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I circoli

Indomita, è tempo di pensare al rilancio

Indomita, è tempo di pensare al rilancio

di Antonio Bertoncini

22 Marzo 2022, 03:01

«Costruire, sognare, crescere, ripartire»: questo il cartello che campeggia davanti alla palazzina giallo-Parma, in via Toscana, che ospita il Circolo Polisportivo Arci Indomita, nato nel 1952 come squadra di calcio amatoriale all’ombra dei capannoni di via Venezia, ma costituito ufficialmente come circolo solo vent’anni dopo.

Di polisportivo, in verità, non resta più nulla, ma l’Indomita è in piena attività, ed ha una gran voglia di rilanciare dopo i patimenti della pandemia. Hanno anche voglia di farlo sapere, così il servizio della «Gazzetta» si trasforma in un piccolo evento: all’ingresso, nel locale bar rimesso a nuovo, troviamo la tavola imbandita per un piacevole happy hour offerto dal gestore. Fra i presenti c’è anche un volto noto in città, Sajetta, al secolo Andrea Saccon, il corriere in bicicletta che, fra una pedalata e l’altra per consegna pacchi ecologica, viene a portare un saluto agli amici dell’Indomita.

«Non siamo un grande circolo - constata Francesco Carpi, architetto, presidente da due anni -, sono arrivato giusto in tempo per la pandemia, che non ci ha colpito direttamente, ma ha praticamente azzerato l’attività, con la conseguenza di ridurre notevolmente il numero dei soci. Ma già a fine 2021 siamo tornati a quota 200, la metà rispetto agli anni d’oro, ma molti di più dell’anno precedente. Del resto - fa notare Carpi - qui abbiamo poco spazio coperto. Siamo in affitto in una sede di proprietà del Comune, che abbiamo ristrutturato a nostre spese. Per di più l’anno scorso è bruciata al cucina per un corto circuito, ma non ci siamo arresi, anzi l’abbiamo rifatta nuova e abbiamo avviato una nuova stagione non appena le finestre della pandemia ce lo hanno consentito. Qui lo sport è rimasto un lontano ricordo, ci limitiamo a burraco e gare di briscola, ma puntiamo sulla socialità, soprattutto per il periodo estivo, quando possiamo usare appieno lo spazio esterno, in parte coperto, che per noi è prezioso e che vorremmo potere utilizzare ancora di più con coperture temporanee, esteticamente gradevoli e funzionali. E’ questo in nostro prossimo obiettivo».

L’altro grande vantaggio dell’Indomita è la collocazione: il circolo si trova al centro di un comparto, quello di via Toscana, con poche strutture di ristorazione e bar, in cui si muovono ogni giorno migliaia di studenti e operatori scolastici, ed è di fronte all’ingresso del parco ex Eridania, a poche decine di metri dall’Auditorium Paganini e dalla sede della Fondazione Toscanini. La spinta per il salto di qualità è arrivata dall’insediamento dei nuovi gestori, Antonio e Samantha, approdati qui nell’ottobre 2020, anche loro giusto in tempo per la seconda ondata del Covid. Ma già nel 2021, quando la pandemia lo ha consentito, si sono messi al lavoro: apertura tutti i giorni per i soci Arci, pranzo e cena a tema con il giusto mix fra specialità parmigiane (torta fritta e salume, tortelli di zucca e di erbetta), pesce di qualità (ostriche comprese) e grigliate per chi ama la carne. Ma, consapevoli che non si vive di solo pane, al Circolo si fa anche musica revival con soluzioni adatte allo spazio disponibile: «L’estate scorsa - ricorda Antonio con un pizzico di orgoglio - abbiamo proposto una serie di cene spettacolo a numero chiuso (massimo 150 persone) con personaggi noti del mondo dello spettacolo, che cenano con noi, cantano qualche brano e si raccontano: sono stati nostri ospiti i Dik Dik, Manuel Comelli, Luca Canali, il “Giardino dei Semplici” e i “Cugini di Campagna”, che sono quasi di casa e non mancano di fare un salto da noi ogni volta che passano da Parma. E per l’estate prossima contiamo di rilanciare». Sono attesi di nuovo i Cugini di Campagna e i Dik Dik, ma si parla anche di incontri con componenti dei Camaleonti e dei New Trolls.

«Ci sono tutte le premesse per restituire al circolo, nato in mezzo ai Capannoni di via Venezia, un futuro degno, fatto di innovazione senza dimenticare la tradizione - sottolinea il presidente -, dobbiamo migliorare i locali, incrementare lo spazio disponibile con soluzioni compatibili, e soprattutto aprire ai giovani, che vengono, consumano, ma non si sentono a casa loro, e alle donne, finalmente attirate dalle nuove iniziative in un circolo che fino a ieri - dispiace constatarlo - è stato praticamente frequentato solo da uomini. E anche la cultura - promette Francesco Carpi - troverà con il tempo il suo spazio. Intanto, approfittando della mostra allestita a Palazzo del Governatore, potremmo cominciare da una serata con video e dibattito sulla storia dei capannoni, perché è un trema che interessa tanti, ed è lì che è nata la nostra storia. Non la vogliamo dimenticare».

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