L'«altro» mercato
L'ultima storiaccia risale giusto a qualche giorno fa. «Erano in due, palesemente ubriachi e hanno iniziato a provocare l'addetto alle casse. Una cliente in fila ha osato solo chiedere di poter pagare e andarsene ed è stata a sua volta presa di mira. L'hanno offesa, minacciata, le hanno detto che l'avrebbero aspettata fuori per fargliela pagare. Inutile dirlo: era terrorizzata. E la capirei se non tornasse più qui dentro».
Il direttore del supermercato Conad di piazza Ghiaia inanella storie come queste una dopo l'altra. E si vede che freme. «Perché per me i clienti sono sacri, sono la nostra ricchezza. Ma se devono trovarsi in situazioni del genere come possiamo fare a svolgere il nostro lavoro, ad offrire un servizio adeguato?»
Una domanda semplice. Ma la risposta non è facile da trovare. Almeno da quando, ed è parecchio tempo, la Ghiaia da mercato per eccellenza della città si è trasformata in qualcos'altro. «Diciamolo: un luogo inospitale, quasi ostile, dove i negozi faticano a tirare avanti e spesso chiudono. E dove per noi commercianti - aggiunge un altro esercente - è molto difficile lavorare».
Eppure, lo ripetono tutti, questo sarebbe lo spazio perfetto, la piazza dei sogni: centralissima, a due passi dalla Pilotta e dallo splendido ponte romano, forte di una storia lunghissima. Ma è evidente che anche le migliori eredità se trascurate svaporano.
«Da punto di riferimento dei clienti che venivano qui a fare spesa è diventato il luogo di ritrovo di gente di ogni tipo. La mattina, ancora, si sopporta. Ma come arriva il pomeriggio, in qualunque stagione, cambiano le facce».
E anche i comportamenti. Non serve l'occhio del detective per capirlo: la zona alle spalle del supermercato è diventata una via di mezzo tra una latrina e un dormitorio per disperati, le scale che scendono da viale Mariotti il salotto en plen air per sfaccendati con in mano birre e vinacci in cartone. E anche gli scalini verso la Pilotta sono un comodo punto di riferimento per chi ha poco da fare. E spende le ore tra musica a tutto volume, grida sguaiate e confronti a muso duro.
«Noi facciamo di tutto per garantire uno standard elevato al punto vendita - prosegue il direttore del Conad. - Ma è una guerra quotidiana: pizzichiamo ladri più volte al giorno, nei casi più gravi li denunciamo. Ma spesso sono agitati, all'improvviso aggrediscono gli addetti alla sicurezza, alzano le mani per provare a fuggire».
E oltre al danno economico arriva pure la beffa. «Alcuni ci hanno confessato che vengono apposta a rubare alcol e punte di Parmigiano: poi ci sono commercianti senza scrupoli che li comprano da loro per pochi spiccioli». Un mercato parallelo alimentato da disperati di ogni genere. «Non ci sono differenze: ci sono italiani e stranieri, giovani e facce più mature. Ma per tenere d'occhio quello che accade servono mille occhi - spiega uno degli addetti alla vigilanza. - E questo sia dentro ma soprattutto fuori». Sì, perché tra gli scaffali è vero che c'è chi prova a sgraffignare qualcosa e arriva magari anche a chiedere l'elemosina. Ma è poi all'esterno, nella piazza, che sembra valere il tana libera tutti.
«Abbiamo notato strani movimenti intorno ai bagni - spiega un altro commerciante - che sono evidentemente legati ad attività di spaccio. Ci sono poi gli habitué, quelli che gravitano qui intorno e dopo l'ennesima bottiglia bevuta a collo iniziano a diventare molesti. Le forze dell'ordine ormai li conoscono: e quando vengono fermati dopo la centesima zuffa si sentono gli agenti sbottare: “Ma come? Di nuovo tu?”».
La riprova, se ce ne fosse bisogno, di un una situazione ben nota. Per la quale i commercianti chiedono risposte. «I carabinieri sono spesso presenti con i loro mezzi in certe fasce orarie. Ma è verso sera che servirebbe la presenza di divise». Ancora più difficile poi gestire quelli che sopravvivono negli angoli più appartati. «Noi stiamo attrezzando una cucina alle spalle del supermercato: ma con certe frequentazioni siamo comunque preoccupati». Uno stato d'animo che non si fatica a capire. E che forse spiega perché diverse saracinesche sono ora abbassate.
«Noi facciamo la nostra parte ma non possiamo certo trasformarci in vigilantes- concludono i commercianti. - Speriamo che l'Amministrazione si occupi di questa situazione, decida di affrontarla anche ascoltandoci. La scelta di maggiori controlli e un po' di fermezza nel sanzionare i comportamenti più gravi potrebbe essere un segnale importante».
Vero, intanto sotto il sole d'agosto quello che fu il mercato di Parma sembra boccheggiare senza fiato. «E' doveroso, perché questo non è un luogo qualunque: questa è la Ghiaia». Come dire: e vorremmo continuare ad esserlo.
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