PERSONAGGI
Parma, dove è nato e cresciuto, da un certo punto in poi l’ha abbracciata da lontano, con saltuari ritorni da pendolare del mondo, nelle vesti di amministratore delegato di Montedison sceso dal Concorde decollato da New York, o di rientro da Milano, Roma, Zurigo o Barcellona, segretario vicario dell’Unione per il Mediterraneo. O da Baghdad, dove gli americani lo avevano voluto ai vertici del Project Management Office, per la ricostruzione dell’Iraq, con 30 miliardi di dollari da gestire.
Classe 1934, Lino Cardarelli l’età del servizio militare l’aveva superata da un bel po’: ma per quasi due anni andò al lavoro con indosso elmetto e giubbotto antiproiettile. L'ufficio, ricavato nel bunker nel palazzo di Saddam, lo raggiungeva sotto scorta e due marines con il mitra spianato restavano all'uscio fino alla sua uscita. Sfuggito a un bombardamento in un grande albergo, la sua «comoda suite del potere» fu una roulotte nella Green Zone con brandina da campo per letto e colpi di mortaio per sveglia.
Sapeva a che cosa potesse andare incontro, accettando l’incarico, e non fece una piega. Del resto, bambino, era già stato temprato dalla guerra in casa nostra. Manager innovativo ed eclettico, al servizio del privato e dello Stato, troppo impegnato con i fatti e allergico ai riflettori, Cardarelli ha dovuto vincere un duello con sé stesso, per raccontarsi finalmente in un libro. Non la classica autobiografia, ma un insieme di storie di vita, sguardi e dietro le quinte tra industria, finanza e diplomazia. Mondi che spesso si intersecano.
Lo spunto iniziale è venuto dalla necessità di tramandare ai nipoti, ai quali dedica «Dalla Montedison a Baghdad. Dal ginepraio della finanza alle eterne crisi del Medio Oriente» (ed. Guerini); ha poi pensato che forse anche Parma, il porto sicuro al quale lo lega un profondo amore e che di lui sa meno di quanto dovrebbe, potesse essere interessata al suo racconto. Gli amici di sempre lo hanno infine convinto che una tale biblioteca di memoria andasse condivisa con un pubblico ancora più ampio.
E così il diario di bordo del figlio del manovratore delle Ferrovie (peccato di censo originale imperdonabile per Gianni Agnelli che non l’avrebbe voluto ad di Montedison) sarà presentato in anteprima nazionale mercoledì alle 18,15 nel Centro culturale di Milano (in largo Corsia dei Servi 4), in un dialogo moderato da Sergio Scalpelli, presidente del Centro Brera, con Salvatore Carrubba, ex direttore ed editorialista del Sole24Ore, l’economista Giulio Sapelli e l’ex vicedirettore del Sole24Ore ed ex direttore di Radio 24 Gianfranco Fabi, curatore dell’opera.
Il volume è corredato dall’introduzione di Roberto Longoni, giornalista della Gazzetta di Parma, della quale pubblichiamo alcuni stralci per gentile concessione dell’editore Guerini Associati.
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