×
×
☰ MENU

L'attore scomparso

Teatro e tanta vita: addio all'umanità di Raffaele Rinaldi

Teatro e tanta vita: addio all'umanità di Raffaele Rinaldi

di Michele Ceparano

19 Aprile 2022, 03:01

La sua voce sapeva far vivere le parole dei libri. Attore e musicista ma, soprattutto, uomo innamorato della vita. La scomparsa di Raffaele Rinaldi, napoletano di origine ma da decenni nella nostra città dove si era fatto conoscere e apprezzare ideando e prendendo parte a innumerevoli spettacoli e iniziative culturali, ha colpito i tantissimi che lo conoscevano e ne apprezzavano la simpatia, la bravura e il calore umano.

Sessantacinque anni compiuti il 3 aprile, Rinaldi era da tempo malato, ma non aveva mai smesso di lavorare, organizzare e, soprattutto, non aveva mai fatto mancare il suo impegno per dare una speranza a chi lottava contro la malattia.

«Non lo faceva tanto per sé - spiega la moglie Alma Saporito che con lui ha condiviso la vita e i numerosi interessi -, ma soprattutto per gli altri». Anni fa la Gazzetta lo aveva intervistato, assieme ad altri testimoni, sul condividere la propria malattia con gli altri.

Si era appena spenta Nadia Toffa, la giornalista e conduttrice nota al grande pubblico per il programma di Italia1 «Le Iene» che, nel suo libro «Fiorire d'inverno», aveva raccontato pubblicamente il suo calvario. In quell'intervista, anche Rinaldi aveva spronato a non chiudersi e ad «affrontare la malattia a viso aperto».

Nato a Napoli, e tifosissimo della squadra di calcio azzurra (e, ovviamente, di Maradona), nella città partenopea muove i primi passi nel mondo delle radio private ma diventa anche un bravo batterista e chitarrista. In quel periodo conosce anche musicisti di grandissimo valore come Tullio De Piscopo ed Edoardo Bennato. Ma l'altra sua grande passione è il teatro che lo porta, arrivato a Parma, a lavorare con la Compagnia del Calandrino fino a fondare «Vocinarte» che raggruppa attori, musicisti e poeti come la moglie Alma.

Tra gli spettacoli memorabili quello su John Lennon (Rinaldi aveva, infatti, una grande passione per i Beatles) e, a settembre, a Sasso Marconi, in provincia di Bologna, «Raccontarsi a turno» su Lucio Dalla e Roberto Roversi, il cui connubio artistico diede vita negli anni Settanta allo stupendo trittico composto da «Il giorno aveva cinque teste», «Anidride solforosa» e «Automobili».

«Abbiamo collaborato - ricorda il pianista Enrico Fava, con Rinaldi insieme nell'esperienza di “Vocinarte” - allo spettacolo su Lennon, insieme ad Alberto Padovani, e a “Cuncertino”, sulla canzone napoletana non solo tradizionale, da lui fortemente voluto, in cui Raffaele cantava e recitava. Anche lo spettacolo su Dalla e Roversi avremmo voluto replicarlo sempre nel Bolognese, ma il tempo non è bastato. Così come non potremo realizzare insieme tanti altri progetti che avevamo in cantiere».

Perché Rinaldi era davvero vulcanico, come affiora dalle parole di Roberto Ceresini, storico direttore della libreria Feltrinelli di via Farini.

«Ci eravamo conosciuti quando la nostra libreria era ancora in via della Repubblica - ricorda Ceresini - e, nel tempo, con lui avevamo dato vita a memorabili iniziative e presentazioni di libri».

Ceresini lo accompagnò anche a Milano, alla casa madre, dove «Raffaele sottopose a Carlo Feltrinelli un progetto su uno spettacolo su suo padre Giangiacomo. Era la fine del 2019. Poi, a causa del Covid e della sua malattia, questo sogno non si poté realizzare, ma anche questo dimostra quante idee Raffaele avesse».

Rinaldi era anche poeta, affiancò spesso la moglie e prestò la sua voce nella lettura delle opere, ricorda ancora Alma, «di altri poeti come Giancarlo Baroni, Michele Miccia e Alberto Manzoli». Così come la sua voce incantò il pubblico quando, a dicembre, a Palazzo del Governatore venne reso omaggio agli scritti di Giuseppe Marchetti, indimenticabile critico letterario della Gazzetta scomparso l'estate scorsa.

«La sua era una voce rara - commenta, invece, Camillo Bacchini, critico letterario della Gazzetta - in grado di dialogare anche con i versi più alti dei poeti. Parma ora è meno ricca dal punto di vista umano e culturale. Raffaele era, inoltre, poliedrico. Sapeva, infatti, organizzare uno spettacolo, recitare e cantare. Ci rimane l'eco della sua voce, oltre all'esempio del suo ottimismo, al suo entusiasmo e al suo incrollabile amore per la vita». L'assessore alla Cultura Michele Guerra, invece, mette l'accento sulla sua «sensibilità artistica e umana che ha lasciato un segno profondo. Ha affrontato la sua malattia con un coraggio, con una forza e una capacità di parlarne unica, che ha rispecchiato il suo modo di interpretare il mondo e la vita». Con grande affetto e riconoscenza «per aver letto pubblicamente i miei testi con le sue straordinarie doti di artista puro» lo ricorda anche Tito Pioli che lo ha inserito tra i personaggi del suo terzo romanzo. «Amava molto Parma - spiega - e forse l'aveva addirittura capita più di tanti di noi».

Rinaldi, che oggi alle 15,45 con partenza dalle Piccole Figlie per il tempio di Valera, riceverà l'ultimo saluto dai tanti che gli hanno voluto bene, prima della scomparsa, rivela la moglie, «ha potuto rivedere per l'ultima volta anche il nostro amato gatto Bixio, che io e lui avevamo trovato appunto nella strada dell'Oltretorrente. Mi hanno permesso di poterlo portare da Raffaele e per lui è stato di grande conforto».

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI