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INCHIESTA

Comune, viaggio nelle aree e negli edifici inutilizzati da anni

Comune, viaggio nelle aree e negli edifici inutilizzati da anni

di Gian Luca Zurlini

07 Febbraio 2022, 03:01

Tanti, progetti, pletore di annunci ma alla fine ancora nessun cantiere avviato: sono le 14 fra aree e strutture comunali che abbiamo individuato che si trovano oggi nelle identiche condizioni di abbandono e di inutilizzo in cui versavano 10 anni fa, al momento dell'insediamento della prima giunta Pizzarotti.

Da allora, nella situazione reale, niente è cambiato, anche se per molte di queste «incompiute» sembrerebbe (il condizionale è d'obbligo visti i precedenti annunci non seguiti da fatti concreti) che nei prossimi anni si possa arrivare finalmente a una sistemazione. Una cosa comunque è certa: la prossima amministrazione comunale riceverà un'eredità di «incompiute» ancora piuttosto copiosa.

E dovrà quindi impegnarsi a fondo per portare avanti i progetti esistenti e, soprattutto, per far partire i cantieri senza ulteriori indugi.

Perché si tratta di interventi che, al di là delle idee politiche, vanno completati per togliere quelli che sono veri e propri «buchi neri» nel cuore della città.

Ex Scalo merci

L'ex Scalo merci di viale Fratti è in "brutta vista" ogni giorno per le centinaia di genitori e bambini che frequentano il Centro pediatrico dell'Ausl, unico intervento portato a termine in quello che doveva diventare un comparto riportato a nuova vita. L'idea originaria del sindaco Elvio Ubaldi era stata di creare nei grandi spazi dei depositi a servizio dell'ex scalo merci della stazione locali destinati alle attività dei giovani artisti e al ritrovo dei giovani, affiancati da un edificio a uso uffici e dal centro pediatrico dell'Ausl. Di tutto questo le uniche cose realizzate sono state l'acquisizione dell'area dalle Ferrovie e il polo pediatrico. Non è mai neppure partita la realizzazione di una nuova viabilità di collegamento che avrebbe dovuto sfociare in via Trieste per evitare maggiore intasamento del traffico. A un certo punto, nel 2009, sembrava addirittura che in questo comparto avrebbe potuto sorgere la nuova Questura, definita come una necessità "urgentissima" dall'allora sindaco Vignali e appoggiata anche dal ministro dell'Interno dell'epoca Roberto Maroni. Invece, tutto si è fermato, prima a causa dei debiti e della mancanza di fondi della partecipata comunale cui era stata affidata la realizzazione del comparto e poi da un'inchiesta giudiziaria che ha tenuto l'area sotto sequestro per qualche anno. Ma se le idee di Ubaldi prima e di Vignali poi non hanno avuto fortuna, non c'è stata di certo miglior sorte per quelle lanciate in questo decennio dalle due giunte guidate da Federico Pizzarotti. La prima proposta era stata quella di realizzare nel comparto una "vetrina" dell'eccellenza agroalimentare di Parma collegata all'organizzazione a Milano dell'Expo 2015. Ma se questa idea non è andata avanti per i tempi ristretti a disposizione e problemi per la disponibilità della superficie legati alle inchieste in corso, non è andata meglio per il secondo progetto collegato all'ex Scalo merci. Nella campagna elettorale del 2017, infatti, uno dei punti principali del programma di Effetto Parma era quello, ribadito anche dopo il successo elettorale, di portare all'ex Scalo merci la nuova sede dei vigili urbani, o Polizia municipale e adesso locale che dir si voglia. Una volontà forte, riaffermata in più circostanze dal Comune, che però non è mai approdata a nessun passo concreto. Tanto che, a oggi, ancora non si è a conoscenza ufficiale né di progetti, né di eventuali finanziamenti che riguardano questa superficie a due passi dal centro. E si può a giusta ragione dire che le cose andavano meglio quando andavano peggio. Nel senso che l'ex scalo merci, prima del progetto “di riqualificazione” era sì una zona dimenticata della città, ma tutto sommato senza grandi problematiche. Oggi, invece, è diventato un rifugio di sbandati trasformato in una sorta di immondezzaio a cielo aperto: una sorta di "terra di nessuno" in cui, nel dedalo di inchieste, fallimenti e idee disperse, l'unica certezza è un degrado che sembra essere senza fine.

Ex Municipio di San Lazzaro

A compiere il miracolo di farlo tornare un luogo frequentato dai cittadini entro il 2026 potrebbero essere i fondi del Pnrr, un milione e 800mila euro circa, che il Comune ha ottenuto per la sua ristrutturazione. Ma sono ormai più di 10 anni che l'ex Municipio di San Lazzaro, all'inizio di via Zarotto, è totalmente inutilizzato in quanto inagibile ed è rimasto dimenticato e senza nessun intervento di ripristino. L'ex Municipio era la sede del comune di San Lazzaro Parmense fino agli anni '40, quando venne incorporato in quello di Parma. Nel secondo dopoguerra, però, l'ex Municipio, fino all'inizio degli anni Duemila, è stato un "cuore pulsante" del quartiere Lubiana San Lazzaro. Al suo interno c'erano gli uffici anagrafici decentrati, un polo prelievi dell'Ausl, la sede della circoscrizione, avevano uffici diverse associazioni e c'erano anche alloggi pubblici nella parte posteriore, l'unica parte ancora oggi utilizzata. Col passare degli anni l'edificio si è via via svuotato dI funzioni, fino ad arrivare alla dichiarazione di inagibilità, prima parziale per le assemblee pubbliche e poi totale. Ma anche l'ex municipio di San Lazzaro entra nel novero delle "incompiute" perché a ottobre del 2012 venne annunciato dalla giunta Pizzarotti, in occasione del proprio primo bilancio di previsione del Comune, come "opera-simbolo" degli investimenti a fronte di una difficile situazione debitoria. Con 750mila euro sarebbe dovuto diventare la nuova sede del Centro delle famiglie della città. Ma di quei fondi e di quell'intervento si sono perse le tracce nei mesi successivi. E solo ora, dopo 10 anni, si è tornati a parlarne. Intanto, però, l'ex Municipio è rimasto chiuso e inutilizzato.

Ex Theatro del Vicolo

Di recente è stato annunciato dal Comune che l'ex Theatro del Vicolo non verrà più riutilizzato come spazio teatrale. Ma il punto, più che l'utilizzo che ne verrà fatto e che per il momento ancora non è stato definito né finanziato, è che da ormai più di 7 anni quello che era uno spazio di proprietà comunale in cui si svolgevano spettacoli e iniziative è stato lasciato chiuso e nell'abbandono più totale. In questo caso tutte le scelte sono da ricondurre al Comune, proprietario della struttura in cui sono racchiusi anche gli spazi delle cosiddette Serre degli Aranci dove per alcuni anni, dopo il restauro del Parco Ducale del 2000, era stata aperta una caffetteria. Nel 2014 l'assessorato alla Cultura del Comune decide di indire un bando per la gestione degli spazi teatrali di proprietà del Comune. Nei requisiti che vengono indicati non rientra l'associazione "Campagna & Città" guidata da Egidio Tibaldi, che da molti anni svolgeva le proprie attività all'interno degli spazi di vicolo Asdente. Il risultato è che, nonostante, le proteste, nell'autunno del 2014 l'associazione deve lasciare lo spazio con l'annuncio che sarà presto riassegnato con un nuovo bando. Nessuna riassegnazione però è mai stata fatta: nel 2016, con un altro annuncio, il Comune aveva detto che nei locali di vicolo Asdente sarebbe stato ricavato uno spazio per eventi teatrali e letterari riservato ai giovani sotto i 35 anni. A quel progetto non è però mai stato dato alcun seguito e nel corso degli anni è stato poi comunicato che i locali erano inagibili e necessitavano di lavori per la loro messa a norma. Resta il fatto che, a più di 7 anni dalla chiusura, nessuna alternativa è stata ancora trovata.

Via Versailles

Via Versailles: una denominazione ambiziosa per una strada che, nelle intenzioni della progettazione comunale, avrebbe dovuto diventare una sorta di "complanare" all'autostrada in grado di essere un percorso alternativo a tangenziale Nord e via Forlanini per raggiungere la zona dello Spip e addirittura collegarsi con via Mantova e Bogolese. Buone intenzioni che sono però naufragate miseramente nei meandri di una chiusura pressoché totale dell'arteria che dura ormai da quasi sei anni, in quanto il sovrappasso che si trova davanti all'inceneritore è stato chiuso nel lontano maggio 2016 su segnalazione dei vigili del fuoco che avevano rilevato un cedimento di parte del terrapieno. Da allora in poi la vicenda diventa una successione di annunci non mantenuti e un perfetto esempio di avvitamento nelle maglie della burocrazia italiana. La strada, infatti, era stata realizzata da un'impresa privata a proprie spese nell'ambito degli accordi sottoscritti nel 2006 per la costruzione del nuovo comparto Ikea e non era ancora stato completato il passaggio di proprietà al Comune. A gennaio del 2017 il Comune stesso annuncia che in primavera (del 2017) verranno eseguiti i lavori di ripristino a proprio carico riscattando la fidejussione data in garanzia. I lavori però non partono. Poi, nell'estate del 2018, il cantiere si avvia a cura dell'impresa che però fallisce pochi mesi dopo. Da allora, il cavalcavia è in stato di totale abbandono e chiuso al traffico. Ora sarebbe stato trovato un accordo per far pagare la sistemazione del cavalcavia a un'impresa di logistica che si insedierà nella zona. Ma i tempi non sono definiti e via Versailles resta chiusa.

Area Ex Boschi

L'ultimo annuncio è di alcuni mesi fa: nell'area cosiddetta ex Boschi, quella per intenderci che si trova dietro alla stazione ferroviaria compresa tra via Alessandria e via Brennero di proprietà della Stu Stazione, società controllata al 100% dal Comune, sono in partenza i lavori di urbanizzazione (leggi strade, illuminazione e piste ciclabili) a carico delle casse pubbliche. E' però l'ennesimo annuncio che fa parte di una storia ormai infinita che è partita 20 anni fa, quando agli inizi degli anni 2000 la giunta Ubaldi costituì la Stu (Società di trasformazione urbana) stazione. Una spa di diritto privato che, nelle intenzioni avrebbe dovuto velocizzare (!) i lavori necessari per costruire la nuova stazione e completare l'intero comparto che si trovava attorno al "vecchio" quartiere. In realtà, l'unico intervento realizzato in tempi più o meno accettabili sono state le demolizioni degli edifici che erano stati acquisiti per realizzare la riqualificazione. A fine 2014, dopo un lungo stop del cantiere, venne inaugurata la nuova stazione e completata la parte con alberghi e uffici dove si trovavano i vecchi depositi ferroviari. L'area "ex Boschi", invece, è rimasta una ferita aperta che in luogo dell'annunciata riqualificazione ha portato degrado e proteste nel cuore del già travagliato quartiere San Leonardo. A questo si aggiunge poi l'incuria in cui il prato incolto in cui l'area è stata trasfomata dopo le demolizioni è stato spesso lasciato, con erba alta e piante cresciute. Sta di fatto che, a quasi otto anni dal completamento della stazione, nell'ex Boschi, secondo stralcio del progetto, non si sono ancora viste ruspe e gru.

Ex mercato bestiame

Un tempo era un'area in cui si svolgeva un'attività intensa e molto legata alle tradizioni agroalimentari del nostro territorio. Era quella del mercato bestiame, con la compravendita degli animali da allevamento che si svolgeva grazie a intense e colorate trattative fra i mediatori e gli allevatori in quello che era un punto di ritrovo fisso. Una ventina d'anni fa, a causa delle inesorabili evoluzioni dell'economia, il mercato bestiame, di cui si vede ancora l'insegna con le lettere murate su quello che era l'ingresso, ha chiuso i battenti, mentre, sia pure fra tante difficoltà, sono sopravvissuti, anche ridimensionati, il vicino macello e il mercato ortofrutticolo all'ingrosso (l'attuale Cal) che si trovano a poche decine di metri di distanza. Il punto è che però l'area del mercato bestiame, molto estesa e di proprietà comunale, anche se transitata per una partecipata, non ha più trovato un reale utilizzo da quando il mercato è stato chiuso. E' infatti malamente naufragato il progetto che voleva farne un avanzato centro di logistica al servizio dell'area del Parmense. La società creata allo scopo nei primi anni del Duemila è infatti andata in crisi dopo che non è stato trovato nessun investitore. E così, negli ultimi anni, il Comune è stato impegnato a far fronte ai debiti che si erano cumulati e il progetto del centro logistico si è arenato senza avere altre alternative. L'area è stata persino utilizzata per qualche anno come sede del Luna Park di San Giuseppe. All'orizzonte sembra ci sia la realizzazione del nuovo centro per le emergenze. Ma intanto rimane il senso di trascuratezza e abbandono di una superficie pubblica che avrebbe dovuto trovare un'utilizzazione in tempi ben più brevi.

Ex Romanini ed ex Stuard

L'ex residenza per anziani non autosufficienti Romanini e l'ex ospedale Stuard (acquisito dall'Azienda ospedaliera) sono da alcuni anni di proprietà degli ex Iraia, l'attuale Asp Ad Personam, di cui il comune di Parma è l'azionista di assoluta maggioranza. Per decenni sono stati un presidio sociosanitario importantissimo nel cuore dell'Oltretorrente. Poi, nel 2005 il comparto di Geriatria è stato trasferito dallo Stuard all'ospedale Maggiore e acquisito dagli ex Iraia con l'obiettivo di ampliare l'ex Romanini. Ma l'idea non ha avuto seguito e nel 2013 gli ultimi anziani non autosufficienti sono stati trasferiti in altre strutture. Da quasi otto anni, fatta eccezione per alcuni mesi in cui l'ex Romanini ha ospitato le strutture dei laboratori di esami delle Piccole Figlie danneggiate dall'alluvione del 2014, all'ex Stuard e all'ex Romanini regna il silenzio e edifici e spazi interni sono chiusi e lasciati in abbandono. I problemi per le due strutture erano iniziati durante la giunta Vignali, quando venne lanciato il progetto del Wcc (Welfare community center) di via Budellungo in cui avrebbero dovuto essere trasferite tutte le strutture assistenziali per anziani e venne ipotizzata la vendita a privati dei due complessi e la loro trasformazione a utilizzo misto residenziale e sociale. Naufragato il progetto del Wcc, nel periodo delle due giunte Pizzarotti si è partiti con la scelta degli ex Iraia di proseguire sulla via dell'alienazione, poi si è pensato alla realizzazione di strutture assistenziali di nuova generazione. Ora agli atti c'è la volontà di procedere alla destinazione a usi sociali con il metodo del project financing, ma per ora la situazione resta quella di inutilizzo dei due edifici.

Gian Luca Zurlini

© Riproduzione riservata

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