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Auto d'epoca

Gabriele Dallatana: «Vi presento i miei gioielli»

Gabriele Dallatana: «Vi presento i miei gioielli»

12 Luglio 2022, 03:01

Predilige quelle «scoperte»: le intramontabili cabriolet che effondono un profumo di libertà assoluta. Il criterio estetico seguito nella scelta, è personalissimo. «Perché l’auto che vado ad acquistare deve prima di tutto conquistarmi, piacermi. Non faccio mica il commerciante, io» racconta Gabriele Dallatana, collecchiese, appassionato collezionista di vetture d’epoca. «Con un occhio di riguardo per quelle che sfoderano, ancora oggi, le targhe di prima immatricolazione» interviene, sottolineando un altro dettaglio che per lui fa la differenza.

L’amore per questi autentici gioielli parte da lontano. In principio, per Dallatana, non furono le auto, bensì le moto. «Bmw, in particolare» precisa. «Ne ho comprate per anni, in tutto il mondo, addirittura negli Stati Uniti: pezzi, in qualche caso unici, prodotti tra la fine degli anni Venti e gli anni Cinquanta. Pensi che alcuni me li hanno chiesti dalla stessa casa produttrice tedesca, per il loro museo storico».

L’«incontro» con le quattro ruote è avvenuto solo successivamente. E in circostanze casuali, come spesso accade per quegli amori poi destinati a durare in eterno. «Fra i clienti dell’istituto di credito di cui ero direttore, c’era infatti un conte che aveva diverse vetture. La sua collezione era sempre un piacevole argomento di discussione, fra noi. Quando venne a mancare improvvisamente, fu la moglie a contattarmi: io non la conoscevo nemmeno, ma il marito le aveva parlato di me. Mi propose di acquistarle in blocco: andai a vedere le auto e fu come una scintilla. Da allora, non ho più smesso di ricercare e documentarmi».

Ciascuna delle «chicche» oggi nella disponibilità di Dallatana, ha almeno una bella storia (se non molte di più...) da raccontare. Un concentrato di eleganza e aerodinamica è rappresentato dalla Lancia Artena del 1940 che sfoggia le inconfondibili linee tratteggiate da Pininfarina e che il collezionista collecchiese acquistò qualche anno fa a Roma, direttamente dal Museo della Polizia di Stato. «Originariamente assegnata al Ministero degli Interni, la vettura veniva utilizzata dagli alti rappresentanti di governo, in occasione di pubbliche parate: ci sono anche diverse foto che lo testimoniano» dice Dallatana. «Dai funzionari del Museo, mi è stato riferito che su questa Lancia ha viaggiato lo stesso Mussolini. Pare fosse tra le sue auto di rappresentanza, mentre è noto che per le sue uscite private il Duce privilegiasse le più sportive Alfa Romeo». Le peculiarità di questa fuoriserie sono parecchie. Innanzitutto la guida, collocata a destra. Poi il cofano con l’apertura a farfalla, tipica del periodo anteguerra, i portacarte che si susseguono lungo le porte e il retro del sedile anteriore, il tergicristallo che si aziona mediante una levetta posta alla base del parabrezza. La capote invece, per via delle sue dimensioni, anche quando aperta riesce a limitare la circolazione di aria all’interno dell’abitacolo. Contemplandone la bellezza, si entra nella storia. Figuriamoci avere il privilegio di poterla guidare, la Artena. «In pianura e sulle nostre colline, va che è una meraviglia» rivela Dallatana. «E non creda – aggiunge - che per rimetterla in movimento ci sia stato bisogno di chissà quali interventi: è bastato dare una sistemata ai freni, sostituire un semiasse posteriore e fare il classico tagliando al motore».

Acquistare una vettura in buone condizioni, costituisce una prerogativa fondamentale. «In generale, i pezzi di ricambio sono praticamente introvabili: quando servono bisogna farli realizzare a mano da esperti restauratori. Per questa ragione, è necessario essere in possesso di tutte le pubblicazioni che riguardano l’auto acquistata: dal libretto di istruzioni ai manuali di officina. Delle mie, io possiedo tutto».

Dello stesso periodo della Lancia Artena, è un’altra «perla» custodita da Dallatana: una Fiat 1500 con motore a 6 cilindri del 1937. «Si tratta di una serie speciale, con un telaio assolutamente innovativo per l’epoca e che veniva fatta solo su ordinazione del cliente: la mia è una dei due esemplari ancora esistenti al mondo ed è appartenuta alla famiglia Ciano». Anche qui, scopriamo caratteristiche che sembrano impensabili per l’epoca. «Come la manopola che permette di regolare la velocità, ottimizzando i consumi» spiega Dallatana.

Una Jaguar XK 140, una Lancia Ardea e una Topolino sono gli altri pezzi della sua collezione che descrive in maniera dettagliata. Le ama tutte, Dallatana. Ma nulla a che vedere con la tempesta di emozioni che scatena in lui la Mercedes-Benz 220 Cabriolet A del 1954. «Una versione che riprende quella di un altro modello risalente agli anni Trenta – evidenzia – pur con una differenza stilistica di rilievo, costituita dalla presenza dei fari incorporati nei parafanghi anteriori. Prima di arrivare a me, questa Mercedes aveva avuto un’unica proprietaria: una contessa tedesca residente a Milano, che l’aveva poi lasciata agli eredi. Al momento dell’acquisto, aveva percorso circa 30 mila km ed era stata conservata in maniera impeccabile: disponeva ancora di tutte le sue parti originali. Era il modello che avevo sempre sognato, insomma». A Dallatana, questa Mercedes ha regalato davvero tante soddisfazioni. «Come la partecipazione a due edizioni della Mille Miglia, accogliendo l’invito formulato dalla stessa casa automobilistica, o a diversi raduni e concorsi di eleganza. Con questa auto, insieme a mia moglie, siamo arrivati fino in Sicilia e abbiamo attraversato in lungo e in largo la Francia. Il segreto? Viaggiare senza andare veloci e godersi il paesaggio: questo sì che è uno stile di vita».

Vittorio Rotolo

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