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PARMA CHE CAMBIA

Umberto Bocchi, il «dottore» delle moto, ha appeso la tuta blu

Umberto Bocchi, il «dottore» delle moto, ha appeso la tuta blu

di Lorenzo Sartorio

08 Giugno 2022, 03:01

Le moto che da oltre settant’anni, in via XXII Luglio, hanno rappresentato un’attrattiva per tanti motociclisti parmigiani, hanno spento i motori. La «clinica» dove venivano curate, abbellite e restaurate ha chiuso i battenti. Infatti, nei giorni scorsi, Umberto Bocchi ha abbassato per sempre la saracinesca del suo negozio-officina un tempo dirimpettaio del sontuoso Palazzo Melli, poi abbattuto, per far posto ad un condominio che, negli anni, ospitò noti supermercati.

Un’attività che esordì nel 1951 grazie al padre di Umberto, Franco, grande appassionato di motori, amicissimo del campione parmigiano Umberto Masetti e con una fortissima passione per la lirica. Infatti non era raro che Franco, nelle giornate invernali quando c’era meno lavoro, all’interno di quel «sancta sanctorum», traboccante di attrezzi ed olezzante di benzina e nafta, intonasse qualche aria verdiana con al «mat Sicuri», noto per la sua estrosità, ma anche per la sua bella voce baritonale. Una via XXII Luglio, quella del 1951, ben diversa dall’attuale, con doppio senso di marcia (figuriamoci che traffico possa esserci stato!!!) e una sequela di negozi storici che facevano da corollario a quello di Bocchi.

Scendendo dallo Stradone, in vicolo San Cristoforo, era incuneato il magazzino del carbonaio Magnani. Proprio davanti a vicolo San Cristoforo, sorgeva l’edicola dell’estrosa e simpaticissima edicolante-soprano ed un negozio di meccanico di bici, Brasa, abbellito da un portichetto sotto il quale erano accatastate tante biciclette, l’immancabile «sój» di zinco colmo d’acqua per scoprire le forature nelle camere d’aria e tanti attrezzi sparsi dovunque. Il profumo di frutta e verdura di stagione era assicurato dai negozi dei «frutaról», uno di fronte all’altro, Nella e Vittorina (mamma e figlia) e di Arturo affiancato dal negozio «Pibo», provetti elettricisti. Mentre, chi voleva farsi un goccetto di quello buono, non poteva non entrare nella «Cantina della salute» di Paride dove si brindava alla vita semplice ma autentica di quei giorni. E come non ricordarsi della cartoleria del buon Luigi Gialdi già «Cartoleria Bottazzi».

Poco più avanti, il fornitissimo negozio di mercerie di due anziani coniugi di origini pontremolesi, il bar di Armando (all’angolo con borgo Regale) che ospitava alla mattina i «fogonisti» per la partita a boccette. E poi la pescheria di Enzo e Silvia Salati. Dopo l’incrocio, tra borgo Regale e borgo Felino, passato Palazzo Boselli, dov’era ubicata a piano terra la «Tipografia Nazionale» di Benvenuto Azzoni, la cui «anima» era il mitico Giorgio Chiesa, la Pasticceria Santa Cristina dei fratelli Brando, Lino e Moreno Gerbelli. Quasi a ridosso della chiesa di S. Quintino erano ubicati la panetteria delle austere sorelle Garibotto famose per i loro sfoglini al burro e i ciprini dolci. E poi le drogherie Vignali e Stagnati.

In questo «mondo piccolo» Franco Bocchi fondò il suo regno tra le moto impreziosendolo con i modelli della «Honda» e della «Yamaha» delle quali fu il primo concessionario a Parma. Alla morte di Franco, avvenuta nel 1981, gli succedette il figlio Umberto coadiuvato dal cugino Gianni e dallo storico dipendente Giuseppe Gandolfi. Un bel terzetto in tuta blu che si alternava dentro e fuori dal negozio per riparare quelle moto alle quali auscultavano gli irregolari battiti del motore. Ma Bocchi oltre, che le grandi moto, mise in vendita anche motorini con il doppio portapacchi che, negli anni sessanta, furono molto utilizzati dai garzoni dei fornai, farmacisti , salumieri ma anche da tanti ambulanti come gli «ovaroli» ed i «ranai».

Tanti amarcord, dunque, in altrettanti anni di lavoro in una delle strade più popolari e frequentate della città. Una strada simpatica e amata dai parmigiani, una sorta di cordone ombelicale tra il quartiere «Cittadella» ed il centro storico.

Umberto, ex parà della «Folgore», una grande passione per la montagna, da una vita insieme a Nadia che sposò nel 1981, due figlie Laura ed Ilaria che gli hanno dato gli adorati nipotini Lorenzo ed Arianna, ora si godrà il meritato risposo nella pace degli orti di Marano, dei quali la moglie è presidente, e dove potrà ascoltare i battiti del motore della natura, molto più dolci e rilassanti di quelli delle moto.

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