SCUOLA
Ripensare la didattica a distanza come uno strumento virtuoso, in caso la scuola fosse chiamata a fare la sua parte per contenere i costi dell’emergenza energetica. Sull’ipotesi di Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dirigenti pubblici, di proporre la Dad il sabato, magari nei mesi più freddi, i dirigenti scolastici hanno valutazioni diverse.
«La didattica integrata non è da buttare via e bisogna usarla quando serve, ma sul contributo della scuola al risparmio energetico, ritengo anche che dovrebbe essere l’ultima a sacrificarsi - dice Pier Paolo Eramo, preside del liceo classico Romagnosi -. I ragazzi hanno già patito a sufficienza, quindi prima di chiedere loro di restare a casa, vorrei vedere uno sforzo collettivo: non vorremmo essere gli utili idioti, perché di fronte a una situazione di speculazione internazionale, non vorrei che qualcuno dovesse pagare il prezzo che altri guadagnano». Anna Rita Sicuri, dirigente scolastico dell’Isiss Galilei Bocchialini, ha definito la didattica digitale integrata «uno strumento molto utile ai ragazzi» e ha già fatto sapere di prenderla in considerazione in alcuni casi specifici (come la lunga malattia di uno studente), ma non trova corretto il suo utilizzo come «metodologia di insegnamento» se la struttura dovesse essere chiusa al sabato per il risparmio energetico: «La nostra è una scuola tecnica, con attività laboratoriali: qui sono importanti non solo le competenze disciplinari e teoriche, ma anche quelle pratiche, che si acquisiscono in modalità differente da quella frontale. Se ci venisse detto di strutturare un orario al pomeriggio, togliendo il sabato e facendo una scuola diversa, dovrebbero aumentare i trasporti al pomeriggio, che ora mancano».
«È una proposta difficile da attuare - osserva il preside dell’istituto d’arte Toschi, Roberto Pettenati -. Sono preoccupato dell’aumento del gas, e gli interventi potrebbero essere tanti, ma non vedo fattibile quella della Dad. Sarei cauto, anche perché questa potrebbe essere una soluzione poco significativa».
Per Gloria Cattani, preside del liceo Marconi, la scuola, «sempre pronta a fare la sua parte», lo sarebbe anche in questo caso: «Se davvero chiudere un giorno contribuisse a diminuire la spesa insostenibile del riscaldamento, nella secondaria di secondo grado e, in particolare, in un liceo, non sarebbe qualcosa di improponibile e nemmeno si creerebbero particolari disagi agli studenti. I nostri allievi ci seguirebbero in presenza e a distanza e non ci sarebbero problemi di dispersione o di rischio di perdere la motivazione e la concentrazione». Per Giovanni Fasan, dirigente dell’Itc Melloni, il problema più concreto riguarda gli istituti tecnici e professionali: «La complessità sarebbe quella di spalmare tutte le ore di laboratorio nei restanti cinque giorni, per predisporre al sabato le materie che non richiedono queste attrezzature e, forse, Giannelli non ha calcolato questo aspetto. Da un punto di vista formativo, però, sono d’accordo con l’idea che anche la scuola possa contribuire alla sostenibilità ambientale, perché sarebbe un messaggio di educazione civica».
Giovanna Pavesi
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