Lutto
Nulla lo rattristava di più del notare, nelle campagne, siti vuoti ed abbandonati con gli scheletri di quelle imponenti case coloniche che, un tempo, ospitavano patriarcali famiglie di agricoltori. Carlo Vescovi , nota e stimata figura nel mondo dell’imprenditoria agricola, è deceduto nei giorni scorsi all’età di 95 anni.
Nativo di Busseto, di antico ceppo di agricoltori del posto, Carlo, ha incarnato fino all’ultimo il carattere fiero, coraggioso, tenace e laborioso della gente della Bassa. Quella gente, protagonista assoluta del «mondo piccolo» di Giovannino Guareschi, il cui carattere, nel bene e nel male, è modellato dal Po, padre e padrone della Bassa padana.
Dopo il diploma di perito agrario ed il servizio militare svolto con il grado di ufficiale, Vescovi, svolse quel lavoro che lo affascinava di più e che aveva a che fare con il mondo dei campi e la civiltà contadina, quella dei suoi avi.
Fu amministratore di diversi ed importanti poderi fra i quali quello dei fratelli Bezza a Ragazzola di ben 1.000 biolche. Non solo alla guida di numerose aziende agricole, ma Vescovi fu anche un innovatore nel settore agricolo e zootecnico grazie a sue felici intuizioni che fecero scuola. Un uomo che consacrò la sua vita al dovere coniugando quegli irrinunciabili valori che si rifanno al lavoro, all’amore per la propria terra e alla famiglia.
La terra, per Carlo, era davvero sacra e la rispettò in tutta la sua lunga vita con i fatti e non a parole facendosi onore in tutte le aziende nelle quali lavorò come la De Rica, e la Sivam, società specializzata in prodotti per l’agricoltura e la zootecnia. In questa azienda ricoprì l’importante incarico di ispettore tecnico per la provincia di Parma ed, in seguito, anche per i territori di Reggio Emilia e Piacenza.
A suggello della sua attività professionale, nel 1995, fu insignito dell’onorificenza di Maestro del Lavoro della quale andava molto fiero. Carattere aperto, giovale, uomo dotato di una ferrea volontà, generoso e disponibile, aveva tantissimi amici che lo stimavano e gli volevano bene proprio per il suo stile autentico, sincero e schietto dell’«òmm dal Po».
Da ragazzo, per un breve periodo, praticò pugilato ed equitazione, ma la sua passione più grande era la bici. E, proprio su sgangherate biciclette, da giovane, si spostava da un podere all’altro percorrendo impolverate carraie. Amava tantissimo la musica, Carlo, il melodramma e le intramontabili melodie verdiane.
Nel 2011 la scomparsa della moglie Maria Luisa alla quale era legatissimo, come stravedeva per i figli Pietro, concertista e docente presso il Conservatorio di musica di Piacenza e Marco che opera nel settore dell’arte. Lo.Sar.
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