IL CASO
Unanime e trasversale, la condanna per chi ha imbrattato il manifesto funebre di Luigi Piscina, il partigiano Michè, mancato nei giorni scorsi all’età di 93 anni nella sua Roasio (Vercelli).
Sui manifesti, mani ignote hanno affisso una scritta vergognosa («è sempre una bella notizia quando muore un comunista»). Profondamente scossa anche l’opinione pubblica valtarese che, di fronte all’inqualificabile scritta, ha espresso il proprio biasimo. «Il Comune di Borgo Val di Taro esprime solidarietà ai famigliari e agli amici di Luigi Piscina, che ci ha lasciato qualche giorno fa e che aveva combattuto ed era stato ferito nel 1944 nel gruppo d’azione Val Taro. Residente a Roasio, il 25 aprile del 2017 a Grignasco gli era stata consegnata la medaglia della Liberazione», scrive il sindaco di Borgotaro Marco Moglia sulla sua pagina Facebook e poi condanna «il gesto vile e inaccettabile compiuto nei confronti di una persona la cui vita ha espresso sempre il bene più prezioso: la libertà».
Dello stesso tenore anche il commento del consigliere regionale Matteo Daffadà, che fa sapere: «Una brutta pagina. Noi guardiamo avanti e salutiamo, ringraziandolo, il partigiano Luigi Piscina, che aveva combattuto rimanendo ferito nel 1944 nel gruppo d’azione Val Taro nel Parmense. Un abbraccio alla famiglia per la scomparsa di una persona che ha regalato a tutti noi la libertà». Il partigiano Michè aveva combattuto, tra giugno e luglio del 1944, nel gruppo d’azione dei territori liberi costituiti a nord della linea Gotica. Capoluogo della Repubblica partigiana della Val Taro fu Compiano, sede del Comando Divisione Nuova Italia e centro coordinatore delle brigate partigiane operanti nella valle e della civica amministrazione del territorio libero del Taro.
M.R.
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