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Il ricordo dei parrocchiani

«Don Folezzani, un padre per tutti noi»

«Don Folezzani, un padre per tutti noi»

05 Marzo 2022, 03:01

Martedì scorso, a novantadue anni, si è spento don Bruno Folezzani, il sacerdote che ha visto nascere e crescere la comunità di strada Sant'Eurosia. Don Folezzani fu, infatti, il «padre» della parrocchia dello Spirito Santo. Così i suoi parrocchiani ricordano il sacerdote scomparso.

Sono tanti i ricordi che si affollano alla mente quando una persona alla quale siamo stati legati a lungo, viene a mancare.

Don Bruno Folezzani, parroco per circa quarant’anni, poi vicario per altri 14, nella parrocchia dello Spirito Santo, ha concluso la sua vita terrena e il distacco è ora molto doloroso.

Don Bruno amava dire: «Se dovessi rivivere la mia vita, farei ancora il prete, non mi sono mai pentito di questa scelta!». È stato davvero un prete felice di esserlo. Un sacerdozio, il suo, voluto, vissuto, amato, trasmesso. È stato innanzitutto un padre per i suoi tanti figli spirituali. In un’epoca travagliata e sempre più povera di presbiteri, aveva saputo alimentare in tanti giovani, col suo esempio, il desiderio di rispondere alla vocazione sacerdotale, al diaconato, al matrimonio, alla vita consacrata e missionaria.

Nel 1981 Giovanna Spanu, coltivando in cuore un’intuizione tutta nuova di don Bruno, decise di uscire dalla casa dei genitori e di consacrarsi totalmente a Dio per «essere sorella e madre» di anime, per «essere Maria» accanto al pastore. Nasceva poco tempo dopo un piccolo nucleo di fratelli e sorelle, persone con vita comune, sposate, con vita in famiglia, sacerdoti, giovani in ricerca, che diventavano parte di una famiglia spirituale, impegnata a vivere l’unità e l’amore reciproco. Nasceva così la Piccola Comunità Apostolica, di cui don Bruno, accanto a Giovanna, è stato guida spirituale.

Don Bruno aveva il carisma della predicazione: sapeva sbriciolare la Parola e renderla accessibile a tutti, per nutrire le anime e mettere nel cuore di chi ascoltava, il desiderio di conoscere Gesù e di seguirlo. Credeva in ciò che diceva e in ciò che faceva e sapeva infondere fiducia e speranza nel domani. La sua era una fede autentica, profonda e contagiosa.

Uomo di preghiera, lo si poteva ogni giorno incontrare in cappella, davanti al Santissimo (l’adorazione quotidiana e la devozione a Maria erano per lui un’assoluta necessità), diceva: «Abbiamo bisogno di respirare per vivere e la preghiera è il respiro dell’anima, ci è necessaria».

Don Bruno possedeva una vasta cultura, amava Dante e lo citava volentieri, innamorato del bello, aveva personalmente curato (in parte anche progettato) le opere artistiche della parrocchia: dal dipinto della Pentecoste, al mosaico del fonte battesimale, dalle vetrate istoriate all’imponente organo a canne.

Aveva saputo comprendere la novità del Concilio Vaticano II con straordinaria modernità, dando fiducia e coraggio ai laici. Sapeva scoprire, accogliere, promuovere, incoraggiare, assecondare i carismi personali di ciascuno. Col suo aiuto i fedeli potevano rileggere gli ideali e i valori della vita cristiana e la fede ne usciva rinsaldata, rinvigorita, rivissuta, consolidata oppure scoperta come una stupenda primizia.

Nelle messe del Giovedì santo, amava ogni anno ricordare la bellezza della sua vocazione ed invitava i giovani a rispondere con generosità alla chiamata al sacerdozio.

Vogliamo rivolgere a lui, che ci accompagna dal cielo, una richiesta che, ne siamo certi, sarà accolta: di vegliare di lassù e di pregare il Signore perché mandi operai nella sua messe, preti santi, innamorati della loro vocazione, come è stato lui per tutta la vita.

Nel cuore e sulle labbra di coloro che lo hanno conosciuto, c’è un grazie sincero per l’amore incessante, per la capacità di comprendere e perdonare anche chi lo aveva profondamente ferito, per aver mantenuto un cuore sempre giovane capace di entusiasmare e gioire, per aver saputo condividere e consolare, correggere ed educare con «l’esempio e l’amorevolezza», per aver saputo infondere speranza, per aver accolto chi si sentiva solo e non amato, per il cuore disposto ad accettare le diversità.

Grazie, don Bruno, per le parole ed i silenzi, per l’ascolto ed i sorrisi, per aver condiviso con noi un lungo tratto di strada, fedele e discreto compagno del nostro viaggio, mite e umile presenza, per averci amato così come siamo ed averci insegnato a camminare in sinodo sulle strade della Chiesa e del mondo.

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