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Ai confini della realtà: in Alan Wake II si mischiano cinema, tv e videogame

Ai confini della realtà: in Alan Wake II si mischiano cinema, tv e videogame

di Riccardo Anselmi

09 Maggio 2025, 12:03

Nelle ultime settimane ha scalato le classifiche, entrando nella top ten degli album più ascoltati su iTunes, un disco molto particolare, perché è il greatest hits di una band che non esiste. Gli Old gods of Asgard sono infatti un gruppo rock fittizio interpretato dal complesso Poets of the fall per il videogame «Alan Wake». Dopo oltre dieci anni, è appena uscito su Pc, Ps5 e Xbox sotto etichetta Epic l’atteso sequel «Alan Wake II», incoronato ai Tga, sorta di Oscar del digital entertainment, come una delle produzioni più importanti del 2023, con tanto di esibizione dal vivo sulle note del singolo «Herald of darkness», in grado di raccogliere milioni di visualizzazioni mandando in visibilio i fan.
I Poets of the fall e lo studio di sviluppo Remedy, entrambi finlandesi, vantano una lunga e proficua collaborazione fin dai tempi di «Max Payne», un’altra serie di successo che oggi si scopre appartenere allo stesso multiverso in cui, a vari livelli, interagiscono i titoli della casa, tutti contraddistinti da una forte componente narrativa, da «Quantum break» a «Control». Prima «Control» e ora «Alan Wake II» hanno aperto gli occhi proprio sulla dimensione interconnessa delle storie firmate da Sam Lake (pseudonimo anglofono di Sami Antero Jarvi, direttore creativo di Remedy), tra i massimi autori dei videogame.
Il riferimento corre alla «Torre nera», l’opera magna del celebre scrittore Stephen King, la cui ombra aleggia specialmente negli «Alan Wake», horror che ruotano attorno a un romanziere a caccia dell’ispirazione perduta giunto con la moglie a Bright falls, remota località dell’entroterra degli States circondata dai boschi, per risvegliarsi presto in un incubo che sembra prendere vita dalle pagine dei suoi libri. All’elemento sovrannaturale si accompagna in cornice il racconto della provincia profonda americana. E, dieci anni più tardi, «Alan Wake II» riflette più esplicitamente certe tensioni sociali che attraversano gli Usa. Si tratta però anche e soprattutto di un viaggio nella metafisica di Sam Lake che, indipendentemente da una base invero piuttosto scientifica, legata alle teorie della meccanica quantistica, al di là e al di qua dello schermo indaga e si interroga sui concetti di realtà e finzione, di cui gli Old gods of Asgard che irrompono sul palco dei The game awards diventano una delle espressioni.
C’è insomma pure altro dell’eredità del regista David Lynch accanto a quella cittadina così caratteristica da richiamare subito i segreti di «Twin Peaks» e dove, per far luce su una misteriosa catena di omicidi rituali, sulle orme di Alan Wake compare una coppia di agenti della Fbi, uno dei quali, Saga Anderson, guadagna il ruolo di coprotagonista del capitolo che, in una chiave squisitamente multimediale, mischia di continuo forme e linguaggi. «Alan Wake II» è un videogame tanto letterario, quanto ricco di influenze cinematografiche e televisive, a cominciare dal classico «The twilight zone».

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