Trasporto pubblico e caro energia
Meno guadagni ma tante spese. Il presidente della Tep, Roberto Prada, vede nero. «Gli anni della pandemia sono stati di tutto riposo rispetto a quelli che ci aspettano, durante i quali dovremo faticare non poco per garantire il servizio e l'equilibrio finanziario». Per l'azienda di trasporto pubblico sarà un autunno caldissimo a causa dell'impennata dei costi del carburante. Tutti gli occhi sono puntati sul prezzo del metano, schizzato verso l'alto negli ultimi giorni, ma anche il costo dell'elettricità pesa, e non poco, sul bilancio, mentre il gasolio concede una tregua. Ma Prada non si fa illusioni: sui rincari, si naviga a vista. Per ora Tep prevede di spendere 4 milioni in più alla voce energia. «L'azienda sta in piedi, ha le spalle larghe, quindi nel 2022 reggeremo. Il problema sarà l'anno prossimo, per questo aspettiamo interventi concreti da parte del nuovo governo sul trasporto pubblico locale».
«Costi impazziti»
Il presidente è un uomo pragmatico e trasparente, va dritto al punto. «I costi sono totalmente impazziti». I numeri aiutano a capire. «In certi momenti il prezzo del metano è decuplicato. È da ottimisti sperare che gli aumenti si fermino a un + 500%». Visti i rincari, la flotta «verde» della Tep rischia di mandare in rosso i conti. «Siamo una delle aziende italiane con il più alto tasso di metanizzazione della flotta. Per quanto riguarda i veicoli a gasolio, non compriamo più niente». Se si passa all'elettrico, cioè ai filobus, la situazione non migliora. «Noi consumiamo 2,1 milioni di kilowattora all'anno per la trazione dei mezzi. Bene, il costo dell'elettricità, per ora, segna un +300%». Sul gasolio – Tep ne consuma 3,1 milioni di litri all'anno, «l'allarme sembra rientrato». A questo punto, Prada traccia una riga. «Nel 2019 il costo dell'energia era di 4,7 milioni di euro, mentre la proiezione attuale prevede un peggioramento di 4 milioni in più».
L'esodo dei passeggeri
Se da una parte i costi lievitano ad una velocità imprevedibile, dall'altra i ricavi restano sotto le aspettative. La grande fuga dei passeggeri iniziata con il primo lockdown e confermata ad ogni nuova ondata della pandemia, ha effetti pesanti sul bilancio. «Rispetto al 2019, abbiamo 3 milioni di euro in meno per quanto riguarda biglietti e abbonamenti». Come se non bastasse, è aumentato il costo del lavoro. «La chiusura del nuovo contratto collettivo porterà rincari per 1,6 milioni di euro. Il Governo aveva promesso di coprire gli aumenti con fondi statali, ma una settimana dopo la firma del rinnovo del contratto, il governo Draghi è caduto».
La corsa alle forniture
La gara per le forniture di gas è andata deserta. «I fornitori a gara non ci vanno più. La confusione sui mercati è tale che non si assumono più il rischio di pagare penali in caso di problemi con le forniture». E così si va a trattativa privata. «Il fornitore compra la quantità che chiede il cliente, il quale poi ha mezz'ora per accettare le condizioni di Borsa». Per ora Tep ha messo le mani sul suo gas, ma è un gas virtuale. «In Borsa abbiamo bloccato 2,3 milioni di metri cubi di gas, il contratto lo abbiamo chiuso. Noi siamo coperti». Fino a prova contraria.
Mai più come prima
«Le aspettative sono nere, perché le aziende di trasporto potranno anche sopravvivere a questa impennata dei prezzi, ma i costi dell'energia non torneranno mai più quelli di prima. Saranno sicuramente più alti». I rialzi, assicura Prada, vengono da lontano. «India e Cina stanno aumentando enormemente i loro consumi. Per due anni, causa Covid, il mondo ha rallentato, ma già dalla seconda metà del 2021 i prezzi dell'energia hanno iniziato a salire». Quello del gas, purtroppo, sembra fuori controllo.
Pierluigi Dallapina
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