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Teatro Regio

Festival Verdi, lunedì la presentazione. Ma è già polemica. Il ruolo del Coro

Il ruolo del Coro e il Festival delle polemiche

di Mara Pedrabissi

05 Febbraio 2022, 03:01

La guerra “dentro” e “per” il Teatro Regio è palese. Lunedì è in programma la presentazione del prossimo Festival Verdi (a Parma alle 17, aperta al pubblico), presentazione preceduta da un crescendo di anticipazioni, dalle “voci preoccupate” sul futuro del nostro teatro (le prime nell'autunno scorso) alle interrogazioni della politica.

Per andare al cuore del problema e riassumendo il già detto fin qui: il prossimo Festival Verdi riserverà (la certezza arriverà lunedì) l'inaugurazione a «La forza del destino» affidata ai complessi di Bologna, Coro e Orchestra, guidati dal maestro Roberto Abbado, con smacco della Filarmonica Toscanini e soprattutto del Coro del Teatro Regio di Parma, il quale Coro sarebbe coinvolto (il condizionale è sempre d'obbligo) in tre produzioni: la «Messa da Requiem», il «Simon Boccanegra» e il «Trovatore» al Magnani di Fidenza. Il cartellone si completerebbe con i «Quattro pezzi sacri» diretti dal maestro Daniele Gatti sul podio dei complessi del “suo” Maggio Musicale Fiorentino.

Qui si innesta la polemica: è il primo passo per la dismissione del Coro? Altresì, è il primo passo per una colonizzazione da parte del Teatro Comunale di Bologna di cui si parla dall'ottobre scorso?

Andiamo per ordine e partiamo dal Coro. Martino Faggiani, maestro del Coro dalla sua fondazione (in occasione del «Verdi Festival» 2001), musicista di solito assai riservato, stimato anche per il livello, il “colore”, a cui ha portato il Coro, in una nota inviata al nostro giornale esprime preoccupazione: «Tra poche ore verrà presentato il cartellone del Festival Verdi 2022 che vedrà il Coro impegnato, da un lato in una produzione che definirei “di nicchia”, dall’altro in repertori forse fin troppo frequentati ancorché con direttori emeriti. Si può dire dunque che il Coro assumerà un ruolo che parrebbe non corrispondere agli sforzi e ai risultati raggiunti nella su storia recente. Questa operazione dunque, non può che sollevare le mie perplessità e porre interrogativi sull’effettivo ruolo che si vuole assegnare alla compagine negli anni a venire».

Sempre ieri è intervenuto anche il leghista Fabio Rainieri: «No alla marginalizzazione delle maestranze liriche di Parma nel Festival Verdi 2022 e alla fusione del Teatro Regio con il Teatro Comunale di Bologna per soccorrere i debiti di quest’ultimo» è l'incipit del messaggio che il Vicepresidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna Fabio Rainieri, ha lanciato con una interrogazione alla Giunta regionale.

Ecco allora l'altro capitolo, le sinergie con il Comunale di Bologna: tutto ebbe inizio da un’uscita ufficiale del sovrintendente del teatro bolognese, Fulvio Macciardi, che, in Commissione cultura del Governo, lanciò l’idea di un teatro “sovraregionale” accorpando Bologna e Parma, come riportammo sulla «Gazzetta» del 15 ottobre. L'ipotesi di una fusione venne smentita sia dal sindaco di Parma Federico Pizzarotti che dalla direttrice del Regio, Anna Maria Meo. Negli ultimi giorni è però corsa voce che il Comunale di Bologna, dovendo rimanere chiuso per lavori, potesse pensare al Regio come sede “alternativa”. «Sì, dovremo fare dei lavori - conferma Macciardi - Il bando è finito e i tecnici comunali stanno sviluppando il progetto, una cosa che va da qui al 2026. Dovremo trovare una opzione alternativa ma la cerchiamo a Bologna, abbiamo 4mila abbonati, non li possiamo portare a Parma». E sul tema “colonizzazione” aggiunge: «Conosco bene il ruolo del Teatro Regio e lo rispetto».

«La riorganizzazione dei Teatri non è nelle mani né di Macciardi né mie, né dei sindaci delle due città o del presidente della Regione - interviene Anna Maria Meo - Può solo essere opera del Ministro, all'interno di una riforma globale del settore. Quanto al programma del Festival, si è fatto un gran processo alle intenzioni. Lunedì vi renderete conto. Il Coro di Bologna, solo per fare un esempio, sarà integrato dal Coro di Parma perché non avrebbe i numeri per fare da solo “La forza del destino”».

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