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Intervista

La violinista russa Mullova a Parma «con il cuore all'Ucraina»

La violinista russa Mullova a Parma «con il cuore all'Ucraina»

di Giulio Alessandro Bocchi

08 Aprile 2022, 03:01

Stasera alle 20.30 all'Auditorium Paganini si terrà il concerto de La Toscanini con musiche di Silvia Colasanti, Jean Sibelius, Johannes Brahms e Arnold Schömberg. Protagonista della serata, insieme al direttore Kristjan Järvi, sarà la violinista Viktorija Mullova.

La musicista di origine russa, fuggita dall'Unione Sovietica in una rocambolesca fuga nel 1983, è diventata un'artista di fama internazionale con un repertorio vasto ed estremamente vario.

Il concerto che affronterà stasera, di Sibelius, è lo stesso che le era valso il Primo Premio nel Concorso Internazionale di Violino Jean Sibelius ad Helsinki nel 1980, si potrebbe dire una vita fa, per più di una ragione.

Come è cambiato il suo modo di affrontare oggi il concerto di Sibelius, un concerto al quale immagino che sia profondamente legata?

«Questo, sinceramente, non lo so perché non mi ricordo come ho suonato allora e non riascolto quasi mai i concerti già fatti. Qualcosa sicuramente è cambiato, ma non saprei dire cosa. In ogni caso è un concerto che ho suonato tutta la mia vita e amo molto suonarlo. L'ho anche già affrontato diverse volte con Kristjan Järvi, col quale mi piace molto lavorare. Abbiamo tenuto concerti a Londra e a Bucarest e credo che sia molto bravo».

Nella sua carriera ha affrontato un repertorio incredibilmente vario: c'è uno stile o qualche autore che ama in modo particolare o che sente più vicino?

«Mi piacciono Bach e Vivaldi. Amo Schubert e fra poco uscirà un disco a lui dedicato. Mi piacciono molto anche Beethoven e Prokofiev. Ce ne sono tanti, ma questi sono quelli che sento più vicini».

Nella situazione attuale la cultura russa rischia di essere messa in discussione e a tanti artisti è stato chiesto di prendere le distanze dal proprio governo: non si dovrebbe tenere arte e politica su piani diversi?

«Non è sempre possibile. Sono andata via dalla Russia nel 1983 per avere una vita più libera, per vivere meglio. Là mi sentivo come in prigione: non si poteva parlare con la gente, neanche con gli amici perché non si poteva mai sapere se avrebbero riferito le cose a qualcun altro e si rischiava la prigione. Era molto importante non dire certe cose e capisco adesso i russi che magari sanno della guerra, ma non possono rischiare di finire in prigione per aver detto cose contro Putin. Ci sono artisti come Gergiev al quale hanno annullato tutti i contratti, i più vicini a Putin: credo che anche per loro la scelta sia difficile, ma questa follia è troppo grande per essere ignorata. Sono artisti che hanno guadagnato tantissimo grazie alla loro vicinanza a Putin: posso capire che adesso vengano messi un po' da parte. Non sono d'accordo, invece, sul fatto che cancellino dai programmi Čajkovskij (è successo ieri con i ballerini di Kiev al Teatro comunale di Lonigo, Vicenza, ndr). Cosa c'entra? La Russia ha regalato tantissimo al mondo in termini di scrittori, musicisti e tanti altri artisti geniali».

Pur lasciando l'Unione Sovietica per motivi politici non ha mai abbandonato la sua cultura...

«No, in nessun modo. Inoltre sono nata in Russia, ma sono ucraina per tre quarti. In questo momento soprattutto mi sento più ucraina che russa perché i miei parenti sono là, anche se i miei genitori sono già morti da un po'. Meno male che mia madre non c'è più perché se avesse dovuto vivere questa situazione sarebbe morta di crepacuore».

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