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La Parmalat nel calcio

Quel Parma che con Calisto Tanzi vinse quasi tutto

Quel Parma che con Calisto Tanzi vinse quasi tutto

di Paolo Grossi

02 Gennaio 2022, 03:01

Paolo Grossi

Aveva già legato il marchio Parmalat a eventi e personaggi sportivi di calibro mondiale, Calisto Tanzi, quando, nell'estate 1987, decise raccogliere l'appello di Ernesto Ceresini che da tempo cercava aiuto per la dispendiosa gestione del Parma. All'inizio fu un contratto di sponsorizzazione da 400 milioni l'anno per tre anni, ma con il robusto supporto di un miliardo in cambio del 25% delle quote societarie. Un connubio felice fin dall'inizio. Per celebrarlo infatti in agosto si disputa al Tardini un'amichevole con il Real Madrid, che guarda caso sulla maglia aveva il marchio Parmalat. E il giovanissimo Parma di Zeman e Sogliano fa l'impresa di vincere 2-1. Il triennio da sponsor e socio di minoranza si chiude con la promozione in serie A, arrivata purtroppo pochi mesi dopo la scomparsa del presidente Ceresini. Tanzi decide allora di fare il gran passo e acquisisce la maggioranza delle azioni del club, ponendo alla presidenza il fido Giorgio Pedraneschi. A quel punto, con alle spalle l'impero Parmalat che ha ormai piantato bandierine (leggi siti produttivi) in mezzo mondo, le ambizioni della squadra lievitano. Ai mondiali del '90 Scala e il dg Pastorello scelgono tre rinforzi stranieri: Grun e Brolin per ragioni tecnico-tattiche, Taffarel per logica commerciale, essendo beniamino dei consumatori del Brasile dove la Parmalat sta spingendo forte. In realtà poi nel giro di pochi anni il portiere straniero, che all'epoca pareva un'eresia, diventerà quasi una routine nel nostro calcio.

Il primo anno il Parma centra un posto in Coppa Uefa, il secondo, fattosi malamente eliminare in Europa dal Cska Sofia, vince però la Coppa Italia battendo nella doppia finale la Juve di Trapattoni. Per una squadra che fino a due anni prima non aveva mai visto la serie A, e per un patron che prima di entrare nel Parma si dichiarava tifoso del Toro, è certamente una grande gioia. Perché fermarsi allora? Un anno dopo 12mila parmigiani festeggiano a Wembley la vittoria della Coppe delle Coppe. Il Parma ha saputo rimanere squadra di provincia ma portatrice di un calcio pratico e spettacolare al tempo stesso, che paga anche in Europa. L'anno dopo altra finale, stavolta persa con l'Arsenal. Intanto il potenziale economico della Parmalat permette al club di ingaggiare giocatori di prim'ordine, spesso ancora giovani ma dal futuro certo: parliamo di Benarrivo, Asprilla, Zola. E ci sarebbe anche Del Piero se all'ultimo LIppi e Moggi non facessero saltare l'affare, concedendo al Parma «solo» Dino Baggio. Che pure però la farà pagare cara al club bianconero, segnando le reti decisive in un'altra doppia finale, quella della Coppa Uefa 1995.

Tanzi ci prende gusto e in quell'estate strappa il pallone d'oro Stoichkov, in uscita dal Barcellona, all'Inter. Dopo che affari già fatti come Figo e Signori erano saltati per cause «esterne» (da un lato una doppia firma, dall'altro la rivolta in strada dei tifosi laziali), Tanzi centra un colpo che resterà tale nel glamour ma non nei risultati. E allora nell'estate del '96 c'è una rivoluzione. Via Scala e Pastorello, dentro Sogliano (un ritorno) e Ancelotti (dopo che Capello si era rimangiato il sì). Con Chiesa, Crespo e Stanic si vola (da dicembre) in Champions League, ed è un'altra prestigiosa prima volta. Seguirà la trionfale annata '98-'99, in cui Malesani porta una squadrone raramente visto in Italia a vincere Coppa Uefa e Coppa Italia e, nell'estate successiva, Supercoppa italiana. Tanti trionfi inebriano la piazza e la società, che riuscirà ancora, con un guizzo di Carmignani, a conquistare la Coppa Italia del 2002. Ormai però l'impero non è più tale, a Roma le banche ''taglieggiano'' Tanzi che ha dovuto cedere prima Crespo poi Buffon. Quando nell'estate 2003 manca la liquidità per versare la caparra di un giovane Cristiano Ronaldo, è il segnale che l'avventura è finita. Male, ma lasciando ai tifosi del Parma ricordi che sembrano ancora sogni.

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