pilota di navi cargo Nadia - non riuscirà a eliminare il sistema di vigilanza interstellare Argus. Si tratta di una forma di intelligenza artificiale che si è sinistramente ribellata, provocando una catastrofe, e continua a minacciare la pace della sparuta popolazione umana sopravvissuta a quegli attacchi nascondendosi in un impianto segreto, nelle viscere della Terra. In Rogue Flight si può alternare la visuale in prima o in terza persona, per riuscire a inquadrare meglio l’avversario e il contesto in cui l’azione procede velocissima, con colpi da schivare in arrivo da ogni dove, in questa declinazione aggiornata degli sparatutto su rotaia, con tanta adrenalina, molto ritmo, bivi narrativi, finali multipli e cinque livelli di difficoltà.

WINDBLOWN (Kepler, per Pc)


Lo studio indie francese Motion Twin, già autore del clamoroso Dead Cells, un roguelike d’azione a piattaforme ispirato ai metroidvania, innovativo e spettacolare, con un successo sancito da oltre dieci milioni di copie vendute, torna con il più che promettente Windblown, per ora uscito con la formula dell’accesso anticipato, ma già con molta carne al fuoco. Nei panni di un Saltatore, coraggiosi guerrieri chiamati a compiere missioni ad alto rischio, si deve tentare il tutto e per tutto per salvare l’Arca, il nostro villaggio situato su un’isola galleggiante in orbita attorno al Vortice, che ora sta pericolosamente cercando di inghiottirla, mentre chiunque provi a opporsi a questa forza letale si trova davanti le temibili Sentinelle. Da soli o in coop online, ci si batte a un ritmo frenetico, veloci come fulmini, imparando da ogni scontro e facendo tesoro delle memorie di chi ci ha preceduto in questa missione estrema. Il potere dell’Arca permette ai trapassati di ricomparire nel Vortice dopo la morte, più forti di prima, pronti a schivare i colpi del nemico e ad attaccarlo, senza mai rallentare, costantemente in movimento, nel susseguirsi di paesaggi dai colori vivaci e brillanti, che inviterebbero a una tranquilla contemplazione, non fosse che dalle parti di Windblown non ci si può proprio fermare. Ci si sposta su piattaforme fluttuanti, zeppe di mostri agguerritissimi. L’arsenale è potenziabile e ricombinabile, per andare all’assalto equipaggiati in maniera ancora più efficace. Ogni esplorazione consente di raccogliere bottini e monete, utili per gli acquisti da effettuare una volta rientrati sull’Arca. Come già per Dead Cells, che gli sviluppatori hanno spiegato essere frutto anche dei suggerimenti arrivati dai giocatori nella fase dell’early access, la software house di Bordeaux è pronta ad accogliere ulteriori consigli e osservazioni per rendere Windblown un’esperienza sempre più completa ed avvincente.

CHICKEN POLICE: INTO THE HIVE! (Joystick Ventures, per Pc e console)


Tornano Sonny e Marty, i due investigatori di Chicken Police: Paint it Red che adesso, nel sequel Chichen Police: Into the Hive!, devono addentrarsi nei bassifondi del ghetto dove, nella società rigidamente divisa della città-stato di Clawville, sono relegati gli insetti. In queste lande infatti gli animali hanno il sopravvento, in uno strano connubio che vede le loro teste applicate su corpi umani, in una singolare variazione del concetto di antropomorfo. Al sempre più burbero e disilluso detective Sonny si presenta un incarico che non può rifiutare, per una serie di motivi. Una donna gli chiede di capire come sia successo al cadavere del marito, sparito come quello di altri prima di lui. Poiché era un insetto, il duo di Chicken Police dovrà scendere nei meandri di The Hive, l’alveare, uno dei quartieri degradati del mondo di The Wilderness, tra sordidi vicoli e locali malfamati, dove si consuma la lotta tra gang criminali per il predominio sulla zona. Per Sonny vorrà dire risvegliare la memoria di un caso irrisolto nel passato, poiché nel clima di sospetto verso gli insetti non c’era l’impulso a cercare la verità. Del resto è reciproco il senso di diffidenza e per Sonny e Marty non sarà facile inoltrarsi in quell’area off limiits. Sviluppata da The Wild Gentlemen come un noir, Chicken Police: Into The Hive! è un’avventura punta e clicca dall’impronta di una visual novel, per cui i dialoghi assumono un ruolo fondamentale. I personaggi, una trentina, sono interamente doppiati e costruiti a tutto tondo, ciascuno con una sua decisa personalità. Spicca la grafica, che unisce figure in 2D su scenari 3D fotorealistici, in un bianco e nero d’antan a ribadire la primaria fonte di ispirazione dei film degli anni Quaranta, ma è consentito virare in qualsiasi momento sul colore, in base al proprio gusto. Nei cinque capitoli nei quali si snoda la vicenda, Sonny e Marty dovranno scavare sotto una superficie già all’apparenza inquietante, eppure capace di rivelare una rete di complicità e connivenze di livello superiore.

NEO HARBOR RESCUE SQUAD (BancyCo, per Pc e Playstation)


Una visual novel con tanti mini-giochi con protagonista un paramedico alle prime armi che, con i colleghi più esperti, deve intervenire per urgenze di varia gravità, verificando i parametri vitali e mettendo in atto le manovre per salvare la vita del paziente. Se quella di Neo Harbor Rescue Squad di BancyCo non è proprio la squadra più pazza del mondo, poco ci manca, perché questa simulazione di pronto soccorso è in realtà una trasfigurazione umoristica dove si scontrano amicizie, rivalità e gelosie tra i componenti del team e, ancor di più, con i concorrenti alla palma di migliori soccorritori, ossia il blasonato dipartimento dei vigili del fuoco, pronti a trovarsi dove suona la sirena dell’ambulanza, in una gara a chi arriva primo. A far pendere l’ago della bilancia della reputazione pesano comunque anche i servizi giornalistici tendenziosi della reporter Betty Woo. Pur confezionando una versione pittoresca e divertita, lo studio canadese BancyCo ha spiegato di essersi ispirato alle storie vere condivise da paramedici di Hong Kong, la terra di origine della cofondatrice Nancy Yeung. Non a caso nella città di Neo Harbor si ritrovano un po’ le atmosfere della località asiatica, con i suoi caratteristici mercati notturni e i locali di dim sum, i tipici ravioli al vapore. Il videogame, uscito in accesso anticipato, pone di fronte a oltre 400 persone da stabilizzare, affrontando di volta in volta diverse problematiche, sempre gentili e premurosi verso chi è in difficoltà, in quella che, raccontata come un fumetto, vuole essere anche e soprattutto una lettera d’amore e di riconoscenza nei confronti di chi opera nelle emergenze.

TWO FALLS - NISHU TAKUATSHINA (Unreliable Narrators, per Pc)


Tra il 1663 e il 1673 si calcola che ottocento donne salpassero alla volta della Nuova Francia con l’obiettivo di formarsi là una famiglia, sposandosi con i coloni. Questi ultimi erano in assoluta prevalenza uomini, soldati e commercianti di pellicce. Le giovani vennero chiamate le filles du roi, le figlie del re, perché era il sovrano, Luigi XIV, a farsi carico delle spese per il viaggio e per la dote. A questa peculiare forma di immigrazione si sono ispirati gli Unreliable Narrators, uno studio indipendente del Quebec, per raccontare un momento cruciale nella storia del Canada, provando ad adottare due punti di vista diversi: quello dei nativi e quello di chi per la prima volta approdava sulle coste dell’America. Protagonisti di Two Falls (Nishu Takuatshina, che in lingua Innu significa due autunni) sono la francese Jeanne, una fille du roi, unica superstite di un naufragio insieme al fido cane Capitaine, costretta ad affrontare la natura selvaggia per addentrarsi in un entroterra completamente ignoto, e l’indigeno Maikan, un cacciatore-raccoglitore Innu, in viaggio per trovare chi possa aiutarlo a capire perché il territorio della sua tribù stia cambiando, trasformando la foresta in un ambiente inospitale. Le due prospettive si riflettono in direzioni artistiche e in colonne sonore distinte. Il fine è comunque invitare a mettersi nei panni dell’altro e trovare occasioni di incontro e di condivisione. Immediate sono le impressioni ricavate anche solo dalla rappresentazione del paesaggio, cupo e irto di pericoli nella visione di Jeanne, affascinante e ricco di vita nello sguardo di Maikan. Riuscirà lei, cattolica, a rimanere salda nella fede? E lui troverà il rimedio per la sopravvivenza del suo popolo? Attorno a loro si muovono altri personaggi, come Pierre, un coureur des bois che, forte della sua conoscenza del territorio, si offre di aiutare Jeanne, ma sulla cui affidabilità si continua a mantenere più di un dubbio; o come Tehonwastasta, che si mette a disposizione come interprete per il vicino avamposto francese e che non si capacita della mancanza di reciproco rispetto con i nuovi arrivati. I piani narrativi si intrecciano, la realtà appare nelle sue sfumature, dove bene e male non stanno mai soltanto da una parte. Alla realizzazione hanno contribuito gli artisti 3D di Awastoki (parola che in Urone-Wendat sta per bella mente, bello spirito), la compositrice Eadsé, di etnia Wendat, gli attori Charles Bender, di etnia Wendat, che doppia Maikan, e John Malloch, un Mohawk, che presta la voce a Tehonwastasta. Gli autori hanno anche potuto contare sulla collaborazione del Nionwentsio Office, che si occupa di proteggere i diritti fondamentali della nazione degli Uroni, e del Tshakapesh Institute, che ha la missione di preservare, trasmettere e promuovere la lingua e la cultura Innu.

TRASH GOBLIN (Spilt Milk Studio, per Pc)


Un adorabile goblin, rimasto orfano nell’infanzia e cresciuto da un antiquario in una città del futuro, Silver City, dove le disuguaglianze sociali sono esasperate e tutt’attorno si respirano gli effetti del settore economico principale, quello mineraria. Il nostro goblin prova a cercare il suo posto nel mondo dedicandosi al bric-à-brac, che va trovato, pulito, sistemato, eventualmente modificato per essere proposto alla clientela. Trash Goblin di Spilt Milk Studio è una simulazione commerciale sui generis, dove possiamo prenderci tutto il tempo che vogliamo: le giornate del vispo e ingegnoso protagonista sono suddivise in fasce orarie e a un certo punto occorre chiudere il laboratorio (ma prima di andare a letto ci si può ancora trastullare pensando a come migliorare il negozietto o chiacchierando con la clientela). Domani è un altro giorno e la routine, sempre uguale e sempre diversa, può potenzialmente continuare all’infinito. Conoscere gli acquirenti, le loro storie e aspirazioni è un’altra necessità sentita dal giovane goblin per cercare di affermarsi e ampliare la sua attività. Intanto lavora di scalpello, con attrezzi che compra o che perfeziona personalmente, per far emergere dalle incrostazioni di sporco un oggetto che può rivelarsi un prezioso reperto o paccottiglia senza nessun valore che il nostro goblin si rivela comunque capace di cambiare qui e là per renderla attraente. Uscito con la formula dell’accesso anticipato, Trash Goblin, con i suoi ritmi tranquilli e un cast stravagante, appassiona e coinvolge, anche grazie al disegno cartoonesco e alle tante ingegnose varianti da mettere in campo per aiutare il simpatico protagonista a farsi strada nella spietata Silver City.

TOADS OF THE BAYOU (Fireshine, per Pc)


Dalla Batracomiomachia in poi, le rane - o più in generale gli anfibi - non hanno evidentemente smesso di lottare. Adesso le ritroviamo intrappolate in un bayou, le distese paludose tipiche della Louisiana, estese lungo il delta del Mississippi. Una regione geografica che è anche un territorio popolato di leggende, retaggio della cultura cajun, erede dei coloni francofoni qui insediatisi almeno dal diciassettesimo secolo. Ed è all’immaginario del Southern Gothic che ha guardato il piccolo studio indipendente francese La Grange per dar vita a un tattico a turni che combina le dinamiche di un gioco di carte con meccaniche roguelike ed elementi di settlement-building. La parola d’ordine è sopravvivere, in un ambiente reso ostile da spettri animati da riti vudù, cui si ispira lo stesso mazzo, riproducendo personaggi come la Regina cieca, una veggente dagli occhi cuciti dotata di poteri soprannaturali. Alle atmosfere inquietanti si contrappone la grafica in pixel art da fiaba cartoon, per ricreare la tranquillità di un villaggio di rospi, la cui armonia è messa a dura prova dal minaccioso Baron Samedi con le sue terribili orde. In un bayou un tempo pacifico e ora avvolto nelle spire di un’oscura maledizione, i nostri eroi combattono con tutte le loro forze ribellandosi all’invasore. Il quartier generale è stabilito nella taverna, da dove partire per le missioni, necessarie anche per reperire risorse sotto forma di oro e petrolio. Tra uno scontro e l’altro, ci si può dedicare a fortificare il nostro insediamento disseminando il territorio di trappole, ma cercando anche nuovi alleati e soprattutto ampliando il numero di carte di cui si dispone. Attenzione, se non si raggiunge un obiettivo, si riceve una carta maledetta, che riappare senza preavviso, scompigliando in negativo l’attività dei rospetti. La permadeath comporta la morte definitiva del personaggio, che però rinasce mantenendo i potenziamenti ottenuti.

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