Intervista
Adalgisa Conti viveva ad Anghiari e aveva 26 anni. Si era sposata da poco ed era considerata una donna intelligente ed estrosa. Piena di vita, sogni e desideri, era stata ricoverata in maniera coatta nel manicomio di Arezzo perché, così dicevano, affetta da delirio di persecuzione con tendenza al suicidio.
Era facile nei primi anni del '900 fare internare una donna in manicomio. Tanti potevano essere i fattori (spesso ingiusti) che portavano a questa atroce decisione, fra questi anche gli interessi familiari. Nella sua cartella clinica, sopravvissuta al tempo e agli eventi, sono rimaste lettere, pensieri e parole che portano la sua voce fino a noi grazie allo spettacolo «Questa è la mia vita» che debutterà sabato al Teatro comunale di Fontanellato (ore 21) e replicherà domenica (alle 17), tratto dal libro «Gentilissimo sig. dottore questa è la mia vita», della stessa Conti.
La rappresentazione teatrale (coproduzione L.O.F.T /Progetti &Teatro) con Sandra Soncini e regia di Carlo Ferrari seguirà il percorso autobiografico del vissuto di Adalgisa attraverso gli scritti recuperati in manicomio. Oltre alle sue testimonianze ci sono anche quelle di medici, infermieri e altri operatori che l’hanno conosciuta nei lunghissimi anni della sua degenza.
«Quando è stato smantellato il manicomio di Arezzo, sono stati trovati nell’archivio le sue cartelle cliniche – spiega Ferrari -. Ho sempre avuto l’idea che il libro potesse essere messo in scena. Dopo l’incontro con Sandra Soncini, che trovo adattissima al ruolo, ho deciso di dar vita a questo progetto che cullavo da tempo». Il regista rivela che Adalgisa è stata in manicomio quasi 70 anni. «Quando stavano per essere chiusi, lei è deceduta. Le testimonianze che ci ha lasciato si concentrano nei primi quattro mesi della sua costrizione in manicomio. Era il 1914 e lei aveva solo 26 anni. Nel tempo ha smesso di scrivere». Aggiunge Sandra Soncini: «Ci siamo avvicinati ai suoi scritti con molto rispetto, cura e grande affetto, cercando di trasformare le sue testimonianze in strumento di denuncia e lotta contro le istituzioni segreganti e contro la violenza del sociale sulla donna. Questo spettacolo rappresenta un’esperienza forte, carica di significato. Le parole di Adalgisa possiedono una vitalità che sopravvive al tempo ed esprimono chiaramente il dissidio interiore che aveva tra i propri desideri e pulsioni e quello che invece la società si aspettava da lei. Il suo vivere era in eterno conflitto tra desiderio e senso di colpa per averlo provato. Il teatro attraverso i suoi scritti permette di non dimenticare lei e quello che ha subito». Precederà lo spettacolo la presentazione del libro «Ellen West. Una vita indegna di essere vissuta» di Antonella Moscati. Domenica, al termine dello spettacolo, si svolgerà un incontro con il pubblico coordinato dalla dottoressa Maria Inglese. Per prenotazioni scrivere a teatrofontanellato@gmail.com.
© Riproduzione riservata
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata