×
×
☰ MENU

Ospedale Maggiore

Reparti Covid, ricoveri in aumento. «Ma nessuna emergenza letti»

Reparti Covid, ricoveri in aumento. «Ma nessuna emergenza letti»

di Roberto Longoni

03 Gennaio 2022, 03:01

La buona notizia è che al Maggiore c'è ancora una larga disponibilità di posti per pazienti Covid. La cattiva è che avanti di questo passo il margine rischia di assottigliarsi parecchio. Negli ultimi dieci giorni, al padiglione Barbieri, l'ospedale nell'ospedale dedicato alla lotta al coronavirus, il numero dei degenti è cresciuto del 40 per cento. Una situazione ben diversa rispetto a una quindicina di giorni fa, quando era occupato solo il terzo piano. Ieri eravamo a quota 124: 15 pazienti in più rispetto a Capodanno.

Se si aggiungono i degenti in Pneumologia, agli Infettivi, in Terapia subintensiva e in Terapia intensiva (i casi gravi sono 11, dopo gli ultimi due ricoveri dell'altro ieri) si arriva a 175 pazienti Covid al Maggiore. Effetti dell'Omicron (anche se l'incidenza su scala provinciale non è nota), ben più contagiosa di tutte le varianti precedenti. Effetti del Natale, delle sue anteprime e dei suoi strascichi: facile aspettarsi anche le conseguenze di San Silvestro, a questo punto. Effetto anche della solidarietà nei confronti di chi è messo peggio di noi. Il Maggiore sta aiutando il Santa Maria Nuova di Reggio, dove, a differenza del nostro ospedale, si è già dovuto ridurre l'attività ordinaria per affrontare il Covid. Da una settimana Parma accoglie pazienti da oltre l'Enza. Come lo scorso aprile aveva fatto per Milano, prendendo in carico dieci suoi pazienti.

Grazie al meccanismo di rimodulazione dei posti letto, attraverso il quale si possono trovare nuovi spazi per i degenti prima all'interno del Barbieri e poi all'esterno (ad esempio nell'ex Pediatria), l'emergenza è ben lontana. Tiziana Meschi, direttrice del Dipartimento medico geriatrico riabilitativo e della Lungodegenza critica del Maggiore e responsabile del reparto Covid, lo sottolinea: «Non abbiamo problemi di posti. Le persone hanno la garanzia di essere prontamente assistite». Senza dover intaccare l'attività ordinaria di altri reparti, c'è un margine di altri cento letti. Certo, più cresce il numero dei ricoverati da seguire e più tutto si complica in corsia: ricordiamo anche le condizioni particolari nelle quali lavorano medici, infermieri e Oss costretti a indossare lo «scafandro» per tutto il turno. E, ovviamente, più si diffondono i contagi più rischiano di aumentare le persone per le quali sono necessarie cure ospedaliere.

Al padiglione Barbieri da un paio di giorni c'è anche una donna di 104 anni. Era stata sottoposta alle tre dosi, ma nel suo caso il peso dell'età è tutt'altro che marginale. Non è la prima centenaria nel reparto Covid. «E diverse le abbiamo anche dimesse» ricorda Tiziana Meschi. Al capo opposto della statistica anagrafica c'è un paziente di 26 anni. Non è vaccinato, dato che accomuna i giovani ricoverati. Dei 124 pazienti al Barbieri, oltre la metà non si sono sottoposti alla profilassi anti-Covid. Gli altri o hanno patologie pregresse o sono molto anziani o si sono contagiati mentre erano in attesa della terza dose. «In ogni caso - sottolinea Tiziana Meschi - i vaccinati sono quelli sui quali le operazioni cliniche vanno più a buon fine».

Al Barbieri, parecchi sono ventilati: i più con gli occhialini, una ventina con maschere ad alto flusso. «Mentre a una decina abbiamo dovuto applicare il casco - spiega Tiziana Meschi -. Li seguiamo con particolare attenzione, comunicando in continuazione con gli altri reparti. La situazione cambia di ora in ora». Che dire poi dell'andamento esterno della pandemia? «Siamo in un momento di incertezza. Questa è una fase che non fornisce particolari punti di riferimento. Bisogna essere ancora più cauti». Con la variante Omicron, il Covid ha alzato il tiro. «E noi dobbiamo alzare la soglia di attenzione: la responsabilità e le precauzioni individuali sono preziose - sottolinea la responsabile del Barbieri -. In primis, cerchiamo di vaccinarci non appena possibile».

Non tutti sono pronti a farlo: c'è uno zoccolo duro di No-vax che non sembra intenzionato a muoversi di un millimetro dalle proprie posizioni. La speranza di Tiziana Meschi è che si convincano almeno gli indecisi. «E che, prossimamente, la disponibilità del nuovo vaccino, il Novavax (il siero proteico, basato su principi più tradizionali e testati degli altri vaccini, ndr) possa far cambiare idea a molti che per ora hanno opposto un no deciso all'immunizzazione. In ogni caso - prosegue la professoressa - anche se ci siamo sottoposti alla terza dose, rispettiamo in maniera ancora più scrupolosa le solite misure di precauzione. Ricordiamo che questa variante è molto contagiosa. Quindi, distanziamento sociale, disinfezione delle mani e mascherina. Anche all'aperto. Mentre nei luoghi chiusi non dimentichiamoci di aerare più volte i locali».

Roberto Longoni

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI