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INTERVISTA

Calenda a Parma: «Gravi rischi economici, il governo si muove tardi e male»

Calenda a Parma: «Gravi rischi economici, il governo si muove tardi e male»

di Stefano Pileri

19 Marzo 2022, 03:01

«È ora di finirla con gli opposti estremismi populisti. Gli italiani sono stanchi di politici che parlano per slogan, che non si leggono una carta e che non approfondiscono i problemi. A Roma come a Parma». Carlo Calenda arriva in città a lanciare la campagna di Azione per le comunali a sostegno di Dario Costi. E, prima di incontrare i sostenitori in piazza della Steccata, parla con la «Gazzetta» dei principali temi di attualità.

Partiamo dalla guerra in Ucraina. Come stanno reagendo l'Europa e l'Italia?

«Per una volta la reazione dell'Europa mi sembra molto coesa e molto netta. E l'Italia in conseguenza con Draghi presidente del Consiglio ha posizioni coincidenti con quelle europee. Quindi bene. Meno bene gli Stati Uniti».

Perché?

«Hanno fatto un paio di errori clamorosi, come la prima conferenza stampa di Biden che non è stata abbastanza chiara nel giudizio sull'invasione russa. Bisogna essere chiari. L'obiettivo di Putin è molto evidente: vuole conquistare un pezzo di Ucraina e nell'altra metterci un governo fantoccio».

E per fermarlo cosa bisogna fare?

«Putin è un uomo solo, isolato. Bisogna dare tutto l'aiuto agli ucraini, che si stanno comportando in modo straordinario, ma senza passi azzardati. Bisogna muoversi con i piedi di piombo e bisogna evitare in tutti i modi un'escalation pericolosissima».

Le sanzioni funzionano?

«Le sanzioni funzionano perché sono pesantissime dal punto visto finanziario. Di certo l'economia russa tornerà a essere un'economia totalmente nazionalizzata ed è un problema gigantesco».

Anche per l'Italia?

«I nostri problemi per le esportazioni di prodotti italiani o per il calo dei turisti russi in Italia ci saranno ma saranno tutto sommato danni limitati. Il nostro problema più grave è un altro».

Quello energetico?

«Certo. Noi non riusciamo a gestire il problema energetico perché l'Italia è un Paese che non ha mai voluto fare le scelte necessarie per garantirsi l'autonomia. Da ministro ho dovuto fare una battaglia per il Tap (il gasdotto che arriva in Puglia ndr) che per fortuna ora esiste. Sono finito sotto scorta e i 5 Stelle mi accusavano delle più terribili nefandezze, dicevano che deturpavamo l'ambiente. E per loro firmava anche D'Alema. Volevano fare come con l'Ilva di Taranto, dove è stato fatto saltare l'accordo con la connivenza del Pd. E ora Mittal è andata in Francia con 4 miliardi di investimenti. Servono rigassificatori, impianti moderni e indipendenza energetica».

Di fronte all'aumento dei prezzi il governo Draghi sta facendo abbastanza?

«Fino a oggi il governo ha reagito tardi e male. Bisognava intervenire subito per ridurre il costo delle bollette per le imprese e i cittadini non pagheremo solo il costo delle bollette, ma il costo sociale che deriva da questi aumenti esagerati. In Lombardia già trecento aziende si sono fermate per l'aumento dei costi...».

Cosa si può fare?

«È giusto intervenire recuperando l'extra guadagno che stanno incassando le aziende energetiche e con quei soldi bisogna ridurre l'impatto su imprese e cittadini. Ma poi c'è il problema dell'inflazione. In Italia i salari sono fermi dal 2010. Azione ha proposto di dare la possibilità alle aziende di erogare una mensilità extra senza tasse, recuperandone metà con il credito d'imposta. Dobbiamo lavorare sul contenimento dei prezzi e sul potere d'acquisto se no a ottobre ci troviamo in un autunno caldo, anche sindacale».

Parliamo di Azione. Volete ricreare un nuovo centro?

«No, il centrismo è morto perché l'Italia di tutto ha bisogno tranne che di un partitino che si metta a fare l'ago della bilancia. Serve un partito che occupi il centro, ma che sia riformista che lavori sulla competenza, che sappia parlare di problemi concreti e rappresenti un'alternativa al populismo, quello della Meloni e d da una parte e quello dei Cinque stelle dall'altra».

Ma con questo sistema elettorale si può stare fuori dai due poli?

«Sì, si può fare. Noi abbiamo fatto le prove generali a Roma e siamo diventati il primo partito della città con una classe dirigente di valore e parlando di infrastrutture e problemi concreti. Ed è quello che faremo a Parma. Anche qui ce n'è bisogno. Costi è il candidato più preparato. E noi non possiamo accettare il trasformismo di chi come il Pd è stato per anni all'opposizione e ora deve giustificare le scelte di Pizzarotti».

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