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I CIRCOLI

Pedale Veloce, anima ribelle dell'Oltretorrente

Pedale Veloce, anima ribelle dell'Oltretorrente

di Antonio Bertoncini

15 Febbraio 2022, 03:01

La Parma che non c’è più esiste ancora, anche se le foto che scattiamo oggi sono ben diverse da quelle color seppia degli anni cinquanta, quando in borgo Bernabei (per i parmigiani Bòrogh Bartàn) si poteva cogliere l’immagine del tavolo in strada, con i bicchieri di lambrusco e l’operaio con sigaretta in bocca e le mani sulla damigiana.

Al civico 29 c’era l’osteria da Quinto, ed è qui che inizia la storia del circolo Pedale Veloce, da un piccolo mondo rinchiuso in una stanza senza finestre, quattro tavoli bisunti e una decina di sedie sgangherate. Ma allora era uno dei mondi dell’Oltretorrente, e perché non ci fossero equivoci, prese il nome di Stella Rossa, un nome compromettente in tempo di guerra fredda, troppo sovietico, tanto che per evitare grane fu ribattezzato Taverna Rossa, rossa comunque perché qui comandavano comunisti ed ex partigiani.

Oggi è una piccola vecchia insegna illuminata a dirci che oltre quel portoncino, percorrendo uno stretto corridoio si arriva appunto al Pedale Veloce. Da molti anni non c’è più nessuno che pedala, men che meno velocemente, ma lo spirito e l’ambiente hanno mantenuto quell’aura di antica genuina parmigianità che non è facile trovare altrove.

Il “bicchiere veloce” funziona ancora.

Dei giovani sportivi che nel ‘48 diedero vita alla Taverna Rossa ne rimangono ben pochi. Restano le immagini d’epoca delle squadre amatoriali che facevano man bassa di coppe, così come quelle dei pescatori e dei ciclisti che pedalavano ai tempi di Coppi.

Alla guida del circolo c’è oggi Giorgio Bocchialini, pensionato in gran forma pieno di idee e di entusiasmo, con una gran voglia di portare a compimento il ricambio generazionale indispensabile per assicurare un futuro ad un’espressione della Parma più autentica, che si ostina a non morire.

«La nostra sede è questa da sempre – esordisce Bocchialini – un tempo si era in affitto, poi nel 1982 ce la siamo comprata, praticamente i muri sono diventati nostri con i soldi della tombola, e la sede è frutto del lavoro volontario di sera e di festa di chi ci ha preceduto. Fra chi è ancora qui, dobbiamo tanto a uomini come Sergio Colla, che divide il suo tempo fra Pubblica e Circolo, e Gianfranco Sterzi, il mitico Cecè, grande pasticcere, socio da sempre, che da anni prepara la torta fritta del giovedì sera, e che solo da poco ha passato il testimone ad Alfredo Gobbi, meglio noto come Scajét».

Nonostante l’età il Pedale Veloce ha sempre una buona cera, con i suoi 180 soci che hanno resistito alla tempesta della pandemia, e il turno di chiusura mai.

«Non possiamo voltarci indietro, dobbiamo guardare avanti – è l’imperativo categorico di Bocchialini – stiamo organizzando nuove iniziative, con tornei di scacchi e calciobalilla, cene a tema e una scuola di pasticceria con Cecè in cattedra».

«Qui si ritrova anche il Coro dei Malfattori, si presenta qualche libro, si fanno incontri fra politica e storia del novecento. Non a caso -continua - abbiamo inserito nell’attuale Consiglio quattro giovani under trenta. Spero che siano loro i protagonisti della svolta. Intanto, nonostante siano lontani gli anni ruggenti di quando Parma era diversa da oggi, i nostri conti sono in ordine. Per questo dobbiamo ringraziare i volontari che si prestano per assicurare la gestione diretta, senza ricorrere a convenzioni esterne. Siamo rimasti in pochi a farlo».

«E di un’altra cosa andiamo molto fieri - conclude -: in questo circolo non sono mai entrate le macchinette mangiasoldi. Noi ci mettiamo tempo e passione, e i giovani cominciano ad arrivare».

Intanto il circolo continua ad operare nel solco della tradizione: accanto alle pareti la maglia degli alpini con la scritta “Barcollo ma non mollo” a fianco di un quadro di Ubaldo Bertoli (simbolo della Resistenza) e alle effigie di Verdi e Picelli: musica, antifascismo e Oltretorrente, valori ispiratori che non sono mai venuti meno, così come l’attaccamento ai soci storici, dal presidente che più ha lasciato il segno, Silvio Lavagetto, al mitico Pavlén (Paolo Menozzi), che conquistava il pubblico con le sue barzellette .

E appeso alla parete c’è anche il diploma di Giorgio l’americano, al secolo Giorgio Zocchi, socio del circolo, oltretorrentino doc, trapiantato in USA, e combattente in Vietnam come militare di leva.

«L’ultima volta l’abbiamo visto tre anni fa – ricorda il presidente – , non abbiamo più avuto notizie. Speriamo che torni per una nuova rimpatriata, davanti ad un buon bicchiere di lambrusco e all’immancabile torta fritta del giovedì».

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