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IN CATTEDRA

«Noi appena laureati ora torniamo a scuola come supplenti»

«Noi appena laureati ora torniamo a scuola come supplenti»

di Mara Varoli

06 Febbraio 2022, 03:01

L'annuncio? È finito pure su facebook. Le scuole in queste settimane sono veramente colpite da un super lavoro. La nuova ondata Covid con la variante Omicron ha visto un aumento dei contagi anche nella popolazione scolastica. E chiaramente anche i docenti non sono esclusi. Senza dimenticare che per ogni ordine e grado, dall'infanzia alle superiori, ci sono insegnanti no vax e insegnanti che non si presentano in classe perché non possono essere sottoposti al vaccino. E il super Green pass fa la differenza. per cui anche nelle scuole di Parma e provincia ci sono cattedre vuote: c'è chi si è preso l'aspettativa fino a giugno e chi è in malattia. Così è partita la corsa alle supplenze: la ricerca di sostituti è arrivata anche sui social e i presidi hanno chiesto ai neolaureati di bussare alle porte della scuola per essere reclutati. Le chiamate hanno avuto risposta e sono molti i giovani che in questo periodo rivestono il ruolo di insegnante. E lo fanno con molta serietà e impegno. È l'altra faccia del Covid, che porta un po' di sereno alle nuove generazioni. Giovani appena laureati ma anche giovani che devono ancora laurearsi. Una scommessa che sta diventando vincente, perché gli alunni dei comprensivi e gli studenti delle superiori, già provati dal duro periodo dell'emergenza covid, dall'isolamento e dalla dad, sono ben contenti di avere un prof poco più che ventenne. Che li capisce e li coinvolge: e a scuola la relazione è importante per crescere.

Mara Varoli

Federica Desio: «La prima cosa che i ragazzi mi hanno chiesto? Quanti anni ho»

Appena è entrata in classe al Bocchialini, i ragazzi le hanno chiesto: «Ma prof, quanti anni ha?». Federica Desio è una dei tanti giovani neolaureati che per l'emergenza Covid sono stati chiamati dalle scuole per svolgere le supplenze. Ventitré anni, Federica si è laureata in Scienze Zootecniche e tecnologie delle produzioni animali all'Università di Parma l'8 giugno 2021. A dicembre ha fatto l'esame di stato per il collegio degli agrotecnici laureati. «Essendo poi diplomata in Agraria all'Itis Galilei di San Secondo ho la possibilità di essere docente tecnico pratico, per le materie di laboratorio, così ho mandato la richiesta per poter fare le sostituzioni - racconta Federica Giselle Desio -. E mi hanno chiamata e dopo qualche giorno ho iniziato. Sono molto contenta, anche perché devo spiegare le materie che avevo fatto a scuola. Ma anche un po' impaurita perché ho dei ragazzi che hanno solo cinque anni in meno di me. Ho intenzione di continuare con questo percorso, per cui spero di essere richiamata». Anche i ragazzi sono rimasti molto contenti: «Con una prof così giovane si trovano più a loro agio e io li capisco bene - continua Federica -. Mi hanno chiesto consigli sull'università». Al Bocchialini, la prof Desio ha insegnato estimo in terza, quarta e quinta per sostituire il prof di Economia: «Dal punto di vista della formazione è stato importante - conclude -: in una settimana capisci se sei portato all'insegnamento, perché non è un mestiere per tutti. E per quanto mi riguarda ho capito che l'insegnamento è il lavoro che vorrei fare. Insomma, il Covid da questo punto di vista mi ha portato fortuna. E l'Università di Parma mi ha aiutato a studiare meglio e approfondire le materie che avevo affrontato a scuola».

Luca Zaccardi: «Da ex studente del Bertolucci a insegnante di matematica»

Luca Zaccardi ha 25 anni e si è laureato in Fisica ad aprile 2021. E ora è in cattedra al liceo Bertolucci: «Ho un amico che ha fatto Fisica con me e che si è recato a scuola perché sapeva che c'era un'urgenza di sostituzioni per matematica e fisica - spiega Luca -, così sono andato e ho iniziato la supplenza il 19 gennaio. Sapevo che il liceo aveva bisogno, avevo visto anche gli annunci online del preside». Zaccardi insegna matematica e fisica in una prima, in una seconda e in due quarte: «I ragazzi sono molto in sintonia con me, gli fa piacere avere un prof che ha pochi anni più di loro. E per me è un ritorno al Bertolucci, dove mi sono diplomato nel 2015 - confessa Luca -. La cosa più strana è avere come colleghi un mio ex compagno di classe e i miei stessi prof, che sono rimasti tutti molto felici di rivedermi e mi hanno dato un po' di dritte: addirittura la mia prof di religione Azzoni mi ha presentato alla classe. È una esperienza nuova che non era nei miei programmi, ma tornerà utile per qualsiasi lavoro farò. Avere a che fare con tanti ragazzi è davvero molto formativo. Ogni giorno mi preparo le lezioni: prendo i testi e seleziono gli argomenti. Alterno le lezioni con gli esercizi e quindi il mio metodo di insegnamento punta molto sul lato pratico della materia. Per la teoria cerco di far capire bene i concetti ai ragazzi». Chiaramente Zaccardi ha dovuto ricorrere anche alla dad: «Soprattutto con la didattica a distanza mista con una parte della classe a casa e un'altra in presenza non si riesce bene a interagire con gli studenti - conclude -. Quello che manca è la continuità del programma di studi e questo disorienta dal punto di vista dell'apprendimento. Anche dal punto di vista delle relazione la presenza è fondamentale: è brutto fare l'assemblea online».

Sofia Tumbarello: «Un'esperienza che mette a dura prova ma gratificante»

Sofia Tumbarello ha solo 22 anni e insegna già. A marzo si laurea all'Università di Parma in Scienze dell'educazione e dei processi formativi. Da ottobre lavora all'istituto comprensivo Montebello: insegna storia, educazione fisica e arte alla primaria Don Milani, in due quinte. «Per mettermi in gioco ho mandato la mad, la messa a disposizione, nelle scuole di Parma e a ottobre ho ricevuto la chiamata per un contratto covid fino al 31 dicembre 2021 - spiega Sofia -. Poi a fine dicembre è arrivata la possibilità di proroga del contratto fino al 31 marzo. E sono molto contenta: è un'esperienza che mi sta arricchendo sia personalmente che professionalmente. Grazie ai colleghi e alla disponibilità della preside Alessandra Melej mi sono subito trovata a mio agio. La cosa più difficile è affrontare la situazione covid: per i bimbi non è semplice indossare le mascherine per otto ore. Anche la ricreazione non è più come una volta e si fa al banco: gli alunni non hanno più la libertà di prima. E poi la dad che comunque si cerca di affrontare nel migliore dei modi ma è sempre meno efficiente della lezione frontale in presenza: manca l'interazione diretta e limita anche l'utilizzo di certe strumentazioni. I bambini stanno davvero vivendo un momento difficile: cosa succederà in futuro ai bimbi che vedono questo sistema scolastico come normale? È una prova difficile anche per gli insegnanti: ci stiamo adoperando per rendere più efficaci le lezioni con diverse strategie e per essere il più possibile positivi con i bambini. Cerchiamo sempre di coinvolgerli. Noi insegnanti ci stiamo impegnando tanto».E chiude Sofia: «Alla fine è un'esperienza che mette a dura prova ma è gratificante: è quello che volevo fare».

Riccardo Spagnolo: «Spero di aver dato ai ragazzi entusiasmo. Ne avevano bisogno»

Riccardo Spagnolo insegna inglese all'istituto Bocchialini. Ha 24 anni e a marzo si laurea in Civiltà e lingue straniere moderne. Ma è già in cattedra: «Su facebook ho letto l'annuncio che la scuola cercava insegnanti di inglese data la situazione Covid - racconta -. E quindi ho inviato la domanda e mi hanno contattato dopo poco: ho iniziato subito». Riccardo si è diplomato al Marconi linguistico «e mi sono sempre rivisto nelle veste di insegnante, anche perché ho avuto buoni docenti - continua -. Dalla prima alla quinta, ho insegnato su varie classi. Il primo giorno sono entrato con la consapevolezza di avere delle conoscenze e di poter coinvolgere i ragazzi nella materia. C'è una sorta di barriera da rompere per esprimersi in un'altra lingua. Ho cercato di farmi capire e parlare: se affrontata in maniera attiva, quella dell'inglese non è una materia noiosa. Mentre spiego cerco di coinvolgere tutta la classe per fare ragionamenti insieme, per arrivare a una regola grammaticale, un approccio in cui ho sempre creduto, più diretto. Ben consapevole che in pochi giorni devi essere simpatico e passare delle nozioni. Ho avuto un buon riscontro e quando i ragazzi hanno saputo che il mio compito era finito, mi hanno detto: "Ma noi pensavamo di essere con lei fino a giugno". Forse perché pensavate che non avrei fatto verifiche? Gli ho risposto. E loro: "No, no». Alla fine - conclude - sono stati giorni che sono sembrati anni, intesi e con grandi emozioni. Mi è sembrato di conoscere i ragazzi da tanto tempo. Ho percepito tristezza, mancanza di energia ed entusiasmo. Dicevo a tutti: "Dai che sono gli anni più belli della vostra vita". E invece con la pandemia hanno sofferto tanto. Spero di avergli dato una mano».

Marcandrea Boselli: «Al di là dei voti c'è la voglia di riscatto e di imparare»

Marcandrea Boselli ha 25 anni, è laureato in Fisica all'Università di Bologna: «Sì - dice - ho fatto la magistrale proprio perché ambivo a insegnare. In questo periodo c'è molta richiesta per le materie scientifiche e ho mandato la messa a disposizione, che è un contratto per sostituire un insegnante in classe, al liceo Bertolucci dove mi sono diplomato. Il primo giorno? Grande emozione - prosegue Marcandrea - sono rientrato nella mia vecchia suola dopo cinque anni. E insegno matematica e fisica in una prima, seconda, terza e quarta. E l'impatto con i ragazzi è positivo perché hanno visto un prof giovane». Marcandrea Boselli è entusiasta dell'esperienza: «Come relazione è stato un aiuto agli studenti, ma si dovrà capire bene con il passare dei mesi. La didattica che propongo è riprendere gli argomenti vecchi per avere una base su cui costruire. Quindi bisogna valutare le risposte delle classi a seconda delle età e della situazione in cui si trovano. Certo, sono dovuto ricorrere anche alla dad. Mi sono trovato bene anche se la didattica a distanza non è un contesto normale, ma con tutti gli strumenti tecnologici che abbiamo riusciamo a condividere. Una situazione che crea disagio ma si cerca di compensare nel migliore modo possibile. Con la dad si creano problemi psicologici, disagi, rischio del calo dell'attenzione e rischio a livello sanitario, perché non fa bene passare tanto tempo davanti al computer». Nonostante tutto, il mestiere dell'insegnante piace: «È un lavoro che voglio fare a tempo pieno - conclude Marcandrea -. Al di là del voti, c'è un aspetto umano importante: i ragazzi vogliono dimostrare che loro ci sono e che si impegnano. Una voglia di riscatto che mi trasmette tanta energia».

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