La nostra storia
Il «tesoro» dei Bertolucci torna nelle mani di una fondazione che porta il loro nome: quello, caro ai parmigiani, dei grandi sognatori, dei poeti capaci di contemplare una rosa bianca, dei registi che fecero la rivoluzione. Lettere, libri, sceneggiature, fotografie, migliaia di libri, di Attilio e dei suoi figli Bernardo e Giuseppe sono ora in possesso della Fondazione Bertolucci, con sede a Roma, che fa capo a Valentina Ricciardelli Bertolucci, cugina di Bernardo, voluta dalla moglie del regista Clare (scomparsa un anno fa) alla guida della fondazione nata nei mesi scorsi proprio per gestire il patrimonio del grande cineasta. E di suo padre e suo fratello.
Archivi che, come sottolinea l'assessore alla Cultura Michele Guerra, «troveranno casa a Parma, così come da volontà di Bernardo e Clare». Quest'ultima, tra l'altro, nella prefazione del volume «Bernardo Bertolucci-Il mistero del cinema», scriveva: «Abbiamo deciso di affidare alla città di Parma l’archivio storico di Bernardo, per aggiungersi a quelli di Attilio e Giuseppe, così da fissare nel tempo l’indissolubilità del legame tra questa terra e la famiglia Bertolucci».
«E così - ribadisce Guerra - sarà: la fondazione avrà sede a Roma, ma gli archivi staranno a Parma. Confermo la nostra volontà di collaborare con la fondazione: sono convinto che con Valentina Ricciardelli Bertolucci, che ho sentito oggi al telefono (ieri, ndr), lavoreremo benissimo insieme». Ancora incerta quale sarà la sede che verrà messa a disposizione per ospitare il ricchissimo materiale della famiglia Bertolucci che, peraltro, almeno per quanto riguarda quello di Bernardo sarà digitalizzato dalla Cineteca di Bologna, peraltro per anni presieduta da suo fratello Giuseppe. Si era ipotizzato negli scorsi mesi Palazzo Pigorini, ma nulla in questo senso è ancora certo o definitivo: città e fondazione valuteranno probabilmente anche altre possibilità, decidendo insieme dove collocare questo patrimonio che potrà così essere messo a disposizione di studiosi e ricercatori, ma fondamentalmente dell'intera comunità.
Da parte sua, presumibilmente, la Fondazione Bertolucci terrà viva la memoria di Attilio, Bernardo e Giuseppe, attraverso l'organizzazione di mostre, festival, incontri da promuovere in prima istanza nella capitale, ma pure itineranti, mentre Parma verrà coinvolta in prima persona nella valorizzazione degli archivi del poeta e dei suoi figli registi: un terzo polo «dell'ecosistema bertolucciano», infine, potrebbe trovare il suo posto naturale a Casarola, dove l'abitazione del poeta potrebbe essere trasformata in una «casa-museo».
E a proposito di case, quella romana dove Bernardo Bertolucci ha vissuto dal 1973 alla sua morte, a Trastevere, in via della Lungara 3, a breve non esisterà più. I proprietari di Palazzo Torlonia hanno ceduto infatti l’intero immobile alla John Cabot University che lo sta trasformando in appartamenti per gli studenti. Peccato. Ma resta salva la memoria: e con essa parole, poesie, immagini che i Bertolucci ci hanno lasciato. Un'eredità senza uguali.
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