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La presidente dei Partigiani cristiani

Garavaglia: «No all'invasione. Giusto inviare armi agli Ucraini»

Garavaglia: «No all'invasione. Giusto inviare armi agli Ucraini»

25 Aprile 2022, 03:01

Resistenza allora, in Italia. E resistenza oggi, in Ucraina. Nessuno sembra metterne in discussione la legittimità: è il come, semmai, a far discutere. Resistenza fai da te o armata anche da mano altrui, come fu quella nostrana. Il primo 25 aprile dopo il 24 febbraio rievoca l'8 settembre, per quanto appare divisivo. Anche tra gli eredi dei combattenti per la libertà. Avrebbe potuto essere così pure nel 1957, dopo l'invasione sovietica dell'Ungheria, nell'ottobre del 1956. Se solo la resistenza degli ungheresi avesse avuto il tempo di chiamarsi tale (i T34 la schiacciarono nel giro di pochi giorni). E se l'avesse consentito la geografia minata di Yalta. Ora l'invio di armi a Kiev alle antiche fratture ne aggiunge altre: non solo tra associazioni partigiane di varia ispirazione, ma nella stessa Anpi. «Cenati, presidente Anpi Milano, si è detto favorevole. E così il presidente emerito, Carlo Smuraglia. Anche Albertina Soliani, vicepresidente nazionale, è d'accordo con noi. Sono sorpresa dalla posizione del presidente Gianfranco Pagliarulo». Il «noi» di Mariapia Garavaglia è l'Associazione nazionale partigiani cristiani da lei presieduta dal novembre 2019. Ex ministro dc, già vice presidente della Croce Rossa internazionale, da guida dell'Anpc, è alla sua prima festa della Liberazione appena più libera dal Covid. La prima tra la gente.

Presidente, dove trascorre il 25 aprile?

Sono consigliere comunale a Illasi. La valle è molto legata alla Resistenza. Il sindaco è alla cerimonia sulla collina sulla quale fecero fare la Via Crucis a un prete, per ammazzarlo in cima. Io parlo in piazza.

E se fosse stata a Milano?

Sarei andata con la mia squadra: l’Anpc sta nel corteo con le Acli. La mia rappresentante nel comitato organizzatore aveva chiesto di farmi parlare, come l'anno scorso. Le è stato risposto che erano già troppi gli oratori... Non ho fatto polemica. Abbiamo bisogno che vada tutto liscio, per non tradire la Liberazione. Quest'anno nessuno parla di “festa”, ma di Resistenza: quella ucraina richiama la nostra. La storia non si ripete, ma è lo stesso spirito. Una potenza non può decidere di conquistare un paese e schiavizzare il suo popolo.

Mai avuto dubbi sull'invio di armi a Kiev?

No. Se non facciamo niente, che cosa succede agli ucraini? Che si trovano in 24 ore sotto un regime mai voluto.

Che cosa pensa della polemica?

Pagliarulo ha sbagliato. Avrebbe prima potuto confrontarsi con i suoi: io, prima di dire qualcosa che possa coinvolgere l’associazione, chiedo almeno al mio ufficio di presidenza. Ha anche un po' diviso l’associazione.

Eppure, è da poco stato rieletto, e quasi all'unanimità.

Lo meritava. Non aveva mai fatto uscite di questo tipo. Ora sta diventando un bersaglio. Faccio le mie dichiarazioni da cattolica democratica: non contro l’Anpi, ma per l’Ucraina. Mi dispiace che ci siamo trovati su posizioni diverse in una circostanza in cui l'unità di tutti sarebbe stato un grande messaggio agli italiani: è l'unità che costruisce la pace.

Si era proposto di far sfilare bandiere della Nato.

Credo che la Festa della Liberazione, consenta di far sventolare ogni bandiera, purché non sia nazista e fascista.

Ci saranno invece quelle dell'Armata rossa. Ricordiamo il sacrificio dell'Unione Sovietica nella Seconda guerra mondiale, ma non dimentichiamo che mentre per noi il 25 aprile è una festa di liberazione, il 9 maggio, per molti paesi dell'Est europeo, è altra cosa.

Liberati dai fascisti, sono finiti nel sistema comunista.

Mancano le bandiere angloamericane.

Dobbiamo pensarci dal 26 aprile: far sì che diventi davvero la festa della Liberazione. La liberazione allora è stata conquistata dagli italiani, ma anche da americani, canadesi, inglesi, da tutti quelli sbarcati per cacciare gli invasori. Una bella storia diversa. Gli ucraini sono vittime o oppressori? Se sono vittime noi, anche cristianamente, aiutiamo aiutiamo oppressi e i deboli. Se per non essere violenti lasciamo invadere un paese e opprimere un popolo, cosa accade poi a un altro paese, a un altro popolo?

La guerra era cominciata otto anni prima.

Chi dice che non dobbiamo aiutare gli ucraini dimentica che altri si sono già impossessati della Crimea e che da otto anni stanno combattendo nel Donbas. Perché non li abbiamo aiutati allora? Saremmo entrati in guerra... Ora, non si può non rispondere all'invasione di un intero Paese.

Ma si poteva fare di più, per evitare tutto questo?

Da tre mesi gli Stati Uniti ci dicevano che sarebbe accaduto e noi non abbiamo fatto niente per attivare davvero la diplomazia. Questo è un mio grande cruccio.

E del passato più remoto, cosa pensa? Ci abbiamo fatto davvero i conti?

Molti partigiani sono stati ammazzati da altri partigiani. Alcuni si sono fatti anche giustizia da soli, per antichi rancori. C'è chi, dopo il 1945, ha guardato oltre. E chi ha continuato a vivere di ostilità. Speravo che la guerra ucraina ci riunisse, e invece è successo il contrario. Serve un dialogo serrato per unificare le storie dei resistenti.

C'è mai stata la serenità per farlo?

Purtroppo l’Anpi ha monopolizzato il discorso della Resistenza. Credo che i cattolici e gli altri, anche proprio per cultura, non hanno voluto combattere questo monopolio, perché la consideravano una battaglia politica invece che resistenziale. Del resto, l’Anpi era molto più schierata di qualsiasi altra nostra associazione a livello di partito. Le altre nostre associazioni sono formate da aderenti a diversi partiti.

Uno dei 25 aprile più difficili della vostra storia.

Neppure gli anni del terrorismo erano facili. Avevamo quelli né di qua né di là, chi parlava di “compagni che sbagliavano”.

Canta mai Bella ciao?

Non mi è mai capitato in maniera stentorea in una celebrazione, ma mi piace molto. Però non è un’invenzione dei partigiani italiani, tanto meno di quelli di sinistra. Viene da una bella poesia internazionale. Si è poi affermata in tutti i sistemi che hanno voluto indicarla come canzone della liberazione. La stanno cantando anche in Ucraina.

Roberto Longoni

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