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Editoriale

Ma ora la rosa potrebbe fiorire

Ma ora la rosa potrebbe fiorire

di Domenico Cacopardo

27 Gennaio 2022, 14:32

«Eppur si muove», avrebbe detto Galileo Galilei, alludendo alla terra, dopo essere stato costretto ad abiurare le sue dottrine cosmografiche. «Eppur si muove», possiamo ripetere noi con riferimento ai risultati della terza «chiama» dei grandi elettori che, pur non individuando alcuna candidatura capace di avvicinarsi al quorum, hanno visto Mattarella ottenere 125 voti, l'ex deputato Guido Crosetto 114, Maddalena 61 e 52 Casini. Questi consensi manifestano il disagio di alcune centinaia di grandi elettori privi di voce in capitolo e la volontà di alcuni, pochi per ora, di ricorrere a Mattarella nel caso di permanente stallo. Peraltro, ieri l’eppur si muove ha trovato chiara conferma.

La giornata si era aperta con la sensazione che il centro-destra fosse pronto a una prova di forza: alla prima votazione a maggioranza assoluta (oggi) puntare sulla Casellati contando sull’afflusso di parte della «palude». Mano a mano che passavano le ore, l’ipotesi si raffreddava. Infatti varie prese di posizione introducevano seri dubbi sulla possibilità che il colpo di forza avesse successo. Conte da un lato, Renzi e Letta dall’altro ponevano Salvini di fronte alla possibilità di un fallimento. Intanto, il gioco, apertosi all’interno alla Lega, era condotto oltre che dal leader anche da Giorgetti e dai presidenti delle Regioni, tutti seriamente preoccupati della stabilità del governo e per la necessità di continuare, sino a scadenza, la legislatura.

In serata, rimanevano in campo due alternative: mantenimento della coesione del centro-destra e quindi tentativo di eleggere la Casellati; distinzione tra Fratelli d’Italia e Lega e assunzione di responsabilità da parte di Salvini, Letta e Conte per chiudere la trattativa e indicare il nome da votare oggi o al massimo domani con elevate probabilità di successo.

Un nome - espressione della maggioranza di governo per concludere la legislatura, mantenendo al governo Mario Draghi e i suoi ministri - che ieri sera sembrava fosse Sabino Cassese, a casa del quale s’era recato Matteo Salvini.

Un nome che garantirebbe la stabilità del governo ma che sancirebbe l’incapacità della politica politicante di indicare un politico puro per la presidenza della Repubblica.

In ogni caso, oggi è un altro giorno: la rosa potrebbe fiorire,

www.cacopardo.it

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