L'iniziativa del Liceo Romagnosi
Il greco antico ritorna al futuro. Facendo tendenza. E sembra avverarsi la previsione fatta anni addietro da un’insegnante di valore assoluto: «Adesso forse potrà sembrarvi strano, ma vi assicuro che tra qualche anno riprenderete in mano il vostro Rocci per tradurre ancora i testi degli autori greci, perché ne avrete compreso davvero l’importanza per la vita». Ne è conferma il successo di «Viva il greco» al liceo classico Gian Domenico Romagnosi, il corso base per curiosi del greco antico, dodici lezioni per altrettante settimane sui banchi dello storico istituto cittadino.
Apprendisti grecisti di ogni età, dagli adolescenti ai senior, si sono cimentati in un appassionante viaggio tra l’alfa e l’omega con la guida d’insegnanti della scuola. «Dobbiamo dire grazie a questa idea geniale del nostro preside Pier Paolo Eramo per avvicinare le persone al valore della lingua greca, divulgandola quasi fossimo la scuola dei peripatetici ad Atene - a parlare la giovane docente del corso Chantal Fantuzzi - Peraltro, io sono un’alfierista. Vittorio Alfieri, che imparò il greco in età avanzata, arrivando a tradurre Eschilo, disse: meglio tardi che mai! Non dimentichiamo, inoltre, il monito di Carlo Farini quando venne fondato il liceo classico, nel 1860: mi raccomando di aprire il greco a tutti. L’interesse dei partecipanti al corso ha reso possibile, con un approccio alle basi di grammatica, addentrarsi nei testi complessi degli autori».
Per «colmare un desiderio da sempre cullato», «mettersi in gioco alla scoperta di un mondo», gli allievi di «Viva il greco!» hanno appreso in primis quanto sia una lingua degna d’amore e conoscenza.
Rick il prossimo anno sarà ufficialmente uno studente del Romagnosi: «Desideravo capire come l’italiano, venendo dal greco, si sia trasformato nel corso del tempo: adesso mi è venuta voglia di saperne ancora di più».
«A sessant’anni era ora del greco. Io ho fatto il liceo scientifico - così Rossana - e la curiosità per il greco non si era mai sopita». «L’entusiasmo di mio figlio, che frequenta il classico, mi ha convinta a provare» spiega invece Nadia.
Mentre Marica, insegnante delle elementari, lo trasmette anche ai bambini ricoverati in ospedale, cui fa lezione, mostrando ad esempio come la terminologia medica abbia radici greche. Con etimologia e lessico alla ricerca dell’essere. «Omero, che stiamo traducendo, racconta che “Odisseo conobbe e vide le rocche delle città ma anche le menti degli uomini e anche lui soffrì molto”, insegnandoci un’humanitas che nella società nichilista asettica contemporanea si tende a dimenticare. Permettendoci di studiare l’uomo in quanto tale, il greco è un pozzo cui attingere».
Claudia Olimpia Rossi
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