Profughi
Traversetolo Scesi dai mezzi, accolti dagli amici volontari e dall’assessore Alessia Ziveri, la tensione vissuta si è sciolta negli abbracci, nelle lacrime di gioia, nei sorrisi.
«Ce l’abbiamo fatta!», parole che racchiudono un universo di emozioni, la stanchezza per i chilometri percorsi, le incognite del viaggio, il dolore indelebile visto negli sguardi delle persone lungo quel confine.
Sono rientrati a Traversetolo ieri mattina i due pulmini della Croce Azzurra guidati dai volontari Stefano Mazzoni, Giuseppe Maggiali, Luca Orlandini, Daniela Carpi e Fabio Piazza, che sabato pomeriggio erano partiti alla volta del confine polacco, per accompagnare Lucia e portare in salvo i suoi genitori, la cognata con la madre e la nipote di 9 anni, occhi azzurri e un orsetto tra le braccia regalatole dai militi. Con loro anche Lucky, il loro cagnolino.
«Un viaggio organizzato nei minimi dettagli dal presidente della Croce Azzurra Alex Uccelli», ha spiegato il sindaco Simone Dall’Orto.
Alla chiamata di Uccelli hanno risposto subito i volontari e un cittadino si è offerto di pagare le spese del viaggio.
«Siete il nostro orgoglio», ha sottolineato Ziveri. Lucia tra le lacrime ha riabbracciato il marito Daniele. Ha dovuto insistere perché i genitori scappassero.
Per loro era impensabile lasciare la loro casa, la loro terra.
Temeva soprattutto per il padre, che ha problemi motori, e una volta sceso nel bunker non era più potuto tornare in casa perché l’ascensore era fuori uso.
Per arrivare al confine polacco, circa 800 km, e incontrarsi con Lucia ci hanno messo 2 giorni e mezzo, tra problemi con il carburante e lunghe file dei mezzi in fuga.
«Là è un disastro» racconta Lucia, che si commuove pensando a suo fratello, come tanti uomini rimasto in Ucraina, e a quello straziante abbraccio con la figlia al momento del saluto.
«Grazie per averci dato la possibilità di fare questo servizio», ha detto uno dei volontari al presidente Uccelli. Un’esperienza carica emotivamente.
La famiglia è stata portata poi in un hotel a Ponte Taro. Finalmente un luogo sicuro, lontano dalla guerra, dalle sirene, dalla paura.
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