DARIO COSTI
È il primo candidato sindaco di una campagna elettorale che sta per decollare. Dario Costi, dopo la discesa in campo annunciata con una pagina pubblicitaria sulla «Gazzetta» di ieri, svela i motivi della sua candidatura. E quale idea di città vorrebbe realizzare.
Cosa l'ha spinta, per la seconda volta dopo le primarie del centrosinistra nel 2017, a scendere nuovamente in campo?
Tante persone hanno iniziato a sollecitare la mia disponibilità, per provare a cambiare il metodo di approccio all'impegno pubblico. La mia candidatura nasce anche come reazione all'evidente difficoltà del ceto politico di fronte al tema delle candidature. Noto che è poco incline al ragionamento sulla città, è più concentrato sulle trattative.
In quale schieramento politico va collocata la sua candidatura?
L'idea di impegnarmi è maturata durante le feste di Natale e poi ho passato gennaio a incontrare persone per capire quale spazio potesse avere una proposta rivoluzionaria, che non si colloca nelle logiche di partito, perché si muove all'interno di un'idea civica.
Azione ha già fatto sapere che la sosterrà. Chi sono gli altri che l'appoggeranno?
La rinuncia a qualsiasi simbolo di partito è la condizione che ho posto per la mia disponibilità. Io mi rivolgo a tutti i parmigiani interessati a mettersi in gioco. Il mio progetto è fuori dalla geografia politica tradizionale, è un'idea trasversale che si offre a tutti.
Quali doti dovrebbe avere un sindaco?
Le caratteristiche essenziali che servono per guidare bene un'amministrazione pubblica sono competenza, esperienza e passione. Vorrei poter portare Parma nel futuro. Va valorizzato il mondo dei social media, dell'innovazione, della comunicazione, in quanto rappresenta l'economia del futuro. E poi, grazie ai fondi in arrivo con il Pnrr questo potrà essere un momento irripetibile per Parma.
Qual è l'idea di Parma che ha in mente?
Penso a una città verde, accessibile e accogliente, in cui le persone possono ritrovarsi e ricreare quelle condizioni di comunità che si sono perse. Bisogna passare dal paradigma della città dell'automobile alla città delle persone.
Lei è professore di progettazione architettonica urbana. Come renderebbe la città più a misura di persona?
Bisogna ripensare il modello di città a partire dagli spazi pubblici. Servono interventi di microchirurgia urbana in grado di collegare, ad esempio, i parchi con il centro. Le persone devono potersi spostare attraverso i parchi, in un contesto protetto, piacevole e sicuro, e non lungo piste ciclabili di fianco alla strada.
Questa idea di mobilità lenta attraverso le aree verdi non rischia di essere irrealizzabile?
Ho studiato le 30 migliori città europee in diversi campi e quello che propongo è già realtà. Se per per l'Italia questo è il futuro, per le città europee è l'oggi. Corretti stili di vita, salute e bene comune sono concetti che per ora l'amministrazione comunale non riesce a far esprimere al meglio.
Qual è la prima cosa che farebbe da sindaco?
Scegliere gli assessori tra le figure di maggiore competenza e costruire un metodo di condivisione delle scelte. Parma è una città a vocazione internazionale, ma è gestita con un approccio concentrato sul quotidiano. Il sindaco non può ridursi a fare l'amministratore di condominio, attento solo alla gestione ordinaria. Deve avere una visione e aggregare le energie migliori attorno a quell'idea.
Che giudizio dà di dieci anni di amministrazione Pizzarotti?
Ha perso completamente la spinta collettiva verso il miglioramento. Invece di creare un'arca su cui far salire tutti i parmigiani, dopo dieci anni è una scialuppa vuota che scappa da un naufragio. Trovo una città disgregata. È mancata la capacità di creare condivisione e la crescita dei comitati dà l'idea di una città spaccata.
La preoccupa l'alleanza Pd-Effetto Parma?
È un'alleanza innaturale. Tanti parmigiani hanno notato l'incongruenza.
P.Dall.
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