IL CASO
Ciak si gira. E via al processo per tentato furto. Seconda scena: l'imputato allunga la mano sul banco del pubblico ministero e ruba il telefonino del magistrato. Sceneggiatura un po' scarna, ma tratta da una storia verissima. Perché nei giorni scorsi il pm Antonella Destefano, vice procuratore onorario da anni in servizio a Parma, si è vista sparire il cellulare durante una direttissima. Lo stesso telefonino che poco dopo è stato ritrovato addosso all'imputato - un 36enne fidentino, con una lunga storia di tossicodipendenza - che era stato riportato in questura per sbrigare alcune formalità dopo la fine dell'udienza. E pensare che era di nuovo libero, perché il giudice non aveva convalidato l'arresto per il tentato furto di cui era accusato, visto che non sussistevano le aggravanti contestate. Stavolta, però, è finito in carcere, e ora del caso si occuperà la procura di Ancona, competente per le vicende riguardanti magistrati in servizio a Parma.
Ma riavvolgiamo la pellicola fino al 9 dicembre scorso, quando il 36enne era finito davanti al giudice per la direttissima: i poliziotti l'avevano bloccato il giorno prima, dopo che si era intrufolato in un ristorante del centro arraffando 150 euro. Era entrato nel locale in pieno giorno, approfittando della porta lasciata socchiusa dal cameriere che stava facendo un po' di pulizia.
Ventiquattro ore dopo, in udienza, era parso tranquillo. E il pm aveva anche cercato di fargli coraggio: «Vada al Sert, cominci un percorso terapeutico, può farcela», gli aveva detto. Peccato che, poco dopo la fine dell'udienza, si fosse accorto che il suo iphone era scomparso. L'aveva cercato invano in ufficio, in bagno e poi aveva anche fatto il suo numero: squilli a vuoto. Il pensiero era allora andato all'imputato, visto che fino all'inizio dell'udienza il telefonino era sul suo banco in aula.
E la chiamata in questura ha risolto il mistero. In realtà, alla domanda dei poliziotti se avesse lui il telefonino, il 36enne ha negato. Poi, un leggero rigonfiamento sotto la felpa ha fugato ogni dubbio: il telefonino era lì. Acchiappato, chissà in quale momento dell'udienza. Sicuramente con una destrezza straordinaria.
Georgia Azzali
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